Il m.a.x. museo (che torna il 18 agosto) propone il racconto dell'artista, partendo dalla sua opera grafica, fra oggetti, aneddoti e un piatto unico
Dopo Ferragosto anche per il m.a.x. museo di Chiasso sarà un po' come ripartire una seconda volta. Finito, pure lui, nella bolla della pandemia, lo spazio espositivo di riferimento della cittadina a inizio marzo era stato colto di sorpresa dal Covid-19.Virus che continua a marcarci stretti, ma che in quel frangente era riuscito a sospendere la quotidianità e con essa pure la vita culturale locale. "Un momento surreale - come ricorda la stessa direttrice Nicoletta Ossanna Cavadini -, mai vissuto prima".
Lì si è visto nero: il nero dei teli con cui si è stati costretti a coprire la parte della mostra già pronta e che ci si accingeva a inaugurare. Dietro quei sipari corvini la promessa di una esposizione che, il 9 giugno scorso, quando si è potuto di nuovo togliere il lucchetto dal portone del museo, non ha deluso le attese. Merito dell'artista protagonista dell'evento, che ci accompagnerà fino al 10 gennaio prossimo: Alberto Giacometti (1901-1966). Bravura dei curatori - il filosofo e storico dell'arte Jean Soldini e la stessa curatrice - e dello staff, che hanno saputo restituire il pittore e scultore grigionese in una chiave di lettura quasi inedita. Ancora una volta l'osservatorio chiassese si è confermato stimolante.
Chi, da martedì 18 agosto, tornerà quindi a popolare le sale del m.a.x. museo si ritroverà a ripercorrere una intera esistenza e a incontrare una passione, quella per la grafica - non a caso 'al confine fra arte e pensiero', come recita il sottotitolo della mostra -, che l'ha animato fin da ragazzino, rivelando di quanto talento e virtuosismo fosse dotato. A testimoniarlo a Chiasso ci sono gli oltre quattrocento fogli che restituiscono la sua opera grafica a tutto tondo, dalla xilografia all’incisione a bulino, dall’acquaforte alla litografia, e che dialogano con i dipinti, i disegni, le sculture e le fotografie scelti per raccontare Giacometti. Ma ci sono altresì le immagini, le matrici in pietra e alcuni oggetti che evocano epoche e atmosfere.
Il visitatore desideroso di poter di nuovo respirare arte dovrà solo scegliere come avere il suo primo incontro ravvicinato con Giacometti. Chi preferisce le occasioni istituzionali, domenica 13 settembre avrà a portata di mano un evento voluto quasi a risarcimento della mancata inaugurazione (causa coronavirus), alla presenza di alcune personalità: l'appuntamento è fissato per le 17.30 allo Spazio Officina. Chi, invece, è più incline ai momenti informali potrà cominciare dalla tavola. Sì, proprio a tavola: al m.a.x.museo si usa anche così. Ad aiutare a entrare in contatto con l'artista un piatto (unico) a base di uova sode e acciughe.
"Questa pietanza - ci spiega Nicoletta Ossanna Cavadini - rimanda al primo periodo parigino. Quando un giovane Giacometti divideva un alloggio con Serge Brignoni. Visto le ristrettezze economiche, entrambi avevano sviluppato una tecnica: riempirsi lo stomaco, e placare quindi la fame, grazie a uova sode, olio e sardine". Gustati gli stessi sapori (al ristorante Alchimia), fatti pochi passi ci si potrà avventurare nelle vita e nelle opere del pittore e scultore, riletto, come detto, attraverso i suoi lavori di grafica. "Proprio la grafica - fa presente la direttrice - permette di capire ancora meglio il personaggio, completandone la conoscenza". I più lo potranno anche confessare: conoscono Giacometti per 'L'uomo che cammina' (le sue figure filiformi). Al m.a.x. museo cittadino scopriranno che c'è anche molto altro.
In fondo si può pure affermare che tutto sia nato dal gesto grafico e da tecniche apprese con vera maestria. "Il padre Giovanni, un pittore, aveva un suo torchio per la xilografia nell'atelier di Stampa. E Alberto fin dai 9-10 anni dimostrava di avere manualità". Da quel momento la frequentazione con l'espressione grafica non l'ha mai abbandonato. Un po' come l'attitudine a una esistenza frugale (nonostante le sue quotazioni di mercato) e il legame forte con la famiglia e con la sua terra d'origine, di frontiera come Chiasso. "In un certo senso Giacometti può essere definito glocal, per utilizzare un termine attuale: da una parte l'essere globale attraverso la sua arte, dall'altra la forza delle radici". Non a caso a fine agosto (il 29 e 30) l'Associazione Amici del m.a.x. museo ha deciso di andare alle origini dell'artista e sui suoi luoghi: Coira, Maloja, Stampa e Promontogno.
Un altro punto forte del museo sono i laboratori didattici destinati a bambini (e scolaresche) e adulti. Anche per la mostra su Gacometti fra settembre e novembre ne verranno proposti tre per altrettanti stimoli tematici. Si inizia sabato 5 settembre (dalle 15 alle 17, merenda inclusa) con 'Illustrazioni a confine'. A offrire lo spunto i diversi libri d'artista realizzati: alcune delle opere editoriali sono parte della mostra. Ebbene, si chiederà ai partecipanti di costruire un loro libro d'artista, da illustrare con diverse tecniche, riflettendo sul concetto di confine. Sabato 17 ottobre sarà la volta di 'Riflessioni sull'arte del disegnare', ispirandosi ai ritratti di Giacometti; mentre il 28 novembre il titolo del laboratorio sarà 'Come le figure allungate' e si chiuderà con la scultura. Per essere parte del gruppo basta annunciarsi scrivendo a eventi@maxmuseo.ch.