Il presidente della commissione Giustizia: ‘Celerità per la sostituzione del giudice’. E sottolinea: ‘Purtroppo nel Tpc non c'era un ambiente sereno’
Si continua a parlare, e non potrebbe essere altrimenti, delle dimissioni del presidente del Tribunale penale cantonale Mauro Ermani. La palla, per quanto riguarda la sua sostituzione, è nel campo del Gran Consiglio. E il presidente della commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’ Fiorenzo Dadò (Centro) assicura: «Dobbiamo immediatamente aprire un concorso, ne discuteremo già nella riunione di lunedì prossimo. Ci preoccupa una situazione dove sono operativi due giudici su cinque, ma occorre anche dire che ci sono tutti gli strumenti per affrontare subito la questione». Che si allarga, però, anche alle supplenze dei due giudici destituiti dal Consiglio della magistratura, Quadri e Verda Chiocchetti, che hanno chiesto l'effetto sospensivo: «Aspettiamo già da un po' di tempo che Dipartimento istituzioni e Tribunale d'appello indichino chi sono i supplenti, e ci aspettiamo che lo facciano in tempi celeri. Se il Tribunale lavorava bene con cinque giudici, come fa ora con due?».
Sia come sia, Mauro Ermani è stato uno dei protagonisti di tutta la vicenda ‘Caos Tribunale penale cantonale’. Una vicenda che, con le sue dimissioni, va verso la risoluzione? Più no che sì, perché «quando c’è di mezzo la salute dispiace sempre, se una persona non sta bene non è mai una cosa bella», concede Dadò. Che però aggiunge: «Tuttavia bisogna ricordare che quando si parla di salute all'interno dei posti di lavoro vale per tutti, anche per le segretarie e i subalterni. E purtroppo, in seno al Tribunale penale cantonale, in base a quanto abbiamo potuto vedere in questi mesi, non c'era quel clima sereno e tranquillo che dovrebbe esserci in tutti gli uffici». Il riferimento alle segnalazioni per mobbing è chiaro, anche perché, conclude Dadò, «Ermani ha avuto un ruolo centrale in tutta questa vicenda, come diceva lei. Evidentemente, finire in questo modo la propria carriera non è sicuramente quello che una persona si aspetta dopo tanti anni di lavoro».