Nel 2022 due terzi degli operatori del settore dovranno affidarsi agli aiuti: un sondaggio rivela gli effetti persistenti della crisi Covid sulla cultura
Parla il sondaggio condotto a ottobre dall’ufficio di ricerca Ecoplan per conto di Taskforce Culture, fotografando lo stato in cui versa la cultura in Svizzera al termine del secondo anno di pandemia e sondando le prospettive future. E la fotografia dice di un settore in cui la normalità è ancora lontana se, nel 2022, due terzi degli operatori del settore culturale
dovranno ancora fare affidamento sui sostegni. “Interromperli alla fine di quest’anno – scrive Taskforce Cultura – causerebbe un danno enorme a chi è già stato gravemente colpito dalla crisi Covid, riducendo sconsideratamente l’efficacia degli aiuti prestati nei mesi scorsi». Pur facendo “il minimo necessario”, le misure adottate “si stanno comunque dimostrando efficaci e la loro implementazione sta ormai funzionando quasi alla perfezione”. Da cui l’invito al Parlamento a prolungare i dispositivi di sostegno fino alla fine del 2022.
Per gli interpellati, nel 2020 gli aiuti hanno rappresentato circa un terzo dei loro guadagni. Nel 2021, gli stessi equivalgono a più di un quarto. Lo scorso anno, il fatturato di due terzi dei partecipanti è stato inferiore dell’80% del salario dell’anno precedente, tenendo conto degli aiuti. La percentuale di lavoratori culturali con un salario annuale di meno di 40mila franchi è passata dal 46% (2019) al 61% (2020) e 57% (2021). Situazione parimenti tesa per le imprese culturali: circa i tre quarti indicano che la cifra d’affari dello scorso anno è inferiore dell’80%; per circa la metà, addirittura sotto il 40% di quella realizzata abitualmente prima della pandemia. Calo ancor più drastico in ambiti di vendita e prevendita biglietti, calata nel 2020 del 20% per la metà delle imprese interpellate. Poco cambia, pur in leggero aumento, per l’anno in corso. Il cielo è tutt’altro che limpido anche per le associazioni culturali: Nel 2020, il 61% degli intervistati dichiarava rimeno del 20% di entrate regolari; nell’anno in corso, per una buona metà tale flessione è confermata.
Non ingannino, quindi, i segnali di leggera ripresa: stando ai dati, solo il 21% dei professionisti della cultura intervistati afferma di avere di nuovo un volume d’incarichi paragonabile a quello pre-pandemia. Per il 23% degli intervistati, prenotazioni e incarichi per il 2022 risultano ridotti della metà rispetto agli anni precedenti, e per il 42% degli intervistati il volume si è ridotto ad appena il 25%. Tirando le somme, il 45% si aspetta di realizzare al massimo l’80% di guadagno rispetto all’epoca pre-Covid 19.
In base all’attuale legge Covid, i sostegni se ne andranno alla fine del 2021. Il Consiglio federale ha proposto la loro proroga al Parlamento e Taskforce sottolinea come i risultati del sondaggio confermino l’assoluta necessità del prolungamento: stante l’impossibilità di una normalizzazione nel 2022, il 65% degli interpellati indica che continuerà a dipendere dalle misure di sostegno nel 2022, e così succederà per due terzi delle imprese culturali e il 58% delle associazioni culturali. “Per più della metà di essi, senza aiuti – chiude Taskforce Cultura – la situazione peggiorerebbe in modo significativo, grave o addirittura letale”.