David Crosby, ‘For Free’ (Three Blind Mice, Inc.) - ★★★★★ - Dalla botta di vita al trapasso, un superbo volo a planare (con amici)
“Sto affrontando la linea della burrasca di una tempesta millenaria, non so se sto morendo o sto per nascere”. La canzone è ‘I Won’t Stay For Long’, arriva a 37 minuti dall’inizio di ‘For Free’ e cioè alla fine. Bilancio, presa di coscienza, epitaffio, una di quelle canzoni che a un certo punto della vita tutti scrivono o si fanno scrivere, come in questo caso. È che se a parlare di morte è David Crosby con tutti i suoi acciacchi, dipendenze, trapianti, tendiniti, diabeti (per rispetto dei plurali), il pensiero va da quelle parti.
“Non è una questione di quanto tempo abbiamo, perché davvero non possiamo saperlo”, diceva un mese fa ‘Croz’ a Howard Stern, che dalle star vuole il sangue, metaforicamente parlando; “Potrei avere davanti due settimane come dieci anni, ma l'importante è ciò che fai con il tempo che hai a disposizione. Io sto cercando di spenderlo al meglio”. Stern chiede: “Come stai di salute? So che hai qualche problemino…”; “Sto perfettamente – replica Crosby – niente di rotto. Sto aspettando”.
Settantanove anni, aspirante attore che scelse il Greenwich Village, più intrigante della scuola di arte drammatica, passato dai Byrds per fondare uno degli acronimi più importanti della musica moderna, CSN&Y (Crosby, Stills, Nash & Young), oggi David Crosby è solista perché dal 1971 è sempre stato anche quello, ma anche perché i rapporti tra i primi tre sono compromessi – “Nash crede che io sia responsabile di tutto, compresa la guerra di Corea, ma lo accetto” – e col quarto pure – “Sì, è vero, ho fatto dissing su sua moglie (l'attrice Daryl Hannah, ex moglie di Jackson Browne) e mi dispiace, ma ho chiesto scusa”. Conscio delle proprie colpe – “Ma ci siamo fatti del male a vicenda” – certo che non avremo mai più nessun déjà vu (nemmeno discograficamente), Crosby placa la sete dei nostalgici delle armonie vocali con grandi cose dal 2014 a ieri, data di uscita di ‘For Free’, ottavo capitolo in prima persona.
‘For Free’ che, in verità, finisce dove finisce ma parte da una botta di vita intitolata ‘River Rise’ uscita in maggio, scritta insieme al polistrumentista Jay Raymond, produttore, co-produttore e musicista da ‘Croz’ (2014) in poi, inclusa la parentesi CPR, Crosby Pevar & Raymond, due album live e due in studio tra il 1996 e il 2004, tra i quali lo splendido ‘Just Like Gravity’ (2001). Raymond che è il figlio biologico di Crosby, dato in adozione all’inizio degli anni Sessanta e ritrovato nei Novanta. La terza firma su ‘River Rise’ è quella del primo dei quattro amici che stanno dentro il disco, l’ex Doobie Brothers Michael McDonald, una delle voci bianche più nere di sempre (ma anche una delle voci nere più bianche). “Volevamo scrivere qualcosa di molto evocativo della California, ma con una prospettiva country, che parlasse del riscatto dell’uomo comune”, annunciava Raymond in fase di presentazione dell’opera. E ‘River Rise’ è pura, benedetta leggerezza.
In ‘Rodriguez For A Night’ il suono è marcatamente Steely Dan perché la firma Donald Fagen, realizzando un sogno di Crosby, che in ‘For Free’ può vantare la presenza del fondatore della sua band preferita. L’arrangiamento è una dichiarazione d’amore che cattura i migliori Novanta della band che fu anche di Walter Becker, morto nel 2017. I rimanenti due featuring sono Joan Baez, autrice del dipinto in copertina, e Joni Mitchell: come già fatto con la di lei ‘Woodstock’ nel precedente ‘Here If You Listen’ (2018), Croz prende in prestito dall’amica – lo dice il titolo – ‘For Free’, da ‘Ladies Of The Canyon’ (1970), album di ‘Woodstock’, ‘Big Yellow Taxi’ e ‘The Circle Game’, in un ulteriore gesto d’amore in forma di duetto affidato per metà alla voce della texana e cinque volte Grammy Sarah Jarosz. Il tutto – fedelmente, come da originale – retto dal solo pianoforte di Raymond. Il risultato è un restauro digitale di un preciso momento storico di colta scrittura, irripetibile nella sua complessa immediatezza. Poco prima e poco dopo nel disco si ascoltano impasti vocali marchio di fabbrica in ‘The Other Sight Of Midnight’, il racconto autobiografico ‘I Think’ (“È così confuso che continuo a perdere la mia strada”), e la splendida e terrestre ‘Secret Dancer’.
E poi il congedo. “L’ho ascoltata cento volte e ancora mi prende. È dolorosamente bella”, dice Crosby di ‘I Won’t Stay For Long’, scritta dal solo Raymond ispirato da ‘Orfeo Negro’ di Marcel Camus, Oscar e Palma d’Oro per la trasposizione in tempi più recenti del mito di Orfeo che vuole riportare in vita Euridice. “Sto affrontando la linea della burrasca di una tempesta millenaria, non so se sto morendo o sto per nascere”, da riscrivere per manifesta potenza, portata dal mare così presente nella discografia dell’artista (anche in ‘Ships In The Night’, poco prima).
“Sto morendo o sto per nascere”, domanda autoriferibile a un certo punto della vita, valida per tutti, credenti, supponenti, rassegnati, ottimisti. “Ma vorrei essere con te oggi”, canta Crosby, aggiunta che lenisce e, in qualche modo, ancor di più, ferisce.