È quanto emerge dall’edizione 2024 della Scuola ticinese in cifre, che conferma gli esiti positivi ottenuti a fine percorso nel confronto nazionale
L’edizione 2024 della pubblicazione Scuola ticinese in cifre conferma gli esiti formativi positivi ottenuti a fine percorso dagli allievi ticinesi nel confronto nazionale: primo posto in Svizzera per quota complessiva di attestati di maturità liceali e professionali ottenuti entro i venticinque anni e secondo posto per diplomi nelle università e nei politecnici svizzeri. Non mancano però alcuni aspetti sui quali riflettere, in particolare la transizione dopo la scuola media, nonché le risorse finanziarie pro capite investite a favore dell’educazione. Investimenti, viene messo in evidenza nel rapporto, “oggi chiaramente inferiori rispetto alla media svizzera”. E c’è anche una novità. Da quest’anno sono presenti nel rapporto informazioni aggiornate relative a giovani che grazie alla scuola possono beneficiare di misure di pedagogia speciale: queste misure, attualmente, riguardano 740 bambini e ragazzi di età compresa tra i tre e i vent’anni.
Nel dettaglio, per quanto attiene alle sfide dell’accessibilità e dell’inclusione poste ai sistemi educativi, l’impostazione ticinese odierna, lo ricordiamo, è studiata come esempio positivo da diversi altri cantoni. Nell’edizione corrente sono quindi stati inclusi dati supplementari nell’ottica di meglio comprendere quanti giovani siano scolarizzati, in base all’ordine scolastico, nella scuola speciale. Delle sezioni inclusive, ossia sezioni ordinarie in cui sono inclusi alcuni allievi con bisogni educativi particolari con i necessari sostegni, durante l’anno scolastico 2022/2023 facevano parte 149 allievi, di quelle a effettivo ridotto, ovvero composte unicamente da allievi con bisogni educativi particolari, 443 e degli istituti privati per minorenni 148.
Oltre a queste misure, la Legge sulla pedagogia speciale prevede il diritto a beneficiare anche di altre misure di pedagogia speciale finanziate dal Cantone, misure che spaziano dall’educazione precoce speciale, compresi la consulenza, il sostegno e l’accompagnamento delle famiglie, alla logopedia e la psicomotricità, fino agli accompagnamenti e i mezzi necessari per sostenere l’integrazione nella scuola, assicurati ad esempio tramite la figura dell’operatore pedagogico per l’integrazione.
Tornando invece agli esiti formativi a fine percorso, “il Ticino – scrive nella prefazione della pubblicazione la consigliera di Stato Marina Carobbio, direttrice del Decs – conferma e consolida il proprio chiaro primato nazionale per quota complessiva di attestati di maturità conseguiti dalle proprie allieve e dai propri allievi entro i venticinque anni d’età (58,5%)”. Nella graduatoria, viene rilevato, Ginevra segue a distanza con il 53%, mentre gli altri ventiquattro cantoni svizzeri ottengono risultati compresi tra il 29,6% e il 50,9%. In altri termini, se in buona parte dei cantoni svizzeri solo da tre a cinque allievi su dieci ottengono un attestato di maturità entro i venticinque anni, in Ticino si arriva quasi a sei allievi su dieci. “Un risultato ragguardevole”, commenta Carobbio. Non solo. Il Ticino raggiunge per la prima volta la soglia del 90,3% dei giovani scolarizzati che conseguono entro i venticinque anni d’età almeno una certificazione di grado secondario II. “Si tratta – illustra la direttrice del Decs – del miglior risultato tra i cantoni latini e di un dato incoraggiante che si avvicina sempre più al raggiungimento dell’obiettivo nazionale fissato al 95%. Gli sforzi profusi nell’ultimo decennio, soprattutto nell’ambito della formazione professionale, stanno dunque portando i frutti sperati, anche se il lavoro da fare in questo delicato ambito non manca”.
Passando all’educazione di livello terziario, Carobbio sottolinea come “con una quota del 20,8% di giovani ticinesi che ottengono diplomi nelle università e nei politecnici svizzeri (+0,7 rispetto al 2021), il Ticino sfiori Ginevra in testa alla classifica dei cantoni con il tasso più alto della Svizzera. Un dato importante, considerato che gli altri cantoni ottengono tassi compresi tra il 17,5% e il 7,2%”. A essere rilevanti, gli investimenti anche finanziari degli ultimi anni, che hanno consentito di passare da 5’850 a 8’550 studenti iscritti all’Usi, l’Università della Svizzera italiana, o alla Supsi, la Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana, tra il 2012 e il 2022 (+2’700), “portando queste due istituzioni a essere rispettivamente l’università e la scuola universitaria professionale più scelte dagli studenti domiciliati in Ticino prima dell’inizio degli studi”.
Tra gli aspetti più delicati, come detto, la transizione dalla scuola dell’obbligo alle formazioni di grado secondario II, che si conferma essere uno snodo particolarmente difficoltoso del sistema, che necessita approfondimenti e misure sostanziali. Nell’anno scolastico 2022/2023, solo il 70% degli allievi che hanno iniziato la prima liceo sono stati promossi. Alla Scuola cantonale di commercio la selezione è stata ancora più massiccia: solo il 57% degli allievi di prima sono stati promossi. Sul fronte della formazione professionale, a fine 2021 in Ticino si registrava ancora il secondo peggior tasso di scioglimento dei contratti di tirocinio a livello nazionale (36%).
Non da ultimo, la spesa pubblica complessiva per l’educazione del Canton Ticino. Somma che rimane tuttora stabilmente di gran lunga tra le più contenute in Svizzera, sia rispetto alla spesa pubblica complessiva di Cantone e Comuni (24%, ventesimo posto su ventisei cantoni), sia rispetto al prodotto interno lordo cantonale (4%, terzultima posizione). L’importo medio pro capite destinato all’educazione dei giovani residenti in Ticino dai quattro ai quattordici anni (14’900 franchi), per esempio, è tra i più esigui a livello nazionale (terzultimo posto). “Questa situazione – rileva Carobbio – è stata recentemente confermata anche da un’analisi comparativa indipendente della struttura delle spese del Cantone Ticino realizzata dall’Institut de hautes études en administration publique (Idheap) di Losanna nel giugno 2023, che ha concluso che tra tutti i settori di spesa dello Stato, l’ambito della formazione è l’unico in cui la spesa per abitante in Ticino è inferiore alla media di quella degli altri Cantoni svizzeri (-9%)”.