laR+ DELITTO MAZZOTTI

Gli amici e la notte del rapimento di Cristina

Quei volti di 49 anni fa si sono fatti più sfocati, inevitabilmente meno nitidi. Troppo tempo è passato dalla notte tra il 30 giugno e il 1° luglio 1975: la notte in cui a Eupilio, sopra Erba, è stata rapita Cristina Mazzotti, studentessa milanese, il cui corpo è stato trovato nella discarica di Galliate, dopo la confessione di Libero Ballinari, contrabbandiere ticinese, uno dei carcerieri della ragazza, che alla polizia di Lugano, aveva raccontato dove era stata sepolta la diciottenne.

Il nodo del riconoscimento di due dei quattro presunti autori materiali del sequestro è stato dibattuto a lungo nell’udienza del processo che si sta celebrando in Corte d’Assise a Como, dove sono stati escussi Emanuela Luisari e Carlo Galli, gli amici di Cristina: erano con la 18enne studentessa la notte del tragico sequestro. Hanno visto in faccia due di coloro che sono accusati di aver materialmente rapito Cristina. Due degli imputati che sin qui hanno sempre presenziato alle udienze del processo in corso in Corte d’Assise a Como: Giuseppe Calabrò, 74enne, e Antonio Talia, 73enne, che si professano innocenti. Non si sono mai fatti vedere Demetrio Latella, 70enne, reo confesso dopo essere stato identificato grazie ad una impronta sulla Mini Minor di Carlo Galli, e Giuseppe Morabito, 80enne boss di ’ndrangheta, che per l’accusa avrebbe organizzato il rapimento di Cristina.

Il riconoscimento, attraverso un album fotografico, risale al 2008, anno in cui la magistratura ha riaperto la drammatica vicenda. Album fotografico che ha “smosso i ricordi” degli amici della studentessa milanese. Ma sui quali non se la sentono di giurare che si tratti dei sequestratori. Sia Emanuela Luisari che Carlo Galli si sono soffermati sui tragici eventi di 49 anni fa. Queste le parole di Luisari: “Ricordi nitidi, perfettamente nitidi dopo cinquant’anni, non posso dire di averne… ma di sicuro c’è che a un certo punto hanno chiesto chi era la Cristina, lei ha fatto un passo avanti e le hanno messo una federa sulla testa. Io e Cristina siamo diventate amiche alle elementari e siamo sempre state insieme, fino alla notte del rapimento. Lei aveva una casa a Eupilio e tutte le estati andavamo in vacanza insieme sia lì che da altre parti. Io dormivo a casa sua. La sera del 30 giugno siamo andati a Erba al bar con altri amici e con Carlo Galli, che ci è venuto a prendere. Verso mezzanotte siamo tornate da Erba verso casa della Cristina”.

Il racconto prosegue con le parole di Carlo Galli: “Poco prima di imboccare la stradina che portava alla casa della Cristina, era buio, ci sorpassa una macchina. Ci sorpassa e poi infila la stradina. Noi giriamo e ci troviamo l’auto di traverso, con il muso rivolto verso di noi, messa in modo tale da impedirci di passare. Dai lati della strada c’erano dei cespugli, da cui sono spuntate tre persone. Erano armate”. Due rapinatori salgono sulla Mini Minor di Carlo Galli: “Quando ci hanno fatti salire dietro, Cristina è rimasta in mezzo a noi. Passiamo accanto alla casa di Cristina dico ‘lasciatele qui, vengo io con voi’. Siamo arrivati in un bosco dove si sono fermati. C’era un’altra macchina. Ci hanno fatto scendere dalla Mini e hanno chiesto: ‘Chi è la Cristina?’. Lei ha detto: ‘Sono io’. Le hanno messo una federa in testa e l’hanno messa su un’altra auto”. L’inizio di un incubo, finito tragicamente. Si torna in aula il 13 novembre. di Marco Marelli