Artista britannico-tedesco, fu protagonista della ‘realtà astratta’. Si è spento a Londra all'età di 93 anni
È morto a Londra a 93 anni Frank Auerbach, pittore britannico-tedesco sfuggito agli orrori della Germania nazista e protagonista per decenni della scena artistica internazionale con i suoi ritratti e il suo ‘realismo astratto’. Auerbach è morto “serenamente nell'abitazione londinese di famiglia”, come ha riportato la Bbc. “Abbiamo perso un caro amico e un artista straordinario, ma ci conforta il fatto che la sua voce continuerà a riecheggiare attraverso le sue opere per generazioni”, ha confermato Geoffrey Parton, direttore della Frankie Rossi Art Projects.
Attivo per 70 anni e acclamato dalla critica, Frank Auerbach nacque a Berlino in una famiglia di radici ebraiche nel 1931 e arrivò a Londra nel 1938, accolto come rifugiato assieme ad altri cinque bambini dalla scrittrice Iris Origo. Fu educato fra il 1948 e il '55 alla St. Martin's School of Art e poi al Royal College of Art, mettendosi in luce rapidamente. Per tutta la vita è rimasto fedele al suo studio di Camden, nell'area nord di Londra, dove lavorava alacremente fino a 364 giorni all'anno, raccontano persone a lui vicine fra cui il figlio Jacob. La prima mostra personale della sua opera risale al 1978 e fu ospitata dalla Hayward Gallery, mentre è del 1986 il riconoscimento del Leone d'Oro alla Biennale di Venezia. Noto anche per la ritrattistica esposta fra le strade vivaci di Camden, il pittore britannico-tedesco lascia opere esposte nei musei di mezzo mondo.
Il Telegraph lo ricorda come “un artista di rimarchevole intensità, il cui uso denso della pittura ha saputo dare ai suoi lavori la qualità di sculture” e sottolinea l'impronta di “una realtà astratta in tutte le sue opere”. La sua acribia è ben riassunta in un'intervista che concesse tempo fa al Guardian, nella quale spiegò che il 95% del proprio lavoro finiva nel cestino, e aggiunse: “Io cerco sempre di trovare un modo nuovo di esprimere qualcosa... Così provo e riprovo in tutte le maniere fino a quando non sorprendo me stesso con qualcosa che non avevo considerato prima”.