laR+ Ticino

Regole di comportamento, così nei tribunali federali

I giudici del Tf, del Tpf e del Taf su uso dei social, rapporti interni... Dopo la richiesta del parlamento di un codice etico per i magistrati ticinesi

In attesa del documento per i magistrati cantonali
(Ti-Press)
26 ottobre 2024
|

Titolo del capitolo: “I giudici penali federali in pubblico”. Una delle disposizioni è sull’uso dei social: “I giudici penali federali sono liberi di partecipare alle reti sociali. Devono tuttavia dare prova di particolare prudenza e riserbo, considerando la rapida e incontrollabile diffusione delle informazioni su questo tipo di piattaforme, nonché il dovere di tutelare la reputazione della giustizia in generale e della giustizia penale federale in particolare”. Questo e altro nel “Codice di comportamento dei giudici del Tribunale penale federale”. Un documento, precisa l’autorità giudiziaria con sede a Bellinzona, che “non ha portata normativa, bensì etica e deontologica”. E quella di un codice etico – ma per i magistrati ticinesi (giudici e pp) – è una delle richieste formulate dalla commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’ nella propria risoluzione, approvata di recente dal Gran Consiglio, contenente una serie di riforme puntuali del terzo potere. Un codice che la commissione considera “urgente” alla luce della pesante situazione in seno al Tpc, il Tribunale penale cantonale, innescata dal mobbing che una segretaria avrebbe subìto da una collega e in seguito caratterizzata da segnalazioni, contro segnalazioni e denunce fra magistrati. Senza dimenticare le foto ricavate dal web e inviate per WhatsApp dal presidente del Tpc alla presunta persona mobbizzata, come quella dei due falli di plastica giganti, con seduta in mezzo una donna e la scritta ‘Ufficio penale’. Nessun reato, è stato stabilito. Ma sul piano dell’opportunità l’invio di certe immagini da parte di un giudice, per giunta alla guida di un tribunale, solleva più interrogativi.

Il parlamento sollecita dunque il Consiglio della magistratura, l’organo con poteri disciplinari chiamato a vigilare sul funzionamento del sistema giudiziario cantonale, ad allestire “una proposta di codice etico che possa rispondere alle necessità della magistratura ticinese e alle attese della cittadinanza”. Un passo, quello di dotarsi di regole di comportamento, che ad esempio tre tribunali della Confederazione hanno già compiuto. I codici tengono conto anche delle specificità organizzative delle singole autorità giudicanti.

‘Salvaguardare la fiducia dei cittadini’

A proposito di utilizzo dei social, nel documento “Consuetudini in uso presso i giudici del Tribunale federale” si afferma che “la partecipazione a reti sociali costituisce una scelta personale, ma impone particolare prudenza per evitare che sorgano dubbi sull’indipendenza, sull’imparzialità e sull’integrità del giudice e per non minare la reputazione del Tribunale”. Del resto “è assidua preoccupazione” dei giudici “salvaguardare la fiducia dei cittadini nei confronti del Tribunale federale e coltivare il rispetto per i partecipanti al procedimento”. E ancora: i giudici del Tf “possono essere membri di un’organizzazione professionale (associazione di giudici). Tuttavia, non ricoprono una carica esposta e non rilasciano comunque dichiarazioni pubbliche in qualità di rappresentanti di tale organizzazione”. Altre regole di comportamento, come quella secondo cui “i giudici federali non accettano liberalità, se non quelle usuali nelle relazioni sociali e solo nella misura in cui ciò non susciti dubbi sulla loro personale integrità e indipendenza”. Giudici che “mantengono la loro indipendenza anche nei rapporti con i colleghi”. Il documento di Mon Repos si chiude così: “In seduta plenaria, i membri del Tribunale federale si chinano a scadenza regolare su questioni afferenti i comportamenti confacenti alla carica, sull’efficacia delle consuetudini e sul loro eventuale adattamento”.

I giudici del Tribunale amministrativo federale hanno adottato una “Carta etica” nel maggio 2011 “in seguito ad ampia consultazione”. I giudici del Taf “garantiscono l’esercizio indipendente della funzione loro affidata. Si astengono da qualsiasi comportamento suscettibile di compromettere la loro indipendenza”. Le attività esercitate dai giudici “al di fuori del Tribunale non devono né ostacolare il corretto svolgimento della funzione giudiziaria, né nuocere alla reputazione del Tribunale, né provocare conflitti di interesse”. I giudici “tengono un comportamento rispettoso della dignità altrui, soprattutto di quella degli utenti della giustizia e dei loro rappresentanti”. Ed “evitano qualsiasi forma di discriminazione legata a cultura, orientamento politico, religione, sesso, razza, etnia o nazionalità”. E ancora: “Allorquando, usando della loro libertà d’opinione, i giudici si esprimono nei media, si ispirano a criteri d’equilibrio e di misura, tenendo conto del loro statuto. Ricorrono ai canali informativi previsti dal Tribunale. Non divulgano informazioni di natura interna”. Riguardo ai rapporti in seno al Taf, i giudici “trattano con rispetto l’insieme dei collaboratori del Tribunale e riconoscono l’importanza del loro lavoro”. Inoltre “esercitano le loro funzione di direzione con trasparenza e si impegnano a instaurare un clima di fiducia. Vegliano a prevenire comportamenti scorretti ed evitare conflittualità”.

‘Espressioni di stima e se, del caso, garbate critiche’

Sui rapporti interni pone l’accento anche il “Codice di comportamento dei giudici del Tribunale penale federale”. I giudici del Tpf “esercitano la loro funzione in buona collaborazione con tutti i dipendenti del Tribunale, consapevoli dell’immagine esemplare che è legata alla loro carica. Ciò implica espressioni di stima e, se del caso, garbate critiche”. Di più. “Non alimentano la portata di eventuali conflitti né all’interno, né all’esterno del Tribunale, ma si avvalgono, se necessario, dei meccanismi di risoluzione dei conflitti sviluppati dal Tribunale penale federale”. E non è tutto: “Per ragioni di trasparenza interna i giudici penali federali che intrattengono una relazione con un collaboratore o una collaboratrice del Tribunale penale federale sono tenuti a informarne tempestivamente la Commissione amministrativa”.

È chiaro che non basta un codice etico a impedire il manifestarsi di problemi negli uffici giudiziari. Ma avere certe regole nero su bianco non guasta. Anzi.