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Adeguamento salario minimo, ora il tempo stringe

Durisch: ‘Per martedì agendata la firma in commissione del rapporto’. Convergenza sulla forchetta proposta dal governo. In parlamento il 18 novembre

La legge è in vigore dal gennaio 2021
(Ti-Press)
31 ottobre 2024
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Per chi si batte a favore dei nuovi importi del salario minimo legale è una sorta di corsa contro il tempo. Siamo alla terza e ultima ‘forchetta’ prevista dalla legge varata nel dicembre 2019 dal Gran Consiglio. «E come le precedenti anche questa deve essere decretata per gli inizi di dicembre, così da permettere ai settori lavorativi cui si applica la normativa, sostanzialmente i rami economici privi di un contratto collettivo, di adeguarsi alle soglie remunerative che scatteranno con il gennaio 2025», ricorda, interpellato dalla ‘Regione’, il deputato socialista Ivo Durisch. L’ultima utile sessione del parlamento cantonale per rispettare le scadenza è quella al via lunedì 18 novembre. «Per martedì prossimo è stata agendata in commissione Gestione la firma del rapporto che invita il plenum ad approvare il passaggio alla terza forchetta e con gli importi proposti dal Consiglio di Stato, sui quali si registra peraltro una convergenza delle parti interessate: dunque – aggiunge Durisch – dalla forchetta in vigore, compresa tra un minimo di 19,50 franchi lordi all’ora a un massimo di 20 franchi all’ora, a quella compresa tra 20 e 20,50 franchi».

In commissione il dossier è sotto la lente di più relatori. Uno per gruppo parlamentare. Sono Samantha Bourgoin dei Verdi, Matteo Quadranti per il Plr, Sabrina Gendotti per il Centro, Roberta Soldati per l’Udc, Omar Balli per la Lega. Oltre a Durisch, che coordina la squadra. Entrata in vigore il 1° gennaio 2021, la legge ticinese sul salario minimo contempla un incremento progressivo delle soglie salariali: tra 19 e 19,50 franchi all’ora entro il 31 dicembre 2021, tra 19,50 e 20 franchi entro il 31 dicembre 2023 e tra 19,75 e 20,25 franchi entro il 31 dicembre 2024. Il Consiglio di Stato suggerisce quindi di ritoccare verso l’alto l’ultimo step: di 25 centesimi. La proposta, del Dipartimento finanze ed economia, è nel messaggio licenziato dal governo lo scorso giugno contenente l’esito dello studio dell’Istituto di ricerche economiche dell’Usi circa l’impatto del salario minimo legale sul mercato del lavoro ticinese, studio che non evidenzia effetti negativi.

Durisch avrebbe voluto una terza forchetta più generosa: 20,50/21 franchi all’ora. «Ciò per tener conto dell’inflazione intervenuta in questi primi anni di applicazione della legge e quindi per preservare il potere d’acquisto anche dei salari minimi – puntualizza il capogruppo socialista –. In commissione comunque non ho insistito, considerata come detto la convergenza sulla proposta governativa che consente di sbloccare il dossier entro il 1º dicembre. Mi riservo tuttavia di ritornare sulla questione con una proposta di emendamento durante il dibattito in Gran Consiglio».

L’ok dei sindacati

Per il segretario del sindacato Unia Giangiorgio Gargantini «tutto quello che va ad alzare le soglie del salario minimo lo appoggiamo». I tempi «stringono, per cui è per noi importante che il Gran Consiglio decida entro l’inizio di dicembre, approvando il passaggio alla terza forchetta e gli importi indicati dal governo». Ciò premesso «sosterremo altre proposte che mirano ad alzare il salario minimo, penso ad esempio all’iniziativa popolare lanciata dal Partito socialista qualche anno fa. Riteniamo infatti che occorra prima o poi innalzare il livello del salario minimo ticinese a quello vigente in altri cantoni, dove gli importi sono più alti, se non molto più alti». Aggiunge Gargantini: «Il salario minimo è un riferimento, tant’è che da quando è in vigore la legge non abbiamo più firmato né rinnovato contratti collettivi con salari al di sotto del minimo legale, e anche nell’industria dell’abbigliamento gli importi sono stati adeguati in virtù dell’accordo che era stato sottoscritto». Osserva il segretario dell’Ocst Xavier Daniel: «Pur avendo sollevato in passato la questione del riconoscimento del carovita anno per anno, gli importi per la terza forchetta proposti dal Consiglio di Stato ci stanno bene. È un passo nella giusta direzione e l’operazione risulta sostenibile anche per le aziende. Insomma mi sembra una soluzione di buonsenso».

Mai eufemisticamente entusiasta del salario minimo, anzi, suo acerrimo nemico concettuale, sarà della partita anche il Plr. Matteo Quadranti, correlatore del rapporto che andrà in Gran Consiglio, taglia corto: «Concordiamo con questa ultima forchetta, e abbiamo raggiunto il compromesso sulla questione del rincaro decidendo che sia competenza del Consiglio di Stato». Poi, chiaro, Quadranti non ci gira attorno: «Ci sono aspetti critici ancora da risolvere. L’impatto non è stato esagerato, non ha stravolto i trend di adeguamento che già erano in atto, ma anche se non è previsto espressamente dalla legge bisognerà continuare a monitorare l’impatto sui redditi più elevati, quindi soprattutto i residenti».

Modenini (Aiti): ‘Verifica continua’

Sul monitoraggio pone l’accento pure il direttore dell’Associazione industrie ticinesi. «Durante l’audizione davanti alla commissione parlamentare della Gestione – rammenta Stefano Modenini – abbiamo detto che non ci opponiamo a quanto prospettato dal governo. Auspichiamo però che venga monitorato nel tempo l’impatto del salario minimo sull’economia e il mercato del lavoro ticinesi. Non stiamo a disquisire sulla forchetta che scatterà nel 2025, però non deve essere un automatismo per il futuro». Dunque un monitoraggio continuo «per verificare l’impatto del salario minimo legale in particolare su quelle realtà economiche che hanno ridotti margini di guadagno e che quindi devono fare più attenzione di altre all’evoluzione dei costi. Inoltre, non vorremmo che il salario minimo finisse per comprimere gli stipendi più alti nelle ditte dove la maggioranza dei lavoratori è composta di residenti».