Aspettando l’incontro di giovedì 2 marzo a Lugano, quando presenterà il suo nuovo libro, a colloquio con il pediatra dello sviluppo
Non c’è niente da fare, avere a che fare con un bambino è un po’ come vivere a contatto ravvicinato con un extraterrestre. Difficile comunicare quando le logiche di causa/effetto spesso non funzionano, gli appelli alla ragionevolezza nemmeno e c’è un mostro nascosto nell’armadio pronto ad attaccare una volta spenta la luce. C’è chi però riesce molto bene a interagire con questi piccoli esseri rumorosi, così simili a noi eppure lontani anni luce dalle nostre abitudini. Uno di questi è il dottor Andreas Wechsler, pediatra dello sviluppo di origine bavarese che da anni lavora a stretto contatto con infanti e adolescenti nel suo studio di Pregassona. «I miei genitori erano di Monaco. Mio padre era un economista che si trasferì con la famiglia a Locarno quando io avevo appena due anni. In casa abbiamo sempre parlato nella nostra lingua di origine, solo che il mio bavarese è rimasto fermo al 1965, non ho potuto assistere alla sua evoluzione. Io e i miei fratelli abbiamo avuto un’educazione tedesca, i nostri genitori non andavano tanto per il sottile. Dicevano sempre che ciò che non causa morte immediata rafforza. D’altra parte però c’era sempre un grande affetto, un’incontinenza emotiva tipicamente bavarese che in parte ho conservato e che tutt’oggi mi contraddistingue».
Dopo una prima passione per la matematica e la biologia, finito il liceo Wechsler decide di iscriversi a medicina per potersi concentrare su un animale in particolare: l’essere umano nel suo sviluppo. È così che in seguito alla specializzazione a Boston e a Providence negli Stati Uniti inizia la sua carriera in Ticino come pediatra di famiglia. Ma il suo lavoro non si limita certo a curare otiti e polmoniti, perché prima di tutto è indispensabile studiare il bambino nella sua crescita, seguendo in particolare quattro canali di riferimento – verbale, sociale, cognitivo e motorio – per cercare di capire come il paziente stia affrontando le traiettorie dello sviluppo.
Ogni individuo è frutto di una mescolanza di fattori sia genetici sia ambientali, per questo è fondamentale padroneggiare più strumenti per poter elaborare un quadro completo. La psicologia e lo studio del comportamento possono essere molto utili per favorire al meglio l’evolversi del bambino. Perché se è vero che esistono delle costanti nella crescita è altrettanto vero che ognuno percorre i diversi scalini secondo peculiarità proprie: «Solitamente seguo i bambini dalla nascita fino all’adolescenza, non mi piace arrivare nel mezzo di un percorso già avviato, ho bisogno di esserci fin dall’inizio. Ed è meraviglioso poter assistere ai cambiamenti sia dei più piccoli sia dei genitori. Un giorno con un ragazzo di seconda liceo ho parlato di come studiare. Gli ho consigliato di farlo in cucina con la radio accesa perché ho capito che, in base al suo profilo evolutivo, con lui il silenzio non avrebbe funzionato. Non è immaginabile guardare una creatura senza considerare l’ambiente che la circonda. Quando mi trovo di fronte a un possibile disturbo del comportamento cerco per prima cosa di comprendere quali siano i bisogni e il modo di ragionare del bambino che ho davanti in base alla sua età e alla fase in cui si trova. Tante particolarità comportamentali si fondano a volte su semplici malintesi, perché a livello di comunicazione non si è sul pianeta giusto. La paura del buio non la risolvo con la razionalità, ma con un talismano».
Anche se il lavoro lo impegna 7 giorni su 7, Wechsler riesce a coltivare diversi interessi e la scrittura è uno di questi. Dopo l’esordio con il primo libro ‘Genitori per divertimento. Figli per passione’, dà alle stampe il secondo, ‘Infanzie calzanti per piccoli e grandi’, appena uscito con Casagrande Editore: un utile vademecum che aiuta padri e madri a districarsi nelle diverse fasi della crescita dei propri figli: «Ho visto troppi genitori alla visita del primo mese letteralmente accartocciati. Avevano smesso di divertirsi. Insomma, ti diverti per averli e poi non ti diverti quando li hai. Allora ho deciso di intervenire».
E poi c’è la passione innata per la vela che ha portato Andreas, dopo miglia e miglia nel Mediterraneo come passeggero, a prendere la patente nautica nel 2014 mentre i suoi due figli lo schernivano vedendolo curvo e concentrato sui libri come uno studente delle superiori: «Si sono divertiti a sfottermi mentre facevo i compiti, ma poi vengono in barca con me anche adesso che hanno 28 e 25 anni. Una è musicista e l’altro chimico. Io e mia moglie ridiamo sempre molto quando pensiamo di aver "cucinato" due figli perfettamente simmetrici: Giulia ha sviluppato l’emisfero destro, Philipp quello sinistro. Insieme fanno un cervello intero!».
Non sempre è scontato essere genitori, fortunatamente però esistono piccoli e semplici trucchi che, una volta applicati, possono facilitare la vita e specialisti esperti capaci di trovare il linguaggio giusto per comunicare con questi alieni atterrati in casa da chissà dove. D’altronde, se il piccolo Paolo è convinto di essere Spider-Man chi siamo noi per contraddirlo? Tanto vale provare a seguirlo nelle sue acrobazie e vedere un po’ dove ci porta. Potrebbe essere divertente, in fondo.
Più che un manuale, una liana
Caro pediatra, come mai a tratti mio figlio sembra completamente impazzito? A questa e a molte altre domande che qualsiasi genitore prima o poi si pone cerca di rispondere con leggerezza e ironia l’ultimo libro di Andreas Wechsler. Ma ‘Infanzie calzanti per piccoli e grandi’ non è e non vuole essere un manuale di istruzioni, sia chiaro. Ogni infante è diverso e, purtroppo o per fortuna, non esistono regole monolitiche valide per chiunque. Ci sono però piccoli accorgimenti che si possono adottare una volta svelate alcune costanti o meccanismi psicofisici che regolano lo sviluppo del bambino dalla sua nascita fino all’adolescenza.
L’autore non offre soluzioni ma, piuttosto, suggestioni, spunti di riflessione o, come le definisce lui stesso, perle di saggezza. Queste sì, incontestabili. In una sorta di itinerario a tappe agile e divulgativo ci immergiamo così nel mondo di un’infanzia suddivisa secondo tre fasce d’età: 3/6 anni, 7/11 anni, 12/16 anni. Affrontando di volta in volta sei diversi macro-temi – dallo sviluppo del linguaggio alla separazione dei genitori – il pediatra alterna la sua voce con quella, in prima persona, di padri, madri e bambini alle prese con le diverse fasi dello sviluppo. E scoprire che ci sono anche altri là fuori che stanno attraversando la stessa giungla piena di insidie è un po’ come ricevere una grande pacca sulla spalla o, meglio ancora, una buona liana a cui aggrapparsi.