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‘OttAntonio’ Tabet, una selezione a Cureglia

Rinviata per pandemia, l’esposizione dedicata al grafico e scultore in occasione dei suoi ottant’anni s’inaugura domenica 1° maggio alle 10.30

Da domenica, fino al 15 maggio
30 aprile 2022
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Antonio Tabet è di casa a Cureglia. Dal 1975, per la precisione. Tanto di casa che di Cureglia ha curato l’immagine, così come fatto per molti anni in qualità di direttore artistico della Banca del Gottardo per esempio, o per i molti committenti alla ricerca di un segno, di un’identità grafica, visiva precisa. Il segno di Tabet, a Cureglia, è ovunque, dalla segnaletica degli edifici pubblici allo stemma comunale che – lo riassume il sindaco Tessa Gambazzi Pagnamenta nel catalogo di ‘OttAntonio’, mostra a lui dedicata, dal primo al 15 maggio nella sala Alle Volte di Casa Rusca (la Casa Rusca di Cureglia) – è un caso unico in Ticino, poiché inserito in un "più attuale e dinamico" cerchio anziché nel tradizionale scudo.

‘OttAntonio’ è una mostra pensata per gli ottant’anni di Tabet, slittata di un anno come molte ricorrenze importanti a causa della pandemia. «Riusciamo ancora a celebrare gli ottanta, perché non ho ancora compiuto gli ottantuno», ci dice il ‘festeggiato’, sfogliando idealmente con noi le pagine di un catalogo aperto dai lavori più recenti – gli affascinanti incastri d’ogni materiale e colore (i Tre movimenti sferici del 2016 in plexiglas affascinano non poco) – e chiusi da uno sguardo al passato, una carrellata di tecniche e soluzioni, di forme e intuizioni. Il catalogo, più in generale, include elementi che non vi sono in mostra e viceversa. «Cureglia era d’accordo di dedicarmi questa mostra. È una festa, ed è per questo che sono felice di essere sempre presente». Visitabile anche su appuntamento, infatti, in questo riassunto della produzione di Tabet si sarà guidati non dal curatore della mostra, ma direttamente dall’autore delle opere esposte.


SalvioniEditore
Tre movimenti sferici, 2016 (plexiglas)

Fermenti

Grafico di formazione, Antonio Tabet si è diviso tra il Ticino (dall’età di 10 anni sino al 1963, per tornarvi poi nel 1972 e restarvi per sempre), Londra (quindici i mesi trascorsi, intorno al 1965) ma soprattutto Milano, sua città natale, dove dal 1963 in poi studia e mette su famiglia. Milano sede di collaborazioni prestigiose (Unimark International, Pirelli) e luogo di fermento creativo verso il quale un ventenne dell’epoca non può rimanere indifferente. Milano per il Tabet giovane è lo studio grafico di Heinz Waibl, allievo di Max Huber, ma anche le frequentazioni con i grandi talenti della comunicazione visiva, consolidatesi nell’amicizia con – tra gli altri – Oliviero Toscani e Salvatore Gregorietti, conosciuti negli anni della Kunstgewerbeschule di Zurigo. "L’imprinting risulterà irreversibile", scrive Maria Will nel catalogo della mostra. "E il percorso di Antonio Tabet scorrerà quindi tutto nel solco tracciato da quella linea di ricerca formativa della nostra modernità – dal futurismo al costruttivismo, passando per il Bauhaus – e che mette al centro della creazione artistica la progettualità".

Delle amicizie nei giorni zurighesi, e di quella Milano che fu anche la sua, Tabet ricorda: «Per la grafica era un momento assai magico. Ero un giovane calato in un mondo già popolato da mostri sacri, Huber, Pino Tovaglia, un momento in cui non si era ancora verificato l’arrivo in massa di art director e copywriter o, peggio ancora, degli uffici di marketing, che avrebbero gestito in prima persona l’idea di partenza. Unimark e Centro Pirelli, in particolare, attribuivano molta importanza alle qualità creative di un grafico». Con un distinguo: «Esisteva già la figura dell’account, il contatto con il cliente stava già diventando più labile. Con il cliente davanti a te si può discutere, ci si può capire. Ma se a trattare è una persona diversa dal grafico, quest’ultimo rischia di limitarsi a eseguire quanto il cliente chiede». Non così a Lugano, per quella «anomalia» rappresentata dalla Banca del Gottardo, con Tabet alle sue dipendenze «senza capire nulla di tecnica bancaria», ma calato su ogni singolo aspetto, a partire dagli infiniti formulari cui dare una versione univoca, «diversa dai tristi e anonimi formulari italiani». Dal 1972 al Duemila «è stato un periodo bellissimo», ricorda l’artista. «Ero quasi il cliente di me stesso, essendo l’unico del mestiere nella banca. Mi occupavo di tutta l’immagine dell’istituto, ma anche dell’immagine delle sponsorizzazioni, dai tornei di scacchi ai concerti. In banca collaboravo con l’Ufficio immobili, progettando succursali».

Formiche

La biografia di Antonio Tabet, nelle pagine di ‘OttAntonio’, è accompagnata da una creazione che tocca questo giornale da vicino: le celebri formiche, che hanno sempre identificato laRegione. Formiche che nascono prima, quando il giornale era ancora Il Dovere e cercava una mascotte che rappresentasse il neonato club dei lettori, in cui si offrivano cene, viaggi, biglietti per il teatro. «Si pensò alla formica per alleggerire quel nome serissimo che era Il Dovere, una formica che potesse fare la cicala». Ma la formica di Tabet faceva molto più che cantare: danzava come Fred Astaire, spingeva carrozzine, stirava i panni, faceva musica d’insieme, il tutto declinato in almeno un centinaio di pezzi, anche tridimensionali. In ambiti editoriali, a Tabet si deve la penultima impostazione grafica de laRegione, ma anche l’impaginazione di una grande quantità di pubblicazioni di SalvioniEditore.


SalvioniEditore
Riccio, 2020 (MDF nero)

‘Il bambino che è in noi’

Accanto al Tabet grafico e scultore c’è anche il pittore. Quanto a tridimensionalità, in particolare, così nascono gli incastri esposti a Cureglia: «Attraverso Visarte Ticino venni incaricato di progettare un omaggio al sindaco uscente Giorgio Giudici e realizzai un elemento a incastro molto semplice; guardandolo nel dettaglio, mi chiesi cosa sarebbe successo se avessi insistito su questa strada. Mi resi così conto che si trattava di una strada con un campo di applicazioni estremamente esteso e continuai a scoprire nuove possibilità». Una voglia di scoperta che pare quella del "bambino che è in noi", scrive Will nel catalogo di ‘OttAntonio’: "Un gioco, quello di Tabet, innocente ma non ingenuo, bensì sostenuto da un solidissimo bagaglio da cosmopolita della cultura".

‘OttAntonio’ s’inaugura domenica Primo maggio alle 10.30, per chiudersi il 15 maggio. Gli orari: sabato e domenica dalle 10 alle 12 e dalle 14 alle 19; da lunedì a venerdì dalle 16 alle 19. Per le visite fuori orario – «Sempre possibili e molto gradite» – si può chiamare lo 079 300 86 23.


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L’ascesa, 2020 (scultura in cemento)