L’Ustat: ‘Rallentamento più incisivo al Sud delle Alpi. Interrotta la crescita degli impieghi, occupati in calo e aumenta la disoccupazione’
“Mentre i dati del primo trimestre 2024 hanno confermato il rallentamento che si osservava da metà 2023, con conseguenze anche sul mercato del lavoro, le prime informazioni relative ai mesi di aprile e maggio lasciano trasparire dei timidi segnali di ripresa”. È questo il bilancio dell’Ustat, l’Ufficio di statistica, emerso dal monitoraggio congiunturale dell’economia ticinese di giugno. La lunga fase di rallentamento, rileva lo studio, sembra però aver influito in maniera più incisiva in Ticino rispetto a quanto constatato negli altri Cantoni. È infatti proprio in Ticino che la crescita degli impieghi si è interrotta, il numero di occupati è in calo e la disoccupazione sale.
Un contesto particolare quello ticinese. “Già osservando i dati relativi al quarto trimestre del 2023 – ricorda l’Ustat – si era segnalata la situazione specifica del mercato del lavoro ticinese, in cui emergeva un progressivo rallentamento nella crescita di impieghi e un calo delle persone occupate. I primi dati del 2024 confermano queste tendenze”. Allargando l’analisi e riprendendo i dati relativi al primo trimestre dal 2021 al 2024, il monitoraggio mette in evidenza come tra il 2021 e il 2022 “la crescita su base annua sia stata pari a quasi +10mila impieghi, tra il 2022 e il 2023 la differenza è scesa a +3mila sino ad arrivare all’attuale stabilità (-500)”. Più precisamente, stando all’Ufficio di statistica, è venuta a mancare la spinta degli impieghi nel settore terziario e di quelli a tempo parziale. Nel dettaglio, si legge, “il ribasso in termini di occupazione è ancora più marcato: un aumento di mille unità tra il 2021 e il 2022, +6mila tra il 2022 e il 2023, mentre l’ultima differenza misurata dai dati attuali è scesa fino a -5mila”. I dati del primo trimestre 2024, viene specificato, “confermano i dati del quarto trimestre 2023, che già segnalavano questa inversione di tendenza”. Non solo. Anche i dati dei frontalieri crescono meno della norma segnando delle frizioni sul mercato del lavoro: “In dodici mesi il loro numero è aumentato di seicento unità, mentre tanto nel 2022 quanto nel 2023 l’aumento annuo misurato nel primo trimestre era intorno alle 3mila unità”. Pur crescendo un po’ meno rispetto all’anno scorso, a livello nazionale la frenata di impieghi e occupazione è decisamente più dolce.
Non solo impiego e occupazione, ma anche disoccupazione. “Le persone disoccupate in Ticino – rimarca il monitoraggio – sono salite oltre le 12mila unità, pari a un tasso di disoccupazione del 7,2%”. Un’accelerazione determinata annualmente dalla crescita di disoccupati uomini. Tre mesi fa, invece, si era osservata una crescita nei valori riferiti alle donne. “Questa alternanza – ipotizza l’Ustat – potrebbe essere spiegata dal fatto che a essere in difficoltà in questi mesi siano dei rami economici diversi”. A confermare questa tendenza, anche i dati della Segreteria di Stato dell’economia (Seco) che presentano una crescita su base annua. “In Ticino – emerge – i disoccupati iscritti sono aumentati di circa quattrocento unità sia in aprile sia in maggio, pari a una crescita del 10,5% e, rispettivamente, del 13,5%”. Nello specifico, è stata registrata una crescita degli impiegati d’ufficio e di persone che erano impiegate in attività commerciali. “Guardando i rami d’attività dell’ultimo datore di lavoro – viene constatato – si evidenzia una crescita relativamente più sostenuta nelle attività manifatturiere e nel comparto degli alberghi e ristoranti”. Sul piano nazionale la disoccupazione ai sensi dell’Ilo, l’Ufficio internazionale del lavoro, appare più stabile con un tasso del 4,3%, “esattamente uguale a quello misurato un anno fa”. Per contro i dati relativi ai disoccupati iscritti salgono anche a livello nazionale.
Per quanto concerne le previsioni sull’evoluzione dell’impiego, l’Ustat segnalava già tre mesi fa la progressiva diminuzione del numero di aziende orientate ad aumentare i propri livelli d’impiego. Una tendenza percepibile anche dal numero di posti vacanti calato di circa il 10% in Svizzera e del 30% in Ticino. Tramite i dati del Centro di ricerca congiunturale Kof del Politecnico di Zurigo si scopre come le previsioni dei livelli d’impiego a livello cantonale rimangano “relativamente negative in tutti i comparti del secondario, a eccezione dell’industria manifatturiera prevalentemente attiva sul mercato interno”. Nei comparti delle costruzioni gli ultimi dati confermano “la persistenza di una fase delicata in cui la maggioranza delle aziende esprime un possibile calo degli impieghi. Nell’industria manifatturiera prevalentemente attiva all’estero il saldo torna a essere negativo, mentre dai risultati delle indagini di inizio anno la tendenza era positiva. Nel settore terziario la situazione è migliore. Nel comparto del commercio il saldo è stabilmente positivo, in particolare tra i negozi medio-grandi. Nel comparto del turismo il saldo torna positivo nel ramo alberghiero, dove si va verso la stagione turistica e quindi le aziende sono alla ricerca del personale stagionale, mentre tra i ristoratori a situazione migliora anche se rimangono ancora in maggioranza relativa le attività che credono di diminuire il personale nei prossimi mesi”.
Nel monitoraggio di giugno, l’Ustat approfondisce anche alcuni dati legati al turismo. “In aprile – nota lo studio – i pernottamenti in Ticino sono stati quasi 40mila in meno rispetto a un anno fa. Per la prima volta si è tornati sui livelli del 2019, azzerando di fatto il gap post-Covid osservato sinora”. La tendenza al ribasso misurata in Ticino, sottolinea l’Ustat, “risulta un’eccezione in Svizzera, dove i dati dei pernottamenti continuano invece a crescere”. Secondo gli ultimi dati del Kof, “la maggioranza degli imprenditori nota un calo della cifra d’affari rispetto a un anno fa”, confermando una tendenza negativa per il Ticino. Ciononostante, si legge, “rimane ancora relativamente positivo l’umore tra i ristoratori”.