In ‘Giustizia e diritti’ pendenti vari atti. Maderni, coordinatrice della sottocommissione ad hoc: ‘Nei giorni scorsi ricevute le date delle risposte’
A breve (si spera) il Gran Consiglio eleggerà coloro che subentreranno alle procuratrici pubbliche Pamela Pedretti e Marisa Alfier: entrambe hanno rassegnato le dimissioni dalla magistratura per aprile. Ed è in particolare in queste occasioni che si torna a parlare di uno degli argomenti dell’agenda politica ticinese: la procedura di nomina di giudici e pp. Che si vorrebbe sottrarre al cosiddetto manuale Cencelli e dunque spartiticizzare. Una pia illusione? Finora, alla prova dei fatti, le buone intenzioni sono state più dichiarate che praticate dalle varie formazioni politiche. Il che non deve stupire. Per due motivi. Il primo: la designazione dei magistrati spetta in base alla vigente Costituzione cantonale al parlamento, dunque a un organo politico per definizione. La seconda: quelle a Palazzo di giustizia sono poltrone che contano. Ai due motivi si aggiunge un terzo affacciatosi nel frattempo sul dibattito: la richiesta di partiti finora rimasti fuori dai giochi di vedere anche la propria area di pensiero rappresentata in magistratura. In altre parole rivendicano la nomina di candidati da loro sostenuti non solo, si presume, perché ritenuti in grado di coprire la carica di procuratore o giudice, ma anche perché quei candidati si riconoscono nella visione politica del partito.
Il fatto che si continui a discutere di come migliorare la procedura di reclutamento dei magistrati, per premiare anzitutto le qualità dell’aspirante pp o giudice, è comunque positivo. Le proposte non mancano. Come quella del procuratore generale Andrea Pagani – la cui idea di manovra riguarda ovviamente solo l’ufficio giudiziario che dirige, cioè il Ministero pubblico – citata in un’articolata e recentissima risposta del Consiglio di Stato a una mozione inoltrata nel febbraio di due anni fa con cui il deputato del Plr Matteo Quadranti suggerisce alcune misure di natura organizzativa per accrescere l’efficienza della Procura.
Il procuratore generale, scrive il governo, “si è già espresso pubblicamente, come pure in sede di audizione davanti alla Commissione giustizia e diritti del Gran Consiglio, in favore di una modifica della procedura di nomina dei magistrati del Ministero pubblico. Riassumendo in termini sintetici, la proposta del procuratore generale verte sui seguenti punti: nomina della Direzione del Ministero pubblico (procuratore generale, 2 sostituti procuratori generali ed eventualmente 4 procuratori pubblici capo) di competenza del Gran Consiglio; nomina dei restanti procuratori pubblici (16; più eventuali sostituti procuratori pubblici) di competenza di un’autorità terza (Consiglio di Stato o Consiglio della magistratura) dopo concorso pubblico e procedura di selezione operata dalla Direzione del Ministero pubblico (che invia la proposta di nomina all’autorità terza)”.
Si accenna così alla figura del sostituto procuratore pubblico, che, Gran Consiglio permettendo, potrebbe essere riattivata come chiede un'iniziativa parlamentare depositata nel 2019 dall’allora granconsigliere liberale radicale Giorgio Galusero e tuttora appunto pendente. Non solo. La proposta del pg apre alla possibilità che la nomina dei pp, esclusi quelli che fanno parte della Direzione del Ministero pubblico, possa avvenire non da parte del Gran Consiglio, come succede attualmente, ma da parte del governo o del Consiglio della magistratura, autorità che vigila sul funzionamento dell'apparato giudiziario in Ticino con poteri disciplinari su giudici e procuratori.
L'iniziativa presentata a suo tempo da Galusero, a nome del gruppo in legislativo, è sui banchi della commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’. Così come lo è un’altra iniziativa targata Plr, questa depositata nel dicembre 2021 dall’allora deputato e già procuratore pubblico Marco Bertoli. L’atto parlamentare chiede che “la legislazione cantonale sia modificata affinché il Ministero pubblico venga diretto dal procuratore generale, coadiuvato da quattro altri membri della Direzione del Ministero pubblico”, di attribuire la competenza di nomina della Direzione del Ministero pubblico al Gran Consiglio; di sopprimere la competenza generale del Gran Consiglio quale autorità di nomina di tutti i procuratori pubblici; di attribuire la competenza di nomina dei procuratori pubblici alla Direzione del Ministero pubblico; di adeguare laddove necessario l’intera legislazione sull’organizzazione giudiziaria”.
Le proposte, si diceva, non mancano. Lo conferma la coordinatrice della sottocommissione ‘Ministero pubblico’ in seno alla ‘Giustizia e diritti’, Crisitina Maderni (Plr): «Sì, abbiamo pendenti una serie di atti che riguardano il Ministero pubblico. Naturalmente, è sempre competenza della commissione decidere se alcuni atti, anche se riguardano il ministero pubblico, debbano essere trattati dal plenum commissionale o meno». Ciò detto, Maderni sottolinea che «per quanto riguarda questi atti il Consiglio di Stato ci aveva indicato, nell'aprile 2023, che avrebbe preso posizione. Nei giorni scorsi abbiamo ricevuto dal governo stesso una sorta di scadenzario, con le date in cui il Dipartimento istituzioni esprimerà la sua opinione su questi atti. Siamo quindi in attesa dei messaggi per sviluppare ulteriori riflessioni». Soprattutto per quanto concerne l'iniziativa di Bertoli, ripresa dalla stessa Maderni. In questo caso, il messaggio dovrebbe arrivare entro l'estate. A cascata, continueranno poi i ragionamenti in merito alla questione dei sostituti procuratori pubblici.