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Antibiotici, comportamenti corretti, ma con lacune significative

È quanto emerge da un sondaggio promosso dal Dss. De Rosa: ‘Prevenzione cruciale per proteggere la salute pubblica e limitare l’aumento dei costi’

Coinvolto un campione rappresentativo di 1’428 persone residenti in Ticino
(Ti-Press)
21 novembre 2024
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Nell’uso degli antibiotici i ticinesi adottano comportamenti generalmente corretti, ma permangono significative lacune di conoscenza. È quanto emerge da un sondaggio promosso dal Dss, il Dipartimento sanità e socialità, nel corso della scorsa estate. L’indagine, presentata oggi alla stampa e realizzata nell’ambito della Strategia nazionale contro le resistenze agli antibiotici, ha coinvolto un campione rappresentativo di 1’428 persone residenti in Ticino. I risultati mostrano la necessità di ulteriori interventi mirati per migliorare la consapevolezza dei cittadini.

Una delle minacce principali per la salute pubblica

«La prevenzione e il controllo delle infezioni resistenti agli antibiotici – rimarca il consigliere di Stato Raffaele De Rosa, alla testa del Dss – sono cruciali per proteggere la salute pubblica e limitare l’aumento dei costi sanitari». La resistenza agli antibiotici, è stato evidenziato durante la conferenza stampa, rappresenta una delle dieci maggiori minacce per la salute pubblica. Stando all’Organizzazione mondiale della sanità, ogni anno circa 5 milioni di persone muoiono per infezioni causate da batteri resistenti. Entro il 2050 si stima che, senza interventi appropriati, questo numero potrebbe salire a 10 milioni. Da qui l’importanza della prevenzione e della sensibilizzazione, sia nei confronti degli operatori sanitari, sia dei cittadini.

Non mancano infatti effetti negativi sulla salute pubblica, ma anche individuale: dalle malattie più difficili da trattare, con un conseguente aumento della mortalità come visto, a maggiori costi sanitari a causa di trattamenti più lunghi e costosi, fino alla diminuzione di opzioni terapeutiche nella scelta di una cura efficace. Un altro aspetto particolarmente rilevante, mette in evidenza il direttore del Dss, è quello dell’approvvigionamento, «specialmente nel contesto attuale caratterizzato da una crescita preoccupante e senza precedenti della penuria di medicamenti e principi attivi».

Buone pratiche, comportamenti a rischio e raccomandazioni

Tornando al sondaggio, il cui scopo era di indagare le conoscenze, le pratiche e gli atteggiamenti della popolazione ticinese verso l’uso degli antibiotici, De Rosa evidenzia che i risultati registrati permetteranno un intervento più mirato nelle future campagne di sensibilizzazione. Nello specifico, illustra il medico cantonale Giorgio Merlani, «per quanto attiene alle buone pratiche, la maggior parte della popolazione ticinese, ovvero il 78%, sa che assumere antibiotici inutilmente può ridurne l’efficacia, il 73%, dichiara di seguire la durata della terapia antibiotica prescritta dal medico, mentre il 66% smaltisce correttamente gli antibiotici inutilizzati per evitare accumuli domestici». Si riscontrano a ogni modo alcuni comportamenti a rischio: «Il 10% della popolazione – osserva Merlani – interrompe il trattamento antibiotico senza consultare un medico e il 13% conserva antibiotici per uso futuro». Va da sé che le raccomandazioni suggerite vanno nella direzione di completare sempre il trattamento prescritto, e questo perché anche se ci si sente meglio prima della fine del ciclo di terapia, è importante terminarlo per evitare che alcuni batteri sopravvivano e sviluppino resistenze, di smaltire correttamente gli antibiotici inutilizzati riportandoli in farmacia, così da evitare danni ambientali o l’uso improprio, nonché di utilizzare solo il numero necessario di dosi. In Ticino è in effetti possibile ottenere solo il numero esatto di compresse necessario per il trattamento prescritto.

Tra penuria e dispensazione su misura

In tal senso, il farmacista cantonale Giovan Maria Zanini, ricorda come la cosiddetta ‘dispensazione su misura’ delle pastiglie sia una realtà in Ticino dal 2018: «Il Dss aveva sollecitato i farmacisti, che hanno seguito l’invito, a introdurre questa prassi su base volontaria come misura di lotta alla resistenza agli antibiotici. La sua estensione a livello nazionale è in discussione». Zanini si sofferma quindi sul ruolo delle farmacie. «La dispensazione – spiega – è un momento privilegiato per informare i pazienti sull’uso corretto degli antibiotici, contribuendo così a prevenire l’automedicazione e quindi la resistenza antibiotica. Il farmacista può fornire informazioni chiare e accessibili sulle giuste modalità di utilizzo, gli effetti collaterali e lo smaltimento».

A livello di approvvigionamento di antibiotici in Svizzera, prosegue Zanini, «la situazione rimane tesa. Ci sono grossi problemi con cinque sostanze e carenze per centododici medicamenti di importanza vitale, di cui trentotto sono antibiotici. Per undici antibiotici, invece, il mercato è rifornito con le scorte obbligatorie». Per ovviare a questo problema, afferma Zanini, «dai medici ci attendiamo indicazioni rigorose, dai farmacisti che si prosegua con la dispensazione su misura e dai pazienti l’utilizzo dei generici».

Per contestualizzare la situazione, il farmacista cantonale si affida anche ai dati sul consumo di antibiotici a livello ticinese, svizzero ed europeo: «Il 29% dei ticinesi ha assunto antibiotici negli ultimi dodici mesi. Nel 2022 era il 32%, si osserva quindi una diminuzione legata a un miglioramento delle pratiche di prescrizione, con un impatto positivo sulla gestione della resistenza agli antibiotici». Tuttavia, continua Zanini, «continuiamo a consumare di più rispetto alla Svizzera francese, dove questa percentuale è del 26%, e alla Svizzera tedesca, dove è del 21%». A spiegare questi dati, secondo Zanini, «l’influenza dei grandi paesi che confinano con la Svizzera. In Germania il consumo di antibiotici si allinea al dato della Svizzera tedesca, quello francese alla Svizzera romanda e quello italiano al Ticino. Al Sud delle Alpi si è registrato un forte aumento di medici formatisi in Italia. Il nostro compito è dunque far capire che un impiego più moderato di antibiotici non ha per forza conseguenze negative sui pazienti».

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