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‘Pensioni dipendenti pubblici, una bella coesione politica’

Plr, Centro, Ps e Verdi allo stesso tavolo a lanciare il comitato in difesa delle misure di compensazione per gli affiliati Ipct in votazione il 9 giugno

Fronte compatto
(Ti-Press)
18 aprile 2024
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Seduti uno di fianco all’altro i vertici di Plr, Centro, Ps e Verdi. In prima fila – assieme a Pc, Più donne e Forum alternativo – seduti i responsabili dei sindacati Vpod, Ocst e Sit. Assenti ma presenti nell’animo e nel comitato Avanti con Ticino&Lavoro, Pvl e Pop. Il comitato referendario ‘Sì al salvataggio delle pensioni Ipct’ si presenta con una netta dimostrazione di forza davanti ai giornalisti convocati a Giubiasco questa mattina, lanciando di fatto la campagna verso la votazione del 9 giugno sulle misure di compensazione per gli affiliati all’Istituto cantonale di previdenza del Cantone Ticino (Ipct) per fronteggiare la diminuzione del tasso di conversione dall’attuale 6,17% al 5,25% a partire da quest’anno progressivamente fino al 2031. 14,6 milioni di franchi annui per il Cantone, contro cui il Gran Consiglio – appena dopo aver ratificato la decisione – ha votato il referendum finanziario obbligatorio. Dopo il ‘niet’ del Tribunale federale al ricorso contro questa opzione inoltrato da Erredipi, la rete a difesa delle pensioni dei dipendenti pubblici, sarà quindi il popolo a esprimersi. E dal centrodestra alla sinistra il fronte è compatto.

Speziali: ‘Importante mantenere la coerenza e il potere d’acquisto’

«La posta in palio è grossa», afferma in entrata il presidente del Plr Alessandro Speziali. Perché «concerne in pieno le pensioni dei dipendenti pubblici, e la presenza qui di così tante sigle mostra come buonissima parte della politica cantonale sostenga la decisione presa in parlamento indipendentemente dalle sfumature o dalle diverse sensibilità: quello di oggi è un bel momento di coesione». Per Speziali è importante ricordare che «bisogna uscire dagli stereotipi, i dipendenti pubblici lavorano presso tutto il Cantone, offrendo moltissimi servizi di primaria importanza di cui a volte la gente nemmeno si accorge». E per i liberali radicali «è importante mantenere la coerenza, senza nascondersi, perché pensiamo che il settore pubblico vada ammodernato e stimolato, ma non penalizzato. Parliamo di 17mila persone – riprende Speziali – di cui 16’300 sono residenti, che operano nei più svariati ambiti: dagli uffici a Bellinzona alle scuole, le case anziani e molti altri settori». In più, «quando parliamo di pensioni, parliamo di potere d’acquisto» ricorda Speziali. E in un periodo non semplice come questo va ribadito che potere d’acquisto vuol dire indotto per l’economia». Come partito, il Plr «non ha mai nascosto come la cassa pensioni in passato abbia contratto promesse che non poteva mantenere, sono stati fatti degli errori, ma non deve pagare chi verrà dopo: è una questione di solidarietà e responsabilità».

Bourgoin: ‘I datori di lavoro siamo noi cittadini’

La co-coordinatrice dei Verdi Samantha Bourgoin sottolinea come «i datori di lavoro sono cittadine e cittadini, non so quanti andando negli ospedali, nelle scuole, nelle piscine, a ogni sportello comunale o cantonale si rendano conto di essere anche datori di lavoro. Chi lavora nel pubblico è un nostro collaboratore, siamo noi cittadini a determinare le loro condizioni salariali e pensionistiche. Alcune decisioni si delegano ai politici in parlamento, questa invece sarà decisa direttamente col nostro voto alle urne». Per una votazione che deve guardare anche oltre: «Più basse sono le retribuzioni, più bassi sono il potere d’acquisto e il sostegno all’economia locale».

Sirica: ‘Salvare i redditi medi e medio bassi’

Anche il copresidente del Partito socialista Fabrizio Sirica guardando al tavolo dei relatori e alla prima fila della sala riconosce che sia «un’immagine importante di unità, non tanto per noi ma per il messaggio politico che stiamo lanciando: in otto anni tra vice e copresidenza del Ps non ricordo di aver mai visto o partecipato a un tavolo simile». Un «messaggio di unità della politica» che per Sirica arriva perché «è un tema fondamentale, che potenzialmente tocca le rendite di 17mila persone, e perché se non passano queste misure di compensazione il risultato sarà drammatico e drastico per queste 17mila persone». Quel tavolo «rappresenta un compromesso che abbiamo raggiunto, perché è chiaro che come Ps potremmo avere qualche criticità. Ma alla fine – rinnova Sirica – intervengono la Realpolitik e il compromesso appunto, e le conseguenze di un no alle urne sarebbero talmente gravi che tutte le forze hanno fatto importanti compromessi per arrivare a questa soluzione». Se il 9 giugno vincesse il no, «la cassa pensioni pubblica ticinese sprofonderà agli ultimi posti della media intercantonale, e questo avrà un effetto pesantissimo su chi andrà in pensione». Per questo si parla di «salvataggio», perché «dobbiamo salvare i redditi medi e medio bassi dal rischio di povertà, sprofondare nelle ultime posizioni significherebbe aumentare i costi pubblici per gli anziani, perché avranno bisogno di più aiuti». Sirica allarga anche il compasso nel ricordare che le condizioni di lavoro nel pubblico «sono sempre meno attrattive, e diventa davvero un problema se non si reperiscono profili competenti e motivati. Da una certa parte politica (Lega e Udc, unici assenti oggi, ndr) c’è una certa narrazione che non fa bene né a chi lavora per il Cantone né a chi vorrebbe farlo. Abbiamo bisogno di infermieri, educatori, impiegati... con condizioni dignitose, non di privilegio».

Dadò: ‘Lo Stato deve dare il buon esempio’

A ruota il presidente del Centro Fiorenzo Dadò: «È primariamente una questione di responsabilità, non si possono battere le mani e appendere gli striscioni per il personale pubblico e il personale sanitario mentre si facevano salti mortali durante il Covid per poi neanche dargli una previdenza vecchiaia dignitosa. Come datore di lavoro lo Stato ha il dovere di intervenire». L’altro aspetto su cui spinge Dadò è che «lo Stato deve dare il buon esempio, ogni arretramento dell’Ente pubblico nei confronti dei dipendenti apre il varco a un arretramento nel settore privato. Non crediamo che uno Stato moderno come il nostro possa permettersi un comportamento simile nei confronti dei suoi dipendenti».

Scontato il sostegno di Tamara Merlo (Più donne) – «le statistiche mostrano che nel settore pubblico le donne ancora subiscono svantaggi nel salario, e il divario pensionistico è ancora maggiore» – e di Massimiliano Ay (Pc): «I lavoratori pubblici meritano molto di più, il compromesso raggiunto è ben migliore rispetto alle prospettive iniziali quindi pur non entusiasmandoci lo sosterremo convintamente».

Per il Forum alternativo porta la sua esperienza un’infermiera, Laure Kaspar: «Con altri tagli il nostro lavoro sarebbe ancora meno sicuro e il tasso di abbandono sarebbe ancora più ampio: l’80% sono donne, e molte vogliono scappare da questo lavoro perché le condizioni sono in continuo peggioramento».

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