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‘Caos Tpc, la magistratura è in crisi: serve una Cpi’

Dopo la decisione del Cdm di destituire i giudici Quadri e Verda Chiocchetti, l’Mps chiede l’istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta

Un rappresentante per ogni partito presente in Gran Consiglio
(Ti-Press)
15 dicembre 2024
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Una Cpi, una Commissione parlamentare d’inchiesta, composta di “un rappresentante per ogni partito presente in Gran Consiglio”, che indaghi “sulle ragioni della destituzione” – pronunciata dal Cdm, il Consiglio della magistratura – dei giudici del Tribunale penale cantonale (Tpc) Siro Quadri e Francesca Verda Chiocchetti e che metta “in evidenza i problemi interni all’apparato della giustizia e al suo funzionamento”. A preannunciare la richiesta di istituire una Cpi è il Movimento per il socialismo: la proposta verrà formalizzata a breve all’attenzione del Gran Consiglio dai suoi deputati Giuseppe Sergi e Matteo Pronzini. La Cpi, ritiene l’Mps in una nota, “è l’unico rimedio per chi intende difendere i diritti democratici”, così da “garantire un’analisi trasparente e approfondita della crisi della magistratura. È essenziale fare luce sui fatti accaduti e comunicare in modo chiaro quanto sta succedendo”.

‘Svuotamento degli spazi di confronto’

È inutile girarci intorno, “la destituzione dei giudici – scrive l’Mps – rappresenta un fatto grave, un segnale non solo della crisi interna alla magistratura, ma anche di quella politica che sta attraversando il Ticino e le sue istituzioni”. Per Sergi e Pronzini, i segnali della crisi sono sotto gli occhi di tutti. “Tra questi – illustrano – spiccano l’incapacità di affrontare le sfide politiche e sociali quotidiane che condizionano la vita di chi vive e lavora in Ticino”. Non solo il livello giudiziario, nessuna dimensione del potere istituzionale è risparmiata dalla crisi: “Per quanto riguarda l’esecutivo e il legislativo – sostengono i due deputati – basti citare il caos che caratterizza l’operato del governo cantonale e lo spettacolo desolante offerto dal parlamento durante le sue sessioni”.

Ad aver risentito del “declino istituzionale”, va da sé, anche l’amministrazione della giustizia. In tal senso, considera l’Mps, “il potere politico, manifestato attraverso il ruolo dei partiti e dei loro rappresentanti nelle istituzioni politiche e parapolitiche (come il Cdm), risponde a questa crisi con una logica sempre più autoritaria”. Cartina al tornasole, “il progressivo svuotamento degli spazi di confronto e denuncia in sede parlamentare”. Sergi e Pronzini citano quindi “le numerose interpellanze parlamentari ignorate dal governo o liquidate con risposte evasive e la drastica riduzione della possibilità di interpellare il Consiglio di Stato da parte delle forze di opposizione”. Non solo. “Questa dinamica – proseguono – si riflette anche nell’intenzione di introdurre uno sbarramento del 4% per l’ingresso in Gran Consiglio, mascherata da preoccupazione per la frammentazione politica ma, in realtà, mirata a eliminare le voci di opposizione”. Stando ai due deputati, “la decisione di destituire Quadri e Verda Chiocchetti si colloca in questo contesto di intolleranza verso chi esprime posizioni ‘non allineate’ o difende valori civili e democratici all’interno delle istituzioni pubbliche”.

Domani in ‘Giustizia e diritti’ le attese audizioni

Il Cdm ha motivato il pesante provvedimento a carico di Quadri e Verda Chiocchetti in quanto avrebbero “gravemente violato i loro doveri di magistrato denunciando per il reato di pornografia il presidente del Tpc”, Mauro Ermani. Così nel comunicato stampa diramato giovedì dall’autorità di vigilanza. “È innegabile che i due giudici attivi da lungo tempo nel settore penale assistiti da un avvocato che pure da decenni frequenta le aule penali, sapevano o non potevano non sapere che la foto con i due falli e la donna seduta in mezzo non era pornografia ai sensi dell’articolo 197 del Codice penale, di conseguenza, la sua trasmissione non configurava il reato di pornografia”, scrive nella sentenza il Cdm, richiamando al riguardo “giurisprudenza” e “dottrina”. In un successivo passaggio, il Consiglio annota, rincarando, che con quella denuncia i due giudici “hanno intenzionalmente inteso screditare il presidente del Tpc che sapevano non essere colpevole del reato in questione”. Inoltre: “L’opportunità o meno (da parte di Ermani, ndr) di inviare la fotografia controversa alla sua segretaria, estranea alla querela/denuncia penale, e la connotazione in ambiti deontologico o disciplinare che un simile gesto possa avere – gesto peraltro già al vaglio dell’autorità di vigilanza (lo stesso Cdm, ndr) – non giustificano in alcun modo una denuncia penale per un reato infamante quale è quello di pornografia”. Stando dunque al Consiglio, i due magistrati non potevano non sapere che non c’era reato. “Ma a questa stregua si potrebbe destituire qualsiasi magistrato la cui sentenza viene cassata dall’istanza superiore, argomentando che ‘non poteva non sapere’ che stava toppando”, rileva sul ‘Mattino della Domenica’ di ieri il direttore del settimanale Lorenzo Quadri, giurista di formazione e consigliere nazionale della Lega.

Non solo: se era così lampante l’inesistenza dell’illecito penale, perché il procuratore generale Andrea Pagani, cui era stata inoltrata la denuncia, non ha decretato subito il non luogo a procedere, anziché chiedere al governo la designazione di un procuratore straordinario (il grigionese Passini che ha in seguito prosciolto Ermani)? Tramite il loro legale, Quadri e Verda Chiocchetti hanno fatto sapere che impugneranno il recente verdetto del Cdm davanti alla Commissione di ricorso sulla magistratura. Ci sarà un’udienza (pubblica)?

Quella di domani intanto sarà una giornata piuttosto lunga e impegnativa per la commissione ‘Giustizia e diritti’ del Gran Consiglio. Sentirà in audizione dapprima la Commissione amministrativa del Tribunale d’appello e poi il Cdm. Ci sono ancora punti da chiarire. Fra questi: perché il Cdm non ha atteso la conclusione del procedimento amministrativo da lui aperto anche nei riguardi di Ermani prima di sentenziare? La Commissione amministrativa ha stabilito che non c’è stato mobbing al Tpc, aggiungendo però nella nota diffusa nelle scorse settimane che sono emersi aspetti di “minor gravità”, tali comunque da portare allo spostamento della segretaria presunta mobbizzante al Ministero pubblico? Quali sono questi aspetti?