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Salari minimi, esigenze di padronato e sindacati troppo distanti

Le parti sociali e i rappresentanti dei datori di lavoro nel settore alberghiero e nella ristorazione non sono riusciti a trovare un accordo per il 2025

‘Boom nel turismo non generalizzato a tutto il Paese’
(Ti-Press)
8 luglio 2024
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«Gli stipendi nel ramo alberghiero e della ristorazione sono bassi e richiedono un intervento di adeguamento. Come evidenzia anche l’Ufficio di statistica, dal 2017 i salari reali dei dipendenti sono in diminuzione». Per Chiara Landi, sindacalista di Unia responsabile del settore terziario, non si scappa, «questa situazione necessita un intervento». È infatti di oggi l’annuncio da parte dei sindacati Unia e Syna e dell’organizzazione dei lavoratori Hotel&Gastro Union delle fallite trattative per un adeguamento dei salari minimi nell’industria alberghiera e della ristorazione per il 2025.

‘Ricadute anche su tutto il resto dell’economia’

Come ogni anno, tra aprile e giugno, le parti sociali del Contratto collettivo nazionale di lavoro (Ccnl) per l’alberghiero e la ristorazione negoziano l’adeguamento dei salari minimi per l’anno seguente. Parti sociali che, insieme alle associazioni rappresentanti dei datori di lavoro GastroSuisse, HotellerieSuisse e Swiss Catering Association, non sono riuscite a trovare un’intesa in merito. E questo, si legge nel comunicato dei rappresentanti dei lavoratori, perché “malgrado l’eccellente anno economico 2023 e le ottime prospettive per il 2024, le associazioni dei datori di lavoro non sono disposte a innalzare i salari minimi a un livello equo”. I sindacati e le associazioni dei lavoratori hanno dunque deciso di rivolgersi al tribunale arbitrale.

A tal proposito, Landi non usa mezzi termini: «La posizione della parte padronale durante la negoziazione è da stigmatizzare. Un posizionamento di chiusura e intransigenza che francamente non è in linea con la situazione attuale». E spiega: «Dal punto di vista economico, il settore sta vivendo un periodo di slancio. Lo scorso anno ha fatto registrare degli ottimi risultati e anche quest’anno si prospetta molto positivo». Tant’è, rileva la sindacalista, che «non ci aspettavamo che ci fosse questa chiusura, in particolare a fronte di salari molto bassi e stagnanti, se non addirittura in diminuzione nei salari reali, e delle richieste di intervento da parte dei lavoratori che da anni reclamano un riconoscimento salariale e delle condizioni di lavoro. Per una persona senza qualifica il salario di ingresso è di 3’666 franchi al mese, mentre per chi ha un Afc ed è quindi qualificato lo stipendio è di 4’470 franchi». Non solo. «Le stesse organizzazioni padronali – prosegue Landi – lamentano una difficoltà strutturale nel trovare manodopera qualificata. Evidentemente una rivalorizzazione salariale invoglierebbe le persone che lavorano in questo settore non solo a entrare maggiormente nel ramo, ma anche poi a restarci. L’erosione del potere d’acquisto, non va dimenticato, ha una ricaduta su tutto il resto dell’economia, dato che i lavoratori sono poi anche dei consumatori».

‘Non si giustifica un aumento esponenziale e sconsiderato su tutto il territorio’

«Il boom di cui parlano i rappresentanti dei lavoratori va relativizzato perché non è generalizzato a tutto il Paese». Non ci sta il presidente di GastroTicino Massimo Suter, che commenta: «Nelle diverse zone di confine, che comprendono dunque il Ticino, vi è una forte concorrenzialità dei Paesi europei. In alcuni grandi centri urbani sono sicuramente stati registrati dei numeri positivi. Questo però non giustifica un aumento esponenziale e sconsiderato del salario minimo su tutto il territorio svizzero. In Ticino non possiamo permetterci di offrire gli stessi salari di Zurigo». Questa posizione, puntualizza però Landi, «non tiene conto della perdita di potere d’acquisto che tocca il personale impiegato in questo ramo. Ci deve essere un equilibrio – evidenzia –, non si può sempre andare a raschiare sul salario dei lavoratori. Lavoratori che sono peraltro coloro che permettono alle aziende di fare dei profitti».

Per Suter, «da un lato le pretese dei sindacati e dall’altro quanto le nostre associazioni sono disposte a concedere erano veramente troppo distanti per trovare un accordo. La percezione del mercato – rimarca il presidente di GastroTicino – è diametralmente opposta: noi vediamo piuttosto un mercato difficile con una crisi congiunturale e dei costi fissi, mentre i sindacati vedono più un discorso di perdita di potere d’acquisto da parte dell’impiegato, che per certi versi è anche comprensibile, ma le esigenze erano troppo lontane».

Dal canto suo, la presidente di HotellerieSuisse Ticino Sonja Frey afferma come spesso «si dimentichi che i nostri salari sono attrattivi: nella Ccnl abbiamo la tredicesima, cinque settimane di vacanze, sei giorni festivi e tre giorni di formazione per chi vuole usufruirne. Chi fa parte del contratto collettivo riceve almeno il salario minimo, che non è tanto, ma permette di vivere. Poi chiaramente più si è qualificati più lo stipendio aumenta». Sull’andamento del turismo, Frey evidenzia: «In Ticino siamo troppo meteo-dipendenti e quest’anno i disagi non sono pochi. Se il tempo rimarrà così instabile diventerà complicato. A livello nazionale invece è vero che i dati sono positivi».

Come detto, Unia, Syna e Hotel&Gastro Union si sono rivolte al tribunale arbitrale del Ccnl. «Puntiamo ad avere un livello giusto – rileva Frey –, ma sicuramente non possiamo dare a ciascuno 4’500 franchi al mese di salario minimo. Per noi qui in Ticino è veramente difficile».