Nel film di Davide Lomma, fuori concorso, una delle più gravi sciagure del Mediterraneo narrata da un gruppo di amici che in quelle acque salvarono vite
Si chiamava ‘Nuova speranza’, poi era diventata Gamar, ma non era un nome arabo come credevano quelli del posto, bensì l’unione di Gabriel e Martina, i nipoti di Vito, che nel 2001 aveva mollato il lavoro ed era andato a vivere a Lampedusa, e aveva rimesso a nuovo un rudere del mare con la cura di un restauratore di quadri. Una notte di ottobre del 2013, Vito e gli altri sette della Gamar – Grazia, una catanese adottata dall’isola, Carmine e Rosaria, che per quella stessa isola avevano lasciato Napoli, Marcello che “Lampedusa è il paradiso”, insieme a Sharani, Linda e Alessandro che le barche le guidava meglio del proprietario, ma al proprietario stava bene così – erano salpati in direzione della caletta naturale di Tabaccara; all’alba del 3 ottobre erano stati svegliati da un vociare che pareva il garrito dei gabbiani e invece era il grido di chi era stato sbalzato da un peschereccio già colato a picco da un pezzo, “teste nere, sparse dappertutto”, braccia scure che emergevano dall’acqua e che gli amici della Gamar, e altre donne e uomini su imbarcazioni civili e pescherecci, avrebbero afferrato, per quel che poterono.
Di quel 3 ottobre 2013, la fredda contabilità dice di 368 morti accertati e 20 dispersi (presunti); 155 tratti in salvo, 41 dei quali minori. Partito dal porto libico di Misurata, un peschereccio con a bordo migranti etiopi ed eritrei aveva visto i suoi motori arrestarsi dalle parti dell’Isola dei Conigli; l’incendio prodotto da uno straccio cui il capitano della barca aveva dato fuoco per attirare l’attenzione delle navi in transito, aveva fatto esplodere il motore in avaria; i migranti investiti dalle fiamme si erano spostati su un lato dell’imbarcazione, causandone il capovolgimento. La Guardia costiera italiana, con tutti i suoi ritardi, uscì in maniera poco limpida da una delle più pesanti tragedie marittime del Mar Mediterraneo.
‘L’ultima isola’, fuori concorso al Castellinaria n. 37, avrà la sua prima internazionale questo pomeriggio alle 18 al Mercato Coperto di Giubiasco. Il documentario di Davide Lomma è il racconto di otto amici che salvarono 46 uomini e una donna violando la Bossi-Fini. ‘L’ultima isola’, senza retorica né ostentazione alcuna, è il racconto di chi pensa che “non si può lasciare la gente a morire affogata, è la legge del mare, una legge non scritta”, dice nel documentario Costantino, amico degli otto.
Prima di farci entrare nel film, Lomma ci tiene a citare quelli dello Swiss Evolution Institute, che hanno supportato il progetto quali produttori associati, «un pezzo di Ticino che ha sostenuto questo progetto».
Davide Lomma, come è arrivato a raccontare questa storia?
È andata così. Nel 2017 mi trovo per caso a Lampedusa e sempre per caso conosco delle persone che mi invitano a cena, grazie a una connessione data dalla mia città, Pesaro. Queste persone brindano “al quarto anno” senza che nessuno di loro mi spieghi mai la ricorrenza; a fine serata, dopo un paio di bicchieri di vino, mi ripropongo e finalmente mi si parla del 3 ottobre e io capisco di aver cenato con gli otto amici della Gamar, e alcuni dei ragazzi da loro salvati. Erano trascorsi quattro anni dalla tragedia, da quella data che è diventata una sorta di rinascita per tutti, di spartiacque della vita. Il caso vuole che anche il mio compleanno sia il 3 ottobre (del 1989). In quel brindisi esteso anche a me, uno di loro mi dice: “Pensa, potrai dire di essere stato in un posto nel quale si festeggiava il compleanno di tutti”. Da questa serata è nata quindi l’urgenza di raccontare quella storia piombatami addosso, che ha a che fare anche con la mia vita. Ho iniziato le riprese nel 2017, ho sviluppato un rapporto con i testimoni, fino ad arrivare a questo film.
C’è tanta discrezione nel narrare la vicenda. Nessuna immagine d’archivio, il dolore arriva per altre vie…
La mia prima intenzione è stata quella di rispettare questi otto amici, non avrei mai voluto fare una cosa sensazionalista per vederli storcere il naso, o buttarmi nella pornografia del dolore cui purtroppo la televisione vuole abituarci. L’idea era quella di rendere tutto il più vicino possibile a una storia raccontata attorno al fuoco, aprendo all’amicizia speciale che lega queste persone e portando lo spettatore a sedersi con loro per ascoltarli, per ascoltarsi.
Perdoni le molte virgolette, ma nell’Italia del 2024, impegnata a ‘difendere’ i propri confini, ‘L’ultima isola’ potrebbe essere un film ‘divisivo’ per un giovane regista. La risposta è “chi se ne frega”?
Da una parte sì, dall’altra ci ho tenuto a scavalcare tutta la parte più ideologica, per raccontare una storia vera. Come fai, di fronte alle parole di Vito e a quelle dei suoi amici, a dar loro contro? Mi pare una storia che parla all’umanità, e le varie posizioni sull’immigrazione, di fronte a una vicenda come questa, credo non possano non sentirsi toccate, tutte, indistintamente.
Grazia, al termine della cronaca di quella notte, dice: ‘Ancora dopo tanti anni lo raccontiamo con…’, senza trovare la parola. Quale poteva essere?
Quando Grazia dice quella frase fa un sospiro, al quale abbiamo fatto seguire il rumore del mare. Provo a parlare per tutti: sono stato da loro solo il mese scorso e ancora si sentono abbandonati, ancora sentono che le cose non cambiano mai. In quella frase interrotta vedo l’impotenza di chi ogni giorno è in quel posto e vede riproporsi il passato, quel 3 di ottobre che continua a succedere, qualunque sia la data.
Prima di arrivare a Castellinaria, Festival del cinema giovane, come hanno accolto i giovani italiani il suo film?
Vado ogni anno a Lampedusa con alcune scuole di Pesaro. Il film nasce nel contesto del racconto di questo fenomeno agli studenti, ha un taglio grazie al quale credo possa avvicinarli a una tematica così complessa. A film concluso, uno dei nostri primi pensieri è stato quello di organizzare matinée con le scuole, anche la distribuzione avrà un suo filone prioritario legato agli studenti, in particolare a quelli delle scuole superiori. È stato mostrato anche a quelli delle scuole medie, e per quanto si chieda loro uno sforzo, per ora è sempre stato ripagato, anche dalle discussioni nate al termine della proiezione. In tutto questo, Vito Fiorino è fondamentale, sta girando tanto per le scuole, sarà presente anche qui, perché in questa fase della sua vita sente il bisogno di parlare ai giovani.
Davide Lomma, nato il 3 ottobre 1989