Fino a quando il governo intende ignorare l’offensiva del consigliere di Stato Claudio Zali nei confronti del quotidiano laRegione? È quanto chiedono i deputati dell’Mps Giuseppe Sergi e Matteo Pronzini in un’interpellanza all’indirizzo del Consiglio di Stato.
“Da mesi ormai – premettono i due granconsiglieri – un membro dell’Esecutivo cantonale, il consigliere Zali, conduce una campagna pubblica contro uno dei maggiori quotidiani del cantone. Quella che presenta come una battaglia in difesa della propria privacy è in realtà diventata una campagna contro la libertà della stampa, implicando di fatto il governo e con risvolti istituzionali imprevedibili”. Per Sergi e Pronzini, è dunque una situazione che il Consiglio di Stato deve chiarire al più presto.
Ad aver inasprito i rapporti con il direttore del Dipartimento del territorio, la pubblicazione di alcuni articoli relativi a una vicenda personale che vede coinvolto Zali come presunta parte lesa: una relazione sentimentale tra il consigliere di Stato leghista e una donna, sfociata in una denuncia nel giugno 2023 della compagna di Zali, la deputata del Plr Simona Genini. Secondo gli inquirenti, i reati che la donna avrebbe commesso ai danni di Zali e Genini sono tentata estorsione, tentata e consumata coazione, diffamazione e ingiuria.
“Il consigliere Zali – scrivono in merito i due deputati dell’Mps –, non contento che laRegione abbia, come era suo diritto e dovere a nostro modo di vedere, accennato a questo fatto di cronaca, ha chiesto alla Pretura di Bellinzona (davanti a cui comparirà la donna imputata, ndr) di emanare un decreto che impedisca ai giornalisti del quotidiano (e solo a loro!) di riferire sul dibattimento, pubblico, nel quale Zali comparirà, come detto, in qualità di presunta vittima”. E aggiungono: “Il tentativo di mediazione esperito negli scorsi giorni non ha dato risultati e quindi Zali proseguirà per vie legali per ottenere quanto richiesto”.
Secondo Sergi e Pronzini, “appare a questo punto evidente che la battaglia che sta conducendo Zali contro il quotidiano non abbia ormai più nulla a che fare con la difesa della privacy, che ognuno di noi ha sicuramente il diritto di difendere”. E rimarcano: “Indipendentemente dalle motivazioni e dalle eventuali ragioni avanzate dal consigliere Zali (si tratterebbe di una vicenda ‘personale’), questa offensiva si è in realtà trasformata in una battaglia di un membro del governo cantonale contro la libertà della stampa e dei giornalisti di esercitare il loro ruolo”.
A confermare questa tesi, il fatto che Zali abbia chiesto il divieto di parlare di questa vicenda processuale solo nei confronti de laRegione e dei suoi giornalisti e non di altri organi di stampa. Ma anche che, a seguito di questa vicenda, il leghista abbia messo in atto tutta una serie di azioni, in particolare nell’ambito comunicativo, che implicano il suo dipartimento e i suoi funzionari: “Come noto – viene illustrato nell’interpellanza – non comunica, nella sua veste di consigliere di Stato e sui temi di interesse pubblico, con il giornale, così come i suoi funzionari dirigenti”. Insomma, sottolineano i parlamentari, “la contestazione della libertà della stampa e il boicottaggio comunicativo da parte di un membro del governo nei confronti di un importante quotidiano cantonale implica, di fatto, tutto l’Esecutivo di cui Claudio Zali fa parte”.
Viene quindi chiesto tra le altre cose al governo se sia informato da parte di Zali “sui passi che in questi ultimi mesi ha compiuto nei confronti de laRegione”, se ne condivida “l’offensiva giuridica e comunicativa” e se non ritenga di dover intervenire “affinché Zali interrompa quella che ormai è diventata, indipendentemente dalle ragioni che la ispirano, un’aperta campagna di un membro del governo contro la libertà della stampa”. RED