Ticino

Libera circolazione, aumentano gli abusi salariali

Lo evidenzia la Seco: ‘Nel 2023 forte crescita dei lavoratori stranieri che svolgono un’attività in Svizzera per un massimo di tre mesi l’anno’

La maggior parte ha lavorato nei cantoni Vaud, Ginevra, Zurigo e Ticino
(Keystone)
10 giugno 2024
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Lo scorso anno è stato caratterizzato da un forte aumento dei lavoratori stranieri che svolgono un’attività in Svizzera per un massimo di novanta giorni l’anno e soggetti all’obbligo di notifica. È cresciuta anche la percentuale di abusi salariali registrata in questo ambito, stando al rapporto sull’esecuzione delle misure collaterali alla libera circolazione, pubblicato oggi dalla Seco.

Il 2023 è stato caratterizzato da un appiattimento della crescita economica che si è attestata all’1,3%, dopo la netta impennata del 2,5% nel 2022. La situazione sul mercato del lavoro è però rimasta decisamente favorevole, visto che il tasso di disoccupazione è stato del 2% nella media annua, scrive la Seco, la Segreteria di Stato dell’economia.

Il tasso di disoccupazione storicamente basso si è tradotto in un’evidente carenza di manodopera per un’ampia gamma di settori che ha portato a un aumento dei notificati, cioè lavoratori stranieri che svolgono un’attività in Svizzera per al massimo tre mesi all’anno. Nel 2023 il loro numero ha raggiunto quota 272’540, in crescita del 6% rispetto al 2022.

Le cosiddette assunzioni di impiego, che si riferiscono cioè a lavoratori stranieri assunti per al massimo novanta giorni da imprese svizzere, sono la categoria più numerosa di notificati con 173’855 persone. La maggior parte di essi ha lavorato nei cantoni Vaud (12,9%), Ginevra (11,9%), Zurigo (10,7%) e Ticino (8%).

Lieve calo dei controlli

Lo scorso anno si è registrata una lieve diminuzione dei controlli (da 37’413 nel 2022 a 36’587 nel 2023), che rimangono però al di sopra della soglia minima di 35mila fissata nell’ordinanza sui lavoratori distaccati. Rispetto all’anno precedente, l’attività degli organi preposti alle verifiche (Commissioni tripartite nei settori senza Ccl e Commissioni paritetiche nei settori coperti dal Ccl) è diminuita leggermente presso i datori di lavoro svizzeri (-4%), mentre è aumentata di poco per quanto riguarda i lavoratori distaccati e i lavoratori indipendenti (rispettivamente +1% e +4%).

Globalmente sono stati controllati il 7% delle aziende svizzere e il 26% di tutti i lavoratori distaccati per verificare il rispetto delle condizioni salariali e lavorative in vigore in Svizzera. È stato accertato anche lo stato di occupazione del 31% dei prestatori indipendenti di servizi provenienti dai Paesi dell’Ue o dell’Aels e attivi in Svizzera, i cosiddetti ‘padroncini’.

I cantoni che hanno fatto registrare il maggior numero di controlli sono Ticino, Zurigo, Ginevra e Berna. Le verifiche di aziende si sono focalizzate sui rami accessori dell’edilizia, sull’industria manifatturiera, mentre i controlli di persone hanno riguardato soprattutto il settore alberghiero e della ristorazione.

Verifiche nelle aziende svizzere

Nei rami senza contratti collettivi di lavoro di obbligatorietà generale, le Commissioni tripartite cantonali hanno svolto 8’835 controlli presso i datori di lavoro svizzeri – il 7% in meno rispetto al 2022 – e in 919 casi sono state riscontrate violazioni.

La quota di dumping salariale è rimasta stabile all’11% fra le aziende, mentre per quanto riguarda i lavoratori colpiti si è attestata al 6% (nel 2022 era del 10%). Nell’anno in rassegna le Commissioni tripartite cantonali hanno anche svolto 2’314 verifiche del rispetto del salario minimo obbligatorio stabilito in un Contratto normale di lavoro (Cnl) e hanno riscontrato una percentuale di violazioni pari al 12%.

I controlli nelle aziende assoggettate a un Contratto collettivo di lavoro (Ccl) di obbligatorietà generale svolti dalle Commissioni paritetiche hanno riguardato 10’919 aziende e 77’597 persone, dati in lieve calo rispetto al 2022.

Controlli di aziende e lavoratori esteri

Le Commissioni tripartite hanno svolto anche 4’682 controlli presso le aziende di distacco, cioè aziende estere che inviano lavoratori a svolgere un’attività in Svizzera: la percentuale di imprese che praticavano dumping salariale è risultata essere del 21% contro il 16% dell’anno precedente, mentre quella dei lavoratori sottopagati è aumentata dal 13 al 17%. Le verifiche del rispetto del salario minimo retribuito dalle aziende di distacco sono state in totale 102 e le violazioni riscontrate 46.

Le Commissioni paritetiche, dal canto loro, hanno verificato le condizioni in 4’309 aziende di distacco e 9’720 lavoratori attivi in settori coperti da un Ccl: la quota di violazioni è stata del 23% (17%) fra le aziende e del 24% (18%) per i lavoratori. I controlli dei ‘padroncini’ sono aumentati del 4%. Nel 6% delle 4’734 verifiche effettuate è emersa una presunta pseudo-indipendenza (7% nel 2022).

Procedure di conciliazione

Se dai controlli emergono salari inferiori a quelli usuali, le Commissioni tripartite avviano procedure di conciliazione per fare in modo che le aziende adeguino le retribuzioni. Queste procedure hanno avuto un esito positivo nell’81% dei casi per quanto riguarda le aziende estere e nel 54% dei casi per quelle svizzere. In caso di abusi ripetuti, le autorità possono decidere di conferire il carattere obbligatorio generale a un Ccl tramite procedura agevolata oppure di emanare un Cnl. Nei rami che prevedono un salario minimo vincolante (Ccl o Cnl) possono essere inflitte sanzioni sotto forma di multa o divieto di fornire prestazioni in Svizzera a seconda della gravità delle infrazioni. Nell’anno in esame le autorità cantonali hanno comminato 1’799 multe e 60 divieti per la fornitura di prestazioni in Svizzera.

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