Il Plr dedica il suo comitato cantonale alle regioni discoste, tra economia, sviluppo e zone rosse. Ma arrivano bordate anche su Preventivo e giustizia
Giustizia travolta dal caos scoppiato nel Tribunale penale cantonale, politica già con la testa al Preventivo 2025, una proposta di riforma della scuola appena presentata. Davanti a tutto ciò, il Plr ha deciso di dedicare il comitato cantonale odierno alle valli, con anche una tavola rotonda. Il motivo è semplice, afferma davanti al suo ‘parlamentino’ il presidente Alessandro Speziali: «Non siamo solo il partito di finanze, economia e formazione: ma del territorio». Quindi, dopo un pensiero e un ricordo che va indietro alle alluvioni di questa estate, attacca a testa a bassa: «Le valli non possono essere abbandonate né devono diventare ruderi della storia. Se non agiamo adesso, il problema diventerà irreversibile».
Quella che Speziali chiama «ruderizzazione» dipende da due aspetti: «Quelli storici e quelli sociologici, ma anche quelli politici delle decisioni». Nel senso che, riprende il presidente liberale radicale, «gli investimenti sono fondamentali, sia a livello strutturale sia per lo sviluppo. Quando ci riempiamo la bocca con la parola ‘cultura’ ricordiamoci di Plinio Martini, ricordiamoci di molti romanzi di fine Ottocento o del Novecento, portiamo alla storia del nostro territorio il rispetto che merita. Meno frasi a effetto sui social, più risorse da dirottare sul futuro di queste regioni discoste». Perché «le zone rosse nelle valli non devono essere una clava giuridica che si abbatte su futuro di queste parti di territorio. Sappiamo cosa vuol dire ‘zona rossa’, c‘è anche qualche similitudine politica con quel colore...». Ma «una società a rischio zero non esiste, dobbiamo scommettere sul futuro con la politica che deve giocare il suo ruolo per evitare che la tecnica ponga fine alle zone abitate». In regioni, rimarca Speziali, «che sono anche turismo, posti di lavoro, economia che vuole e deve essere rilanciata».
Sul tema delle valli prende la parola anche il direttore del Dipartimento finanze ed economia Christian Vitta che, dopo aver ricordato l'importanza dei masterplan, afferma che «gli strumenti ci sono, si possono sviluppare, ma fondamentale è che siano innanzitutto le persone del luogo a crederci. Non vi nascondo che in certe regioni alcuni progetti non si sviluppano e non hanno successo per litigi e gelosie locali».
Ma non di sole valli vive il Plr questo sabato mattina bellinzonese. Perché Speziali rincara la dose su tutti i temi di attualità. A partire dal Preventivo 2025: «È fondamentale non scatti il freno ai disavanzi, perché non vogliamo più imposte per tutti. Le scelte concerneranno entrate e uscite, ma tutte dovranno essere improntate alla sostenibilità, e dovranno essere solide e ragionevoli». Quindi, assicura, il Plr «non vuole solo ragionamenti contabili, guarderemo nei contenuti ogni singola proposta». Ma l'ottimismo non regna sovrano, detta breve. Perché «tra il controprogetto alla tassa di collegamento che non è espressione di un gran piglio riformista, e alcune forze che già parlano di manifestazioni prima ancora di aver visto il Preventivo e si apprestano alla guerra di trincea noi vogliamo altro». Per altro, Speziali intende «il cercare soluzioni assieme alle forze interessate a trovare vie comuni. Un cantone che vuole solo scendere in piazza non sale a livello di contenuti politici».
Qualche parola, va da sé, va anche al caos giustizia: «Abbiamo più volte stigmatizzato questa situazione, aspettiamo le analisi del Consiglio della magistratura ma ci sembra inverosimile che tutto possa poi risolversi in semplici richiami per continuare come se nulla fosse, con la medesima composizione. La squadra è compromessa, occorre cambiarla con spirito di responsabilità individuale che non deve mancare in chi rappresenta i più alti valori dello Stato». Che se non siano dimissioni, almeno un rimpasto par di capire.
Sulla giustizia, continua a combattere il già deputato Giorgio Galusero che, chiedendo la parola, tuona: «Abbiamo cinque giudici che sono stati separati in casa, con una sorta di pericolo di collusione che si vede solo in carcere quando si arresta una banda che va tenuta separata». Le responsabilità, per Galusero, sono da trovare anche in un Dipartimento istituzioni «che non fa niente di concreto da anni» con una commissione ‘Giustizia e diritti’ che «toglie le castagne dal fuoco».