Arte

Lo Spazio Officina si apre per ‘Donazioni II’

Sabato inaugurazione della mostra con le più recenti donazioni fatte al m.a.x.museo di Chiasso

Sandro Martini, Ladro di sogni, 1997
1 ottobre 2020
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Il percorso si apre con Enrico Della Torre: 35 opere da lui donate che ripercorrono la sua carriera e che costituiscono uno dei nuclei più importanti della mostra ‘Donazioni II’ che il m.a.x.museo di Chiasso inaugurerà sabato alle 17.30. Opere in continuo gioco tra astrattismo e figurazione, spesso con riferimento ad elementi naturali, che affascinano ma appena si entra nello Spazio Officina, lo sguardo è subito catturato dalle opere che si trovano nella parte opposta della grande sala: due litografie di Sandro Martini, eredità dell’esposizione che l’artista livornese fece, con un’imponente installazione, proprio lì nel 2018. A fianco, un bozzetto in gesso di Federico Seneca, una figura femminile che il grafico ha realizzato come studio preparatorio per il manifesto di un’azienda di biancheria intima – e anche qui ci ricorda di un’altra esposizione che il m.a.x.museo dedicò appunto a Seneca, tra i più importanti cartellonisti italiani: sua l’immagine dei Baci Perugina, come anche importanti campagne per Buitoni e Agip.
Già a questa prima, veloce ricognizione emergono quelli che sono gli elementi principali di ‘Donazioni II’, come in conferenza stampa li hanno presentati i curatori, la direttrice Nicoletta Ossanna Cavadini e il critico Luigi Sansone (che è anche donatore di alcuni dei lavori qui raccolti). Da una parte la grafica vista non come “arte minore”, ma come spazio di sperimentazione libera per gli artisti, una sorta di avanguardia che se guardata con un po’ di attenzione può suggerire nuove letture dell’opera complessiva di un autore – ma per questo aspetto l’invito è a uscire dallo Spazio Officina e andare al m.a.x.museo dove fino a gennaio abbiamo l’esposizione dedicata all’opera grafica di Alberto Giacometti. Poi la donazione di un’opera d’arte come apertura, innanzitutto dell’artista e del collezionista verso il museo: girando tra il centinaio di opere esposte allo Spazio Officina, Nicoletta Ossanna Cavadini si è spesso fermata a raccontare il rapporto di fiducia che si è creato e che, grazie anche all’associazione amici del m.a.x.museo, ha portato alla donazione di quell’opera. E quelle esposte sono solo una parte non soltanto della collezione del museo, ma anche semplicemente delle donazioni ricevute negli ultimi anni: la media, ha spiegato in conferenza stampa la direttrice, è di un’opera al giorno, quasi due nell’ultimo periodo.
Ma apertura, ovviamente, anche del museo verso la popolazione che può scoprire e vedere parte la collezione permanente del m.a.x.museo. Non solo nello Spazio Officina, ma anche in Corso San Gottardo che ospita una sorta di “appendice open air” della mostra: 58 opere, in parte quelle esposte allo Spazio Officina, riprodotte sui pannelli bifacciali presenti nella strada pedonale. Un’idea di dialogo con la città che è esso stesso una donazione: quella di aprire le esposizioni al di là dello spazio museale era stata una richiesta di Oliviero Toscani che adesso, quando possibile, da parte del patrimonio del m.a.x.museo.
Abbiamo poi la varietà di approcci e stili esposti, con un chiaro focus sul Novecento – anche se non manca una breve incursione nell’Ottocento con due stampe della collezione Luigi Rossini – con una bella litografia di Lucio Fontana del 1949, i manifesti di Lora Lamm (‘La Rinascente distensione nella casa’) e Heinz Waibl (‘la scarpa Gasparotto’), una prova d’artista di Mario Botta per il Centre Dürrenmatt di Neuchâtel e poi ancora Theodoros Stamos, Sandro Chia, Serge Brignoni, un interessante Sergio Morello dedicato a Chiasso e poi la serie di ‘Interferenze’ di Gillo Dorfles, con lo stesso tema stampato più volte con colori e soluzioni diverse.