L’opera grafica di Burri, Vedova, Kounellis, Paolucci e Benedetti in esposizione dal 30 ottobre al 19 febbraio ’23. S’inaugura il 29 ottobre, alle 18.
Gesto, impronta, materia, segno sono concetti fondanti dell’espressione artistica; in qualunque forma si manifesti, qualunque contenuto voglia dire.
L’esposizione ‘materia, gesto, impronta segno: l’opera grafica di Burri, Vedova, Kounellis, Paolucci e Benedetti’ inaugura la stagione espositiva 2022-2023 del m.a.x. museo, presentata in conferenza stampa questa mattina e che ha nell’oblio il tema conduttore, come tutta l’ampia proposta del Centro culturale Chiasso. Curata da Antonio d’Avossa (critico d’arte e professore emerito di storia dell’arte contemporanea all’Accademia di Brera) e Nicoletta Ossanna Cavadini (storica dell’arte e dell’architettura, nonché direttrice degli spazi museali chiassesi), la mostra abiterà le sale del m.a.x. da questa domenica, 30 ottobre, a quella del 19 febbraio 2023; l’inaugurazione si terrà sabato 29 ottobre, dalle 18.
L’esposizione, innestata nel filone dei maestri del XX secolo, si dipana nelle quattro ampie sale del museo ed esplora ricerca e produzione dei cinque artisti nell’ambito della grafica, celebri soprattutto per la loro produzione pittorica che va dall’informale all’astrazione, sino all’arte povera. Il concetto installativo dei 150 lavori esposti (di cui 124 grafiche) è sorretto da un paio di criteri essenziali: tematico e cronologico, che mettono in evidenza, hanno spiegato i curatori, il percorso creativo e la ricerca nella grafica attraverso una ventina di opere ciascuno. Il percorso richiama una dimensione temporale per cui l’atto creativo è stratificato, quasi "sincretico": in questo senso Ossanna Cavadini e d’Avossa hanno avuto l’interessante intuizione "filologica" di introdurre i lavori grafici con un’opera prima (pezzi pittorici per i quali i protagonisti dell’esposizione sono riconosciuti al pubblico) e la matrice dei pezzi incisori ("primo vero segno primigenio"). Dopodiché la costellazione di opere grafiche vere e proprie che rappresentano, lo scriviamo con le parole di Ossanna Cavadini, "una summa delle sperimentazioni".
Ciascuno degli artisti esposti è "rappresentativo di una stazione fondamentale dell’arte contemporanea (…) nella loro diversità hanno segnato nuovi fondamentali sentieri di ricerca visiva", riportiamo dal testo di presentazione. E ancora, sempre facendo capo alle parole dei curatori, la mostra mette in luce "il rapporto con cui la ricerca artistica di ciascuno dei maestri si è confrontata anche con la grafica", un ambito meno noto ma molto importante per la sperimentazione di linguaggi. Nell’indagine pittorica, così come in quella grafica, ognuno di loro ha rotto lo schema della tradizione.
Di sala in sala, gli occhi si soffermano allora su opere di formati e tecniche diverse, dal piccolo al grande; dall’acquaforte all’acquatinta, alla puntasecca, dalla litografia alla serigrafia, fino all’uso di materiali singolari come il cellotex (materiale povero e di uso industriale).
Grande protagonista europeo dell’Informale, Alberto Burri (1915-1995) rappresenta qui la ‘materia’, in quanto lungo il suo percorso ha indagato e sperimentato con materiali diversi e inusuali all’epoca, come juta, ferro, legno e plastica: "riportando la riflessione su quella base oscura della vita che caratterizza anche il passaggio traumatico del tempo". Basti pensare alle combustioni ("per molto tempo ho voluto esplorare come il fuoco consuma… come tutto vive e muore nella combustione per formare un’unità perfetta", le parole sono sue) o ai celebri cretti (che a guardarli rimandano alla terra arsa e spaccata, fessurata).
Fondazione Burri
Alberto Burri Cretto Bianco Serie di "Cretti" 1971
Definito "il fratello italiano di Jackson Pollock", Emilio Vedova (1919-2006) è stato pittore e incisore. Dalle sue opere emerge prepotente il gesto, che si fa anche violento e impetuoso: è "atto fondante dell’espressività artistica a valenza di denuncia sociale. La sua produzione racchiude singolari procedure di tecniche a sottolineare il valore di severità del mezzo espressivo, che porta a riflettere sulla sofferenza collettiva e sociale". Fra le opere esposte anche alcune litografie ‘Dai 5 mondi 1’ dove l’artista spacca la bidimensionalità della pagina, la scompone e costruisce una terza dimensione, proponendo una scultura.
Giuseppe Mazzetto
Emilio Vedova Oltre ’87 - I 1987
Il tema dell’impronta trova il suo svolgimento nelle opere di Jannis Kounellis (1936-2018), grande protagonista dell’arte povera. Il suo fare "sviluppa e coniuga attraverso le impronte dei materiali adottati – a modalità performative - una ricerca artistica singolare con approccio sensoriale". Nella sua ricerca la performance artistica (ovvero l’azione creativa) è parte fondante dell’opera in cui usa materiali poveri e quotidiani ricettacolo di un vissuto e quindi fonte evocativa di memoria. Ne è un esempio lampante la serie di dodici cappotti (con grevi cornici "industriali"): opere che parlano di presenza attraverso l’assenza dei corpi che una volta li indossavano.
Carlo Pedroli
Jannis Kounellis Senza titolo 2014
A cavallo fra le sale tre e quattro, il segno di Flavio Paolucci (1934, il suo atelier è a Biasca), la cui "ricerca fa un costante riferimento segnico agli elementi naturali; la sua pittura, scultura e grafica costituiscono un insieme, un percorso singolare in cui elementi materici trovati e raccolti nella natura ticinese divengono il linguaggio dell’arte".
Carlo Pedroli
Flavio Paolucci Senza titolo Q.U.A.D.E.R.N.A.R.I.O 1993
Infine Mario Benedetti (1938, con atelier a Bergamo): nella sua produzione viene a galla "il valore fondante del segno quale espressione artistica di una realtà percepita e modernamente perduta. La sua grafica utilizza prevalentemente il colore nero, quale valore di deposito memoriale che coniuga i significati profondi tra il visibile e l’invisibile".
Mario Benedetti
Mario Benedetti Senza titolo 2000
Infine non si può non menzionare il catalogo che accompagna la mostra con saggi di storici e critici dell’arte e curatori: Bruno Corà, Fabrizio Gazzarri, Chiara Gatti, Ossanna Cavadini e d’Avossa. Fra le pagine vi si trova altresì una sezione dedicata alla figura dello stampatore, complice dell’artista nella realizzazione delle opere.
(I virgolettati sono citati dal testo di presentazione).
La presentazione di oggi è stata anche l’occasione per anticipare titoli e contenuti delle mostre future (al centro fra gli altri Pierre Casè e Orio Galli); soprattutto è stato un momento per ricordare le attività a corollario che caratterizzano la proposta dell’ente. A complemento sarà quindi possibile partecipare a conferenze pubbliche, la prima (‘La materia nell’espressione artistica di Alberto Burri’) è in calendario martedì 22 novembre nel Foyer Cinema Teatro con lo storico dell’arte e presidente della Fondazione Burri della Città di Castello Bruno Corà. Le proposte del museo si ampliano quindi ai laboratori didattici per bambini e adulti. Non mancano le visite guidate e i momenti per la famiglia, così come le proposte combinate con il teatro e una serie di appuntamenti, anche internazionali. Per informazioni complete consultare il sito www.centroculturalechiasso.ch.