A Villa Malpensata, a Lugano, apre la mostra ‘La memoria della modernità’ con una cinquantina di disegni realizzati nel 1938. Da domani al 2 luglio.
Questa mostra ha una storia affascinante, guidata (se è pertinente utilizzare questo verbo) dalla casualità e anche dalla curiosità appassionata di una donna: Gloria Levoni.
Fontanellato, primavera 1997: la vicenda della collezionista e mecenate mantovana inizia gironzolando per le bancarelle di un mercatino antiquario. Nella testa ha un’opera letteraria giapponese dell’XI secolo, sontuosamente illustrata: la Storia di Genji, il principe splendente. I colori di quel capolavoro li aveva impressi negli occhi quando, su una bancarella, trova una cartellina con decine di disegni che li richiamavano: “Sono stata attraversata da un brivido”, racconta.
©2023 FCM/MUSEC, Lugano. Raccolta Levoni
L’isola di Zenki Pastello a olio su carta 19×25,5 cm Disegno di Osabe Hiroshi, bambino di otto anni
Quell’incontro fortuito rimanda a una storia che affonda le sue radici nella fine degli anni Trenta, che chiama in causa Giappone, Germania e Italia: un contesto che sarebbe diventato funesto di lì a poco. Il preambolo ci serve per introdurre ‘La memoria della modernità. Disegni di bambini giapponesi della Raccolta Levoni’, risalenti al 1938, esposizione temporanea che da domani e fino al prossimo 2 luglio abita lo Spazio Maraini del Museo delle culture di Lugano (Musec), che ha sede a Villa Malpensata. La mostra è l’undicesimo appuntamento del ciclo “Dèibambini”, un progetto avviato nel 2005 nato come piattaforma d’interazione fra scuole e museo. Dal trasloco del Musec alla Malpensata, l’iniziativa si è focalizzata sulle opere di bambini del passato, con l’intento di tracciare un legame fra la creatività infantile di ieri e oggi.
Ma torniamo alla Raccolta Levoni e alla mostra luganese – curata dal direttore del Musec Francesco Paolo Campione e Sabrina Camporini – che espone cinquanta disegni realizzati con pastelli a olio e tre acquarelli di bambini fra gli otto e i dieci anni e ragazzini fra i 13 e i 14.
A colpire sono colori spessi e materici, stratificati; piani prospettici, spontaneità, poesia e meraviglia: si tratta di disegni estremamente freschi, contemporanei e inaspettati. In particolare queste realizzazioni sono interessanti documenti storici di un momento ben preciso della memoria del Paese del Sol Levante, testimoniando l’apertura del Giappone “alla civiltà” e il passaggio dalla tradizione culturale locale alla modernità. Facendo correre gli occhi sui fogli si potranno osservare elementi tradizionali e occidentali, come le lanterne a forma di carpa oppure i ponti in metallo. Sul verso di ciascun foglio inoltre c’è un cartiglio che riporta fra le altre informazioni il nome dell’autore, il luogo di provenienza e l’ambito in cui è stato realizzato, con la dicitura “Il disegno d’amicizia italo-tedesco-giapponese”.
©2023 FCM/MUSEC, Lugano. Raccolta Levoni
Koinobori Pastello a olio su carta 29×25,5 cm Disegno di Watanabe Atsushi, bambino di dieci anni
‘La memoria della modernità’ corre su un doppio filo storico: quello più recente della scoperta fatta da Levoni e lo svilupparsi della ricerca (anche scientifica) che ha portato alla scoperta dell’origine di questi disegni, che è l’altro filo storico. Come scritto in precedenza, il corpus di disegni è un “fragile frammento di un’immensa quantità di opere cancellate dal tempo: circa quattro milioni di disegni realizzati nel 1938 per un concorso fra i bambini delle scuole dei Paesi dell’Asse – Giappone, Germania e Italia – organizzato dalla Morinaga & Co., una grande industria dolciaria fondata a Tokyo nel 1899”, si legge nell’introduzione all’esposizione.
©2023 FCM/MUSEC, Lugano. Raccolta Levoni
Palazzo Pastello a olio su carta 25,5×29,3 cm Disegno di Komayama Hiroshi, bambino di età compresa presumibilmente tra gli otto e i dieci anni
Le atmosfere e gli scorci del paesaggio quotidiano raccontati liberamente da bambini e ragazzi impressionano per la qualità della resa, per la maturità formale aiutata anche dalla tecnica con pastello a olio, strumento artistico e non didattico che dà possibilità di espressione elevate, come hanno spiegato i curatori durante la presentazione alla stampa. Citiamo: “Il perfezionamento di uno strumento pittorico così efficiente e adatto alle potenzialità espressive dei bambini giapponesi si deve al genio del pittore Yamamoto Kanae (1882-1946), che fu tra i fondatori del movimento modernista Sōsaku-hanga («Stampe creative»). Le sue teorie pedagogiche, ampiamente adottate nelle scuole elementari del tempo, sostenevano l’importanza dell’autoapprendimento creativo, del disegno dal vero en plein air e di un uso massiccio del colore, lasciando al bambino la scelta dell’oggetto della rappresentazione e la massima libertà degli accostamenti cromatici”.
Alla fine del 1938, una selezione di quei disegni infantili presentati al concorso Morinaga è stata allestita in una mostra temporanea, di cui è esposta a Lugano la copia di un raro volume pubblicato in quel frangente. Ma non solo, è altresì presente una scultura dell’artista Hayami Shirō (1927), che è uno dei bambini premiati in quel concorso, divenuto un artista apprezzato e riconosciuto in Giappone.
Accompagna l’esposizione un catalogo scientifico, introdotto da una conversazione fra il direttore del Musec e Gloria Levoni. Alla riproduzione delle opere segue una serie di saggi e approfondimenti tematici. Per ulteriori informazioni si rimanda al sito del museo (www.musec.ch) oppure ai canali sociali.