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‘I salari più alti d’Europa, non come urlato dai megafoni’

Massimo Cereghetti nominato nuovo presidente della Ssic. Subentra a Galli. Santaniello lascia la vicepresidenza per favorire il ricambio generazionale

‘Mettere al centro la difesa delle aziende serie, nonché professionalmente ed eticamente corrette’
(Keystone)
16 maggio 2024
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«L’ultima trattativa del contratto collettivo cantonale 2023-2025 è forse il risultato che ha marcato maggiormente la presidenza. È stata una trattativa lunghissima e sofferta. Siamo arrivati più di una volta sul punto di far saltare tutto, ma per finire, con circa sei mesi di ritardo, siamo riusciti a portarla a termine». È con una certa emozione che dopo oltre trent’anni di impegno associativo Mauro Galli, da otto anni presidente cantonale della Ssic, la Società svizzera impresari costruttori, ha lasciato la carica passando il testimone a Massimo Cereghetti. «In questi anni – ha ricordato Galli stamane davanti alla stampa a Bellinzona – ho avuto modo di passare attraverso i momenti sicuramente più belli, come i festeggiamenti per i cento anni dell’associazione, e quelli più difficili, penso in particolare al periodo della pandemia».

‘Un chiaro rallentamento a livello di volumi di lavoro nell’edilizia’

Rievocando gli ultimi anni alla presidenza, Galli ha messo in evidenza le principali sfide con le quali la Ssic si sta confrontando: «Il 2023 è stato un anno che ha definitivamente segnato un chiaro rallentamento a livello di volumi di lavoro nell’edilizia. Ormai da qualche anno, complici anche la pandemia e i problemi nella catena di approvvigionamento dei materiali, vi erano segnali in questo senso che tuttavia non si comprendeva fino a che punto fossero legati solo a questioni contingenti». A rincarare la dose, la guerra in Ucraina, l’avanzata dell’inflazione e il conseguente aumento dei tassi d’interesse. Non solo. «Abbiamo constatato – aggiunge Galli – anche un rallentamento importante delle commesse appaltate da enti pubblici, che si è tradotto in una forte contrazione dei volumi. Non bisogna infatti farsi ingannare dalle statistiche, che in questo caso mostrano una situazione migliore della realtà, essendoci alcuni grandi cantieri che sicuramente aiutano puntualmente ma vanno a rendere fuorvianti le cifre». Se i rapporti con le istituzioni sono stati «franchi e costruttivi», Galli auspica tuttavia che il parlamento «si dia ritmi un po’ più serrati per le questioni importanti, perché non è pensabile che ogni riforma richieda un decennio dai suoi primi passi alla sua messa in pratica». Il riferimento è alla nuova legge edilizia «che vorrebbe digitalizzare e velocizzare le procedure. Dopo quattro anni, non si capisce ancora in che direzione si voglia andare e questo proprio non va bene», afferma.

‘Se i sindacati continuano così, il partenariato sociale ha i giorni contati’

Non mancano a ogni modo note dolenti. «Non posso nascondere – rileva Galli – una grande preoccupazione che negli anni è diventata una certezza: se si prosegue con questo atteggiamento da parte dei sindacati, volto a fomentare lo scontro, il partenariato sociale, elemento di forza del nostro Paese, ha i giorni contati». E non usa mezzi termini: «Qualcuno potrebbe pensare che esageri, ma tenete presente come veniamo dipinti e apostrofati quasi fossimo degli sfruttatori senza scrupoli che sottopagano i propri dipendenti. E questo a fronte dei fatti che lascio a voi giudicare. Negli ultimi cinque anni abbiamo aumentato tutti i salari sottoposti al contratto collettivo di almeno 310 franchi al mese o, se preferite, oltre 4mila franchi all’anno». Secondo Galli «è questo il mondo dell’edilizia oggi, quello con i salari più alti d’Europa, quello vero e non quello urlato attraverso i megafoni. Eppure non passa anno in cui per ragioni strumentali non si fomenti il malcontento, raccontando mezze verità se non proprio delle intere bugie. Questo modo di agire, purtroppo, sta portando ai limiti un sistema, perché è impensabile nel lungo termine proseguire un partenariato sociale sano se queste sono le basi su cui si deve poggiare».

‘Combattere l’ostilità radicata nell’opinione pubblica attorno alla figura degli imprenditori’

Quanto a Cereghetti, il nuovo presidente della sezione ticinese, nominato questo pomeriggio a Tenero dall’assemblea generale della Ssic alla successione di Galli, fa parte dell’Ufficio presidenziale dell’associazione dal 2016. Classe 1966, dopo aver conseguito il diploma di ingegnere civile al Politecnico federale di Zurigo, Cereghetti ha iniziato la propria esperienza lavorativa presso l’impresa di costruzione Gianini & Colombo Sa di Chiasso, di cui è contitolare dal 1991. Tra le priorità del neonominato, il rapporto con la popolazione. «Mi piacerebbe – osserva – poter contribuire a combattere quell’ostilità che purtroppo sento radicata nell’opinione pubblica attorno alla figura degli imprenditori, e non penso solo a quelli attivi nella costruzione. Un pregiudizio quantomeno ingeneroso verso il contributo che le imprese ticinesi danno a livello di occupazione, di formazione degli apprendisti, di tangibile sostegno economico diretto alla società civile e finanziario a livello di imposte e di contributi alle assicurazioni sociali». In tal senso, per Cereghetti è fondamentale mettere al centro la «difesa delle aziende serie, nonché professionalmente ed eticamente corrette. Penso al contesto degli appalti pubblici e privati, per i quali occorre identificare e premiare le migliori offerte, le idee più performanti, lo spirito d’iniziativa, l’affidabilità e il giusto prezzo rispetto alla prestazione fornita». Ma anche. «Dalla politica – evidenzia Cereghetti – ci attendiamo molto, con un approccio maggiormente propositivo nel creare buone condizioni quadro per il mondo imprenditoriale, possibilmente riducendo la burocrazia e le troppe complicazioni assurde che ci vengono spesso imposte dai grandi committenti pubblici». E chiarisce: «Spesso questa involuzione è causata da una reciproca mancanza di fiducia tra le parti. Sappiamo tutti che crearsi una buona reputazione richiede anni di serio lavoro, mentre per rovinarla basta un singolo avvenimento negativo».

‘Più che dimezzati gli infortuni sul lavoro dal 1990 a oggi’

Nicola Bagnovini, direttore cantonale della Ssic, ha presentato la situazione congiunturale che caratterizza il settore ticinese della costruzione: «Come anticipato, nel 2023 abbiamo registrato un calo abbastanza sensibile nel numero delle domande di costruzione. Anche la diminuzione degli appalti pubblici è assai significativa per il 2023, si parla di una riduzione di circa 60 milioni di franchi». Guardando nel dettaglio, spiega Bagnovini, «la media del numero di appalti pubblicati per settimana sul Foglio ufficiale nel 2023 era di 1,69, quando invece nel triennio precedente alla pandemia di 3,28. Nei primi mesi di quest’anno abbiamo rilevato un leggero miglioramento, siamo a 1,84, ma non siamo ancora chiaramente ai livelli prepandemici. Pure le ditte iscritte all’albo sono in calo e sono al livello più basso dal 1990». Per quanto riguarda la sicurezza sui cantieri, «uno dei principali obiettivi dell’associazione è di formare gli apprendisti alla sicurezza. Rispetto al 1990 abbiamo più che dimezzato la frequenza degli infortuni. Dal 2011 siamo inoltre sotto la media nazionale. Resta purtroppo difficile eliminare del tutto gli infortuni gravi».

A lasciare la propria carica anche Ferdinando Santaniello. Nel suo ultimo discorso in qualità di vicepresidente della sezione ticinese della Ssic, ha spiegato di non aver sollecitato un nuovo mandato «per favorire il giusto ricambio generazionale all’interno dei vertici associativi». Prendendo la parola, Santaniello ha ripercorso il tema che più lo ha impegnato in questi anni, ovvero il rinnovamento e ampliamento del Centro di formazione professionale di Gordola dove nei prossimi anni si investiranno oltre 35 milioni di franchi.


Ssic
Al centro il neonominato presidente

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