Dal 9 aprile all’8 maggio, ‘Spazio alle donne!’, mostra congiunta a Locarno e ad Ascona per celebrare mezzo secolo di suffragio femminile
Alcune le hanno "rinchiuse" in cella, proprio come un tempo si faceva con le streghe. Altre invece sono state lasciate libere di "sostare" nelle stanze e nella corte del Castello Visconteo di Locarno e nella Casa Serodine di Ascona. Sono variopinte, inusuali e tutte portano con sé un blocchetto di fogli. Non sono moderne fattucchiere ma sagome. Profili a grandezza naturale di figure femminili, quelle delle donne che li hanno creati. E ciò che stringono fra le mani non sono semplici pezzi di carta, ma schede di voto.
Sono forme inanimate, statiche, ferme ma sembrano voler comunicare, anzi, gridare tutta la loro voglia di riprendersi il proprio posto all’interno di un luogo, quando ci si riferisce a spazi definiti, ma anche all’interno di una società. Sono forme protagoniste dell’esposizione ‘Spazio alle donne! – 50 artiste (originariamente 67), 50 opere e 50 anni (più uno)’, realizzata dalla Società svizzera delle artiste d’arti plastiche e figurative (Ssaa) e che, dal 9 aprile fino all’8 maggio, sarà visitabile tramite una mostra congiunta fra i comuni di Ascona e Locarno. Sedi scelte per l’occasione il Castello Visconteo e Casorella a Locarno e la Casa Serodine, in Piazza San Pietro ad Ascona. Quest’ultima ospiterà anche l’inaugurazione della mostra, prevista per questo pomeriggio alle 18.
L’anno scorso, per la Confederazione svizzera si è celebrato il 50esimo anniversario del Diritto di voto e di eleggibilità delle donne. Per ricordare questo momento significativo con l’arte, 67 artiste provenienti da tutta le regioni svizzere, fra cui anche quattro ticinesi (Cristina Calderara, Erika Diserens, Loredana Selene Ricca e Daniela Theiler), hanno realizzato delle opere con le loro sagome. Il fil rouge che le collegava fra loro: una scheda elettorale tenuta in mano con orgoglio.
È la stessa Elfi Thoma, presidente della Ssaa, a illustrarci le tappe del progetto: «‘Frauen im Bundeshaus’ (Donne in parlamento) nasce nel 2016 per l’allora anniversario del suffragio femminile a Basilea. Per L’occasione la sezione della Ssaa basilese aveva esposto alcune di queste opere presso il Municipio di Basilea. L’esposizione era riuscita a portarsi a casa il anche Premio delle Pari Opportunità – spiega Thoma, che continua –. In qualità di curatrice della mostra, durante quelle settimane mi sono resa conti di come la tematica fosse una sorta di tabù per i più giovani. Non riuscivano a credere che il diritto di voto per noi donne, in Svizzera, ci fosse da così poco tempo. Così, forte anche di questa esperienza e dell’esigenza di raccontare la Storia da un lato femminile, ho sviluppato l’idea di portare tutto ciò nel Parlamento federale».
E dopo essere stata esposta sotto la cupola di palazzo federale, ecco che ora la mostra ha oltrepassato il Gottardo per giungere fino alle rive del Verbano, in un passo che alla fine è stato diretto grazie anche al «legame di affinità che le due regioni hanno su diversi temi».
Ogni sagoma, rielaborata secondo i giusti e lo stile personale di ogni artista, contiene una dichiarazione personale sul tema del suffragio. Le opere simboleggiano la lunga strada verso il mezzo secolo del diritto del diritto di voto e di eleggibilità delle donne, nonché l’accettazione della parità di genere. Allo stesso modo, i messaggi artistici puntano al futuro, vale a dire alla formazione comune ed equa per tutte le persone, indipendentemente dal sesso di appartenenza.
L’arte come ponte fra i mondi
Una mostra che fa da ponte quindi fra mondi che a volte possono anche essere diametralmente opposti. Maschio e femmina, Berna e il Ticino, cultura che spazia anche nell’ambito del sociale e ci pone di fronte alla riflessione: noi siamo cambiati da allora? «Sebbene rispetto al passato siano stati fatti enormi passi avanti, è ancora necessario sottolineare che di strada per raggiungere una parità effettiva, che permetta di condividere sia oneri che onori della vita in maniera equa e indiscriminata, ce n’è ancora molta, – afferma Nancy Lunghi, municipale nonché Capodicastero Cultura di Locarno, che prosegue –. Anche nel mondo delle belle arti vi sono delle disparità di trattamento. Spesso pittrici, disegnatrici e scultrici non hanno la stessa visibilità che invece viene riservata agli uomini. Non vengono chiamate o non vengono promosse abbastanza. Oppure devono scegliere fra la famiglia e la propria carriera artistica».
Per le due città che si affacciano sul Verbano, questa è quindi l’occasione giusta per proporre una riflessione sui traguardi raggiunti e quelli ancora da raggiungere per concretizzare la parità di genere, sia essa a livello cantonale ma anche federale. E poi c’è l’aspetto legato alla collaborazione fra le due autorità cantonali.
«L’idea di rafforzare e consolidare la cooperazione fra il Borgo e la Città è nata a inizio legislazione. L’obiettivo che ci prefiggiamo è quello di portare la già forte cultura Locarnese a un livello superiore. Attività come queste, che non solo hanno una valenza puramente culturale ma anche sociale, data la tematica trattata, sono indubbiamente iniziative che mirano a tale scopo e sono preziose per la comunità Locarnese e non solo», afferma Michela Ris, municipale e Capodicastero Cultura di Ascona.
Ma non solo il diritto di voto è stato inaccessibile per l’universo femminile. Anche la cultura per secoli è stata negata alle donne. Geni dell’arte cui è stato precluso l’accesso alle accademie artritiche, oppure "cancellate", volutamente dimenticate della Storia per il semplice fatto di essere appartenenti al sesso femminile.
La stessa società svizzera delle artiste d’arti plastiche e figurative ne è un esempio. La sua storia, che conta ben 120 anni, è stata segnata dalla mancanza di accettazione di questa preziosa diversità nel campo dell’arte e della cultura, in una società pregna e dominata dal patriarcato.
La creazione di un’associazione di sole donne fu dovuta al netto rifiuto dei colleghi artisti del XIX secolo di ammettere qualsiasi artista nel proprio gruppo, all’allora Gsmba, Associazione dei pittori, scultori e architetti svizzeri, oggi Visarte, fondata nel 1865. Questa farsa terminò solo un secolo dopo, nel 1972, dopo l’introduzione del suffragio femminile, attraverso il lavoro risoluto delle donne ariste e la loro instancabile lotta per il riconoscimento delle donne e della loro professione. «Paradossalmente, per noi artiste il diritto di voto coincide col nostro diritto a essere accettate in una professione che per tanto tempo è stata ritenuta solo maschile. Quindi è come festeggiare due volte», aggiunge Thoma.
‘Spazio alle donne!’ è un imperativo che volge il capo al futuro ma non dimentica però la strada percorsa fino a ora. Perché ci fu un tempo in cui le streghe venivano arse vive, le donne non potevano votare, e nemmeno tenere un pennello in mano.