Condotte inappropriate tra colleghi e superiori, Fitas (Ocst): ‘Il rispetto deve esserci a prescindere in tutti i luoghi di lavoro e a ogni livello’
«Il rispetto deve esserci a prescindere in tutti i luoghi di lavoro e a ogni livello. Quando poi ci sono in gioco dei ruoli, chi ha una posizione di rilievo deve stare ancora più attento ad alcune tipologie di comportamento». La sindacalista Davina Fitas, coordinatrice di Ocst Donna-lavoro e responsabile del settore pubblico e docenti, non nasconde la propria indignazione rispetto ai più recenti sviluppi sul caos al Tribunale penale cantonale (Tpc). In particolare Fitas si riferisce all’invio da parte del presidente del Tpc, il giudice Mauro Ermani, di una foto che ritrae una donna seduta in mezzo a due peni giganti di plastica e la scritta ‘Ufficio Penale’. «Che succedano queste cose in un ambiente di giustizia – rimarca la sindacalista –, che agli occhi del cittadino dovrebbe rappresentare tutto ciò che è giusto per la nostra società, è inaccettabile». E affonda: «È grave che una persona che per lavoro si occupa di esprimere un giudizio si comporti in modo così inadeguato. Il Tribunale è un luogo dove si emettono delle decisioni. Si auspica quindi che si agisca dal momento che vengono esposti determinati fatti».
Fitas ha dunque le idee chiare: «L’invio di una foto di questo tipo non può essere minimizzato in nessun ambiente di lavoro. Tra colleghi c’è un rapporto lavorativo che non implica tali scambi. Anche se dovesse esserci un’amicizia, tra le parti deve sempre esserci rispetto». Non solo. «Il superiore – sottolinea – non può permettersi di dimenticare di essere comunque un superiore».
La sindacalista si augura quindi che queste dinamiche non vengano sminuite. «Come prevede peraltro anche la legge – spiega –, il datore di lavoro è tenuto al benessere delle proprie collaboratrici e dei propri collaboratori, prendendo in considerazione seriamente le segnalazioni e agendo di conseguenza». C’è però il tema della paura: «Come sindacato – rileva sempre Fitas – sappiamo che spesso non è così facile fare il primo passo. Non di rado vi sono dei casi che non arrivano alle risorse umane per timore di ulteriori ripercussioni». Questo, mette in guardia la responsabile di Ocst Donne-lavoro, «deve far riflettere e spingere a cercare di assicurare un ambiente di lavoro sano. Quando ci si sveglia al mattino non si può avere paura di andare a lavorare».
Come vengono gestite queste segnalazioni dal sindacato? «C’è chi telefona perché sta vivendo una situazione particolare sul lavoro chiedendo un’opinione. Di norma invitiamo a un incontro personale per analizzare il contesto, così da riuscire a indicare a chi rivolgersi a seconda della problematica. Nell’Amministrazione cantonale e nel settore parapubblico, per esempio, esistono degli strumenti in tal senso». Secondo Fitas, «è importante capire la casistica, se si tratti di mobbing, di molestie o violenze sessuali. Sono sempre situazioni delicate. Non va dimenticato che talvolta siamo di fronte a casi di rilevanza penale che implicano poi il coinvolgimento della polizia. La paura resta comunque tanta». In merito, aggiunge Fitas, «abbiamo un servizio di assistenza legale, un sostegno psicologico e sindacale. A dipendenza della casistica si collabora con l’Ufficio dell’ispettorato del lavoro o con il Laboratorio di psicopatologia del lavoro. Se c’è una violenza ci sono dei servizi verso cui indirizziamo la vittima. Anche solo chiamare e parlare con noi è importante, e soprattutto non implica per forza conseguenze. Spesso vediamo che in queste situazioni non si sa come muoversi».
L’auspicio è che le istituzioni e i datori di lavoro rafforzino le misure di prevenzione e contrasto di questi fenomeni. «Si può agire – suggerisce Fitas – attraverso dei regolamenti o informando il personale su chi siano le figure a cui rivolgersi se succedono determinate cose o anche mettendo a disposizione dei canali opportuni. Sul posto di lavoro bisogna potersi sentire tranquilli. L’impressione è che manchi proprio una cultura aziendale: il datore di lavoro o l’azienda devono essere attenti a tutto ciò che può capitare, perché purtroppo queste casistiche succedono».
A mancare spesso è anche la consapevolezza su quali comportamenti possano essere ritenuti inopportuni. «A dare fastidio può essere uno sguardo insistente che va a violare l’intimità, o anche una battuta. Tutto ciò che va oltre può essere vissuto come una violenza. In ufficio si trascorrono otto se non più ore della propria giornata. Riproporre insistentemente alcune battute o comportamenti diventa facilmente pesante. E i problemi poi non sono indifferenti, possono anche segnare per la vita».