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Via libera al sussidio ridimensionato a Ofima, con opposizione

Il Gran Consiglio ha avallato un credito di 510mila franchi per il restauro globale dello stabile locarnese, il 20% in meno di quanto proposto dal governo

Dal 2016 un bene culturale protetto di importanza cantonale
(Ti-Press)
19 novembre 2024
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Non sono mancati voti contrari alla concessione di un credito di mezzo milione di franchi per il “restauro globale” dello stabile Ofima a Locarno. E questo nonostante l’esistenza di un solo rapporto, uscito dalla commissione parlamentare ‘Gestione e finanze’, appoggiato dai principali partiti. Sono diciotto i voti contrari, cinquantasette a favore e un’astensione. Luce verde del Gran Consiglio al sussidio, quindi, ma non senza alzate di scudi. Sussidio però ridimensionato rispetto a quanto proposto inizialmente dal Consiglio di Stato. Si passa dunque dalla richiesta governativa di 1,5 milioni di franchi, ovvero il 30% della parte sussidiabile dei lavori di restauro, a un «più equilibrato» 10%, corrispondente a 510mila franchi.

L’immobile in questione, lo ricordiamo, è lo stabile amministrativo di Ofima, le Officine idroelettriche della Maggia, ed è dal 2016 un bene culturale protetto di importanza cantonale. Stando alla Legge sui beni culturali, la protezione del palazzo con sede a Solduno è compito del proprietario, ma anche dell’ente pubblico e, in caso di restauro, il contributo è determinato in funzione della natura dei lavori e tenendo conto, tra l’altro, della situazione economica del proprietario. Proprietario di un certo peso nel caso di Ofima, i cui azionisti sono Axpo (30%), Alpiq (12,5%), Iwb (12,5%), Bkw (10%), Città di Zurigo (10%) ed Ewb (5%). Azionisti economicamente piuttosto solidi, ai quali si aggiunge il Canton Ticino (20%). In altri termini, i proprietari delle Officine idroelettriche della Maggia sono per l’80% delle importanti aziende della Svizzera interna, che nel 2023 hanno raggiunto complessivamente un utile netto di 5,3 miliardi di franchi.

‘Scelta fatta per motivi di risparmio’

Ed è proprio la solidità economica di Ofima che ha spinto la ‘Gestione’ a ridimensionare la proposta del governo. «Una soluzione resa necessaria – rileva il deputato socialista Fabrizio Sirica, relatore del rapporto commissionale – dalla diminuzione del credito quadro a favore di tali sussidi, sceso da 13,7 a 10,7 miliardi nell’attuale legislatura». Una scelta non campata in aria, rimarca il copresidente del Ps, ma «fatta per motivi di risparmio economico in un Cantone che, come abbiamo fatto presente a Ofima, sta attraversando un periodo di grande difficoltà, in maniera diametralmente opposta alla congiuntura favorevole che vivono i rivenditori di energia».

Come detto, il sostegno partitico al rapporto del socialista non è mancato. «I ragionamenti fatti in commissione sono condivisi dal Plr – illustra il presidente liberale radicale Alessandro Speziali – e riteniamo fondata la decisione di concedere 510mila franchi». Non solo. A essere fondato, prosegue il granconsigliere, «sarà anche l’impegno del Cantone e delle sue istituzioni nei prossimi anni nell’ottica di riacquisire le proprie acque e il loro sfruttamento. Si tratterà di un investimento strutturale e infrastrutturale, d’importanza secolare». E spiega: «Se saremo intelligenti, i futuri profitti allevieranno alcune difficoltà finanziarie, specialmente delle comunità di valle, e alleggeriranno il sistema perequativo cantonale, molto sulle spalle dei centri urbani».

‘Arrogante non aver rinunciato’

A far discutere, la decisione di Ofima di non rinunciare al sussidio. «Secondo la legge – osserva la deputata del Centro Sabrina Gendotti – il contributo può ammontare al massimo al 50% della spesa riconosciuta. Non viene però previsto un minimo. Il bene culturale in questione è sicuramente un notevole esempio di architettura, dunque degno di protezione». Ma c’è un ma: «La vera forza finanziaria di Ofima, che ha un capitale sociale di 100 milioni di franchi, sono i suoi azionisti». In tal senso, indica la centrista, «l’Ufficio dei beni culturali eroga in generale un sussidio pari al 30%. Va anche detto che sovente è successo che i proprietari di immobili che disponevano di ingenti mezzi propri abbiano rinunciato a chiedere e ottenere il sussidio». Da qui la posizione del partito: «Il gruppo del Centro, a maggioranza, approva le riflessioni del rapporto. Una minoranza del gruppo è invece contraria tout court alla concessione di qualsiasi sussidio a Ofima».

Le fa eco Omar Balli della Lega. «Negli anni – rievoca – non sono mancati casi di immobili che, disponendo di ingenti mezzi propri, hanno avuto il buon senso di rinunciare al sussidio. Ofima no». E non usa mezzi termini il leghista: «Non mi sembra che Ofima abbia dimostrato una grande signorilità, soprattutto quando alla domanda, che non era provocatoria, di rinunciare al sussidio, ha risposto che avrebbe rinunciato a condizione che il fondo venisse tolto dall’elenco dei beni culturali. Mi sembra una posizione molto arrogante». Ciononostante, afferma laconicamente Balli, «la Lega approverà il rapporto».

‘Giusto chiedere di assumersi gran parte degli oneri’

Combattuta anche la posizione del Partito socialista. «Avremmo preferito utilizzare questi fondi a favore di chi ne ha veramente bisogno, ma sosteniamo l’importanza di proteggere i beni monumentali del nostro cantone», spiega Simona Buri. La deputata si dice «non particolarmente serena a dare sostegno a questo finanziamento». E questo perché «stiamo per concedere un credito a una società con una solida forza finanziaria, quando ieri questo Gran Consiglio ha scelto di non investire neanche un franco per sollevare dalla povertà e dall’assistenza le famiglie con minori». Buri deplora inoltre il fatto che «l’amministrazione di Ofima veda la protezione del bene solo come un vincolo che impedisce di sfruttare fino in fondo tutta la proprietà».

Dal canto suo, sostenendo il rapporto, il capogruppo dei Verdi Matteo Buzzi insiste sull’importanza di «una gestione attenta delle risorse pubbliche che tenga conto della solidità finanziaria di Ofima e dei suoi azionisti. È giusto chiedere a queste società, che hanno tratto ingenti profitti dalla gestione delle nostre risorse, di assumersi gran parte degli oneri per il restauro. Tuttavia, mantenere un contributo ridotto serve a sottolineare l’importanza del bene culturale per la comunità».

I no sono arrivati dalle deputate del Plr Cristina Maderni e Roberta Passardi, da otto granconsiglieri del Centro, tra cui il presidente Fiorenzo Dadò e il capogruppo Maurizio Agustoni, da Avanti con Ticino & Lavoro, Più Donne, Partito comunista ed HelvEthica.

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