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Bagnovini: ‘Apprendistati nell’edilizia da utilizzare di più’

Il direttore degli impresari costruttori ticinesi vuole sfatare che sia una professione di sola fatica: ‘E le possibilità di fare carriera sono numerose’

In sintesi:
  • I lavori in questo ambito permettono di dare la terza dimensione a progetti realizzati sulla carta e contribuire a costruire il territorio
  • Il settore ha negli ultimi anni previsto alcuni accorgimenti per favorire il primo impiego per i neo diplomati muratori
  • La vita di cantiere, grazie anche all’accresciuto grado di meccanizzazione, è meno pesante rispetto al passato
Il punto della situazione per quanto riguarda la Ssic
(Ti-Press)
28 giugno 2024
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Le scuole sono appena finite, e per i ragazzi che hanno deciso di optare per questa strada e non ne hanno ancora trovato uno è tempo di scegliere un apprendistato. E il direttore della sezione ticinese della Società svizzera impresari costruttori Nicola Bagnovini ha le idee in chiaro: «Si tratta di una fase decisiva sulla prima e importante scelta per il futuro di questi ragazzi, e le tante e belle professioni della costruzione, dell’artigianato edile e degli specialisti di questo ambito possono essere davvero attraenti se ben spiegate». Quindi ci si prova, partendo dal presupposto che «queste decisioni i giovani le prendono ovviamente assieme alle famiglie, e sono scelte che devono essere prese anche pensando agli sbocchi lavorativi».

Iniziamo da qui, che sbocchi lavorativi possono attrarre un giovane?

Quando si pensa alle professioni dell’edilizia e del genio civile, la mente corre ai cantieri. Ce ne sono di piccole dimensioni che si occupano di ristrutturare appartamenti, fare interventi di manutenzione, rifiniture. O di media grandezza, che quindi lavorano nella costruzione di case, edifici, canalizzazioni, strade... Oppure ancora di grandi dimensioni che quindi si focalizzano su palazzine, scuole, ospedali, gallerie, viadotti, autostrade. Quello che accomuna tutti questi interventi è la loro unicità, la possibilità di dare la terza dimensione a progetti realizzati sulla carta e di contribuire a costruire il territorio con opere durevoli che noi tutti possiamo utilizzare e ammirare.

Pensare alla vita in cantiere, soprattutto nell’epoca post Covid, è molto accomunato alla fatica. È davvero solo sforzo e sudore, ad esempio, fare il muratore?

No. E sono pronto ad argomentare. Partiamo dal fatto che per muratori e muratrici i posti di apprendistato a disposizione sono ancora parecchi, e dopo l’apprendistato vi sono ottime possibilità di trovare un buon posto di lavoro, ammesso ovviamente che ci siano buona volontà e voglia di continuare a imparare. Così come non mancano affatto le possibilità di specializzarsi all’interno dell’impresa, ad esempio, come gruista o macchinista. Pure le possibilità di fare carriera sono numerose e variegate: penso ad esempio a come con impegno, dedizione e voglia si possa diventare caposquadra, capo muratore, conduttore dei lavori, direttore lavori, impresario costruttore e pure ingegnere.

E finito l’apprendistato?

Il nostro settore ha negli ultimi anni previsto alcuni accorgimenti per favorire il primo impiego per i neodiplomati muratori, che riscontriamo sia sempre difficile da trovare in quanto si è privi di esperienza. Al termine dell’apprendistato, i datori di lavoro si impegnano infatti a mantenere nelle loro aziende i giovani muratori per almeno sei mesi, così da poter vantare un po’ di pratica, iniziare ad avere un curriculum e poter dimostrare ai propri superiori qualità e attitudini. Ma quelli che stiamo toccando sono solo alcuni degli aspetti che dovrebbero rendere attrattive le professioni della costruzione che, tornando alla sua domanda sulla fatica della vita di cantiere, tra l’altro, grazie all’accresciuto grado di meccanizzazione, sono meno pesanti rispetto al passato anche per quanto riguarda lo sforzo fisico richiesto. L’unico ingrediente che non deve mancare è la passione per la professione scelta.

Sulla questione degli stage invece come vi state organizzando? Sono un’occasione anche per le imprese oltreché per i giovani?

Gli stage sono fondamentali, perché molte volte sono il primo vero avvicinamento a una professione oltre a chiacchiere e confronti con amici, famiglia, orientatori o docenti. In questo ambito, concordo col senso della sua domanda, è importante che le aziende investano del tempo per organizzare bene questi momenti d’incontro con il cantiere e le professioni. I giovani hanno spesso la tendenza a valutare di più l’ambiente lavorativo in cui vengono accolti, rispetto agli aspetti tecnici veri e propri della professione. In questo senso, le giornate di porte aperte che vengono regolarmente organizzate al Centro di formazione professionale della Ssic di Gordola sono l’occasione ideale per dare la possibilità alle ragazze e ai ragazzi di cimentarsi in determinate attività manuali con mattoni, cemento, legname, ferro, impiantistica, corrente elettrica, pittura, gesso e tanto altro ancora. Secondo me è fondamentale seguire le sensazioni, passioni e capacità nel dar sfogo alla propria creatività e predisposizione a imparare e a lavorare in determinati contesti operativi.