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Il Preventivo del governo non piace. Quello del parlamento forse

Per il Plr è ‘malridotto’, il Centro conferma il no a tassa sui posteggi e progressione a freddo, la Lega attacca. Ps e Verdi sulle barricate. Mica male

Siamo solo all’inizio
(Ti-Press)
25 settembre 2024
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«Ho visto passar via questo Preventivo in corsia un po' malridotto, vediamo di curarlo senza litigare troppo sulle medicine e in vista dell'anno prossimo prescriviamo della gagliarda fisioterapia, non goccine omeopatiche». Risponde così il presidente del Plr Alessandro Speziali quando gli chiediamo, appena finita la conferenza stampa del Consiglio di Stato, se questo Preventivo ’25 sia morto o in cure intense. «Il nostro approccio – continua Speziali – non è semplicemente quello di vedere il saldo dei milioni, ma capire misura per misura quali hanno davvero senso e quali no. Quello che è certo, è che non possiamo andare avanti a decidere sulla base di fotografie annuali senza prospettiva». Insomma, l'entusiasmo è da un'altra parte: «Mi pare che più che visioni che possono anche far discutere ci sia una carrellata di forbicine e lime, con piccole strette di qua, strane misure di là, spesso solo cosmetiche» considera Speziali, il quale – per forza di cose – si vede costretto a buttare lo sguardo al di là della siepe. Perché quest'anno andrà come andrà, «ma l'anno prossimo l'esercizio dovrà essere totalmente diverso. L'analisi della spesa dovrà far accendere a tutti qualche spia d'allarme, e partendo da questo governo e parlamento dovranno lavorare di buona lena e con coraggio, spirito innovativo, facendosi magari accompagnare da degli esperti come fatto dalla Confederazione. Senza scappare davanti alle responsabilità, perché i conti non sono affare di un dipartimento o di un potere dello Stato, ma di tutto il parlamento e tutto il governo».

Dadò: ‘Il governo si è impegnato, però...’

«Il governo si è sicuramente impegnato», riconosce dal canto suo il presidente del Centro Fiorenzo Dadò, che subito dopo passa all’attacco. «Ci sono però delle misure già discusse in commissione della Gestione (tassa di collegamento e progressione a freddo, ndr) che il parlamento non lascerà passare tanto facilmente. E non è una mancanza di responsabilità, ma il rifiuto della teoria ‘mangia la minestra o salta dalla finestra’ che non è nella nostra visione di fare politica». Insomma, «valuteremo misura per misura, non l'insieme. Anche perché l’insieme della spesa dello Stato sono 4mila milioni e qui si parla di poche decine di milioni». A non andare giù al presidente del Centro è soprattutto la tassa di collegamento, «non capisco perché i ticinesi dovrebbero pagare migliaia di franchi in più ogni anno per i parcheggi senza avere nulla in cambio». E i risparmi sui sussidi di cassa malati, misura che l’anno scorso hanno contribuito a rimuovere? «La valuteremo, dopotutto si tratta di contenere l’aumento, non di tagliare», nicchia Dadò.

Sanvido: ‘E si spende un sacco di soldi per gli Statuti S?’

Per la Lega, il vicecapogruppo Andrea Sanvido parte dalla premessa che «il deficit non è drammatico, parliamo dell'1,5% che mal che vada diventerà il 2% del budget del Cantone». Ma delle linee rosse il movimento di via Monte Boglia le traccia subito: «Chiederemo che, per la gestione dei richiedenti asilo, si spenda solo quanto ci versa la Confederazione. Mentre per quanto riguarda la socialità, non possiamo più permetterci di essere così di manica larga coi permessi B». Sanvido, inoltre, se la prende anche con «i risparmi che vorrebbe fare la Confederazione scaricando sui cantoni quelle spese... per spendere un sacco di soldi per le persone con Statuto S? Non se ne parla, e sia in Consiglio nazionale sia qui in Ticino ci faremo sentire». A titolo personale, poi, Sanvido rincara: «Non mi convince neanche la spesa per la pedagogia speciale: continua a salire, ma secondo me si sta esagerando con il sostegno pedagogico. Guarderemo di fino anche in commissione».

Riget: ‘Taglio ai sussidi incomprensibile, pronti alla piazza’

Esaurita la schiera dei possibilisti – nel votare il Preventivo del Gran Consiglio, non quello del Consiglio di Stato – arriva il turno di chi da quell'orecchio proprio non ci sente. La copresidente del Ps Laura Riget attacca a testa bassa partendo dalla decisione della maggioranza della Gestione di andare verso la bocciatura di tassa di collegamento e progressione a freddo: «Oltre a sconfessare i loro stessi consiglieri di Stato, rendono ancora più fragile la situazione finanziaria mettendo già in dubbio questo preventivo pubblicato da poche ore». Per quanto concerne il taglio ai sussidi di cassa malati, Riget si dice «estremamente preoccupata, è una decisione incomprensibile perché l'anno scorso quando hanno tentato di farlo la popolazione è scesa in piazza a opporsi e il parlamento ha fatto un passo indietro. Riproporre questi tagli adesso, alla vigilia di un altro aumento dei premi, è assurdo». Anche sul fronte dipendenti pubblici Riget è «molto preoccupata», perché «si andranno a compromettere la qualità dei servizi e il modo in cui si affronteranno i bisogni causati dal disagio giovanile, l'invecchiamento della popolazione e la crisi climatica». E ora? «La speranza, forse ingenua, è che in Gestione si trovi un accordo. Sennò, saremo pronti a scendere in piazza».

Bourgoin: ‘Pareggio di bilancio una forzatura’

Sulla stessa linea d’onda anche i Verdi. «Qualsiasi proposta che va a tagliare negli ambiti sensibili ci trova contrari», afferma la co-coordinatrice ecologista Samantha Bourgoin. «Questo è il secondo Preventivo che vuole andare ad assecondare il pareggio di bilancio. Una forzatura visto il periodo storico in cui ci troviamo». Nota di biasimo, le due indicazioni uscite alla vigilia della presentazione del Preventivo dalla ‘Gestione e finanze’. Per Bourgoin, «si è voluta forzare la mano». Il riferimento è alla firma dei commissari di Centro e Plr al rapporto di maggioranza che chiede che sia direttamente il parlamento, senza passare dal voto popolare, ad abrogare la tassa di collegamento. «Azzoppare una proposta prima ancora di farla presentare dai loro stessi rappresentanti in governo mostra che c’è un problema che va al di là della comunicazione».

Morisoli: ‘E il decreto?’

Il capogruppo e deputato dell’Udc Sergio Morisoli parte invece con un commento non finanziario, bensì giuridico: «Il governo, con questo Preventivo, non sta rispettando la legge votata da popolo e parlamento che lo obbliga a portare i conti in pareggio entro il 2025». Secondo il democentrista «la legalità è più importante della politica finanziaria», e rimprovera: «Questa è la dimostrazione che, nonostante ci sia una legge e siano passati oltre tre anni dalla sua approvazione, siamo ancora al punto di partenza». Il disavanzo prospettato di 64 milioni è per Morisoli un «valore virtuale». E chiarisce: «Sono state presentate le stesse ricette dello scorso anno che sappiamo non funzionare. Queste misure daranno nuovamente adito a manifestazioni e vincoli». Secondo il granconsigliere il testo presentato oggi non ha quindi vita lunga nella sua forma originale.

I SINDACATI

Preoccupazione e piazza. Ma non tutti

Malcontento regna evidentemente anche nelle fila sindacali. «Prosegue l’applicazione dei tagli da parte del governo», rileva stringato Raoul Ghisletta della Vpod, senza però nascondere: «Questo ci preoccupa. È un attacco contro la qualità del servizio pubblico e dei servizi sociosanitari. I servizi ai cittadini – sottolinea il sindacalista – peggiorano giorno dopo giorno. È una situazione indegna causata dalla mancanza di personale e dal sovraccarico di lavoro». Ghisletta volge già lo sguardo alla manifestazione del prossimo 16 ottobre, il cui focus sarà proprio la qualità del servizio pubblico. Sul carovita, constata sempre Ghisletta, «per la Vpod è importante che quanto perso in questi anni venga poi recuperato un domani quando le finanze staranno meglio».

Battagliero il portavoce di ErreDiPi, la rete per la difesa delle pensioni, Enrico Quaresmini. «In due anni – afferma – il costo della vita si è alzato ben oltre quanto verrebbe riconosciuto col carovita. Si tratta di una perdita strutturale dei salari». Di più. «Non siamo per niente soddisfatti e come ErreDiPi continueremo a chiedere il recupero totale del rincaro per i dipendenti». A essere «incredibile», per Quaresmini, il fatto che, «anno dopo anno, quello che è un diritto sancito dalla legge diventi di fatto una sorta di regalo, concesso quando va bene o tolto con tutta tranquillità quando va male». Anche ErreDiPi scenderà in piazza tra qualche settimana a sostegno dei sindacati. Stando al portavoce della rete, «non è però abbastanza. Serve una strategia che mobiliti la gente dal basso per andare verso forme di lotta più dure con mobilitazioni sul luogo di lavoro».

Di «preoccupazione» parla anche il vicesegretario regionale del Sopraceneri Ocst Claudio Isabella, perché «ancora una volta si va a toccare il personale, e dopo che non è stato riconosciuto il carovita l'anno scorso e quest'anno si tratta solo dello 0,5% il potere d'acquisto ne risentirà. Per i dipendenti cantonali, certo, ma a cascata per tutti coloro che lavorano negli enti sociali». Per Isabella un tasto dolente è «il taglio ai sussidi di cassa malati, perché si parla di famiglie con figli del ceto medio, e anche il rallentamento delle indennità per gli stage di allievi e allieve nel settore sociosanitario». Anche per l'Ocst la manifestazione del 16 ottobre «resta in piedi, per far capire che non vogliamo si intervenga in questi ambiti».

Chi invece non scenderà più in piazza – la decisione del comitato sarà presa stasera – sono i Sindacati indipendenti ticinesi, il cui segretario Mattia Bosco taglia corto: «Bisogna ragionare sui fatti e non sui preconcetti: la manifestazione è stata svuotata dai suoi contenuti principali per quello che riguarda le misure sul personale». Misure che «quest'anno saranno meno incisive rispetto all'anno scorso, dove tra contributo di solidarietà, pensioni e mancata concessione del carovita c'erano ben più argomenti che quest'anno». Insomma, «il personale affiliato al Sit – continua Bosco – capisce la situazione di difficoltà in cui si trova il datore di lavoro, non vuole calcare la mano in questa fase». Quindi niente bandiere e niente loghi a Bellinzona il 16 ottobre, ma «da un lato parteciperemo comunque alla suddivisione dei costi del corteo, dall'altro rimaniamo vigili sul dibattito parlamentare. Dovesse intervenire qualche manina a peggiorare la situazione, saremo pronti a mobilitarci».

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