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Corso passerella, il Pc: ‘Perché è tornato il numero chiuso?’

Abolito dal parlamento nel 2020, è stato di fatto reintrodotto dal governo per il prossimo anno. Ay e Ferrari: ‘Il Gran Consiglio non è stato coinvolto’

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(Ti-Press)
8 aprile 2023
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“Su quale base è stata decisa la reintroduzione del numero chiuso per i corsi passerella, visto il chiaro tenore delle conclusioni del rapporto commissionale approvato dal Gran Consiglio?”. E ancora: “Per quali motivi è stata adottata questa decisione senza peraltro prima sentire la Commissione parlamentare ‘Formazione e cultura’?”. ll Partito comunista inizia la nuova legislatura sulle barricate e con un’interrogazione al Consiglio di Stato su un tema che l’ha contraddistinto negli ultimi anni, vale a dire l’abolizione del numero chiuso del corso passerella ‘maturità professionale/maturità specializzata - scuole professionali’. Il rapporto votato dal parlamento nel 2020, relatrice la socialista Anna Biscossa, sancì questa abolizione con una postilla: “Una valutazione dopo due anni dei risultati ottenuti dagli iscritti al Corso Passerella per verificare se e in che misura la cancellazione del numero chiuso abbia contribuito o meno all’aumento percentuale degli insuccessi. Sulla base di questi risultati sarà così possibile riflettere sugli eventuali correttivi necessari per sostenere in modo più efficace le candidate e i candidati”.

‘Tre corsi con al massimo 75 iscritti’

Ebbene. L’atto parlamentare del Pc, sottoscritto dai suoi due deputati Massimiliano Ay e Lea Ferrari, prende le mosse da un comunicato stampa del Dipartimento educazione, cultura e sport di lunedì 3 aprile, in cui si legge che “tenuto conto dell’alto tasso di bocciature conseguente alla sperimentazione di un’apertura dei corsi illimitata nell’anno scolastico 2021/2022 e dei dati relativi all’anno scolastico in corso, sono istituiti tre corsi con al massimo 75 iscritti. Gli iscritti saranno selezionati sulla base di una graduatoria ottenuta calcolando la media pesata delle note delle materie dell’ambito fondamentale (le note di italiano e di matematica hanno peso doppio) riportate sull’attestato di maturità professionale e la nota complessiva”.

La traduzione, per tutti e anche per Ay e Ferrari: “In pratica si tratta di una reintroduzione – senza nemmeno passare dal parlamento – del numerus clausus”. Ai due granconsiglieri “non risulta vi sia stata però una successiva disposizione da parte del Gran Consiglio che modificasse la sua decisione e pare quindi che il Consiglio di Stato abbia deciso di sua sponte di reintrodurre il numero chiuso”.

Quando, in tutto questo, viene pure ricordato nell’interrogazione quanto affermato dallo stesso Ay durante il dibattito del 2020, quello che si diceva portò al voto per l’abolizione del numero chiuso: “Facciamo nostri i suggerimenti al Decs presenti nel rapporto della collega Biscossa circa il potenziamento dell’informazione e la possibilità, dopo due anni dall’implementazione, di apporre i correttivi volti a sostenere in modo più efficace i candidati a questo esame”. E soprattutto: “Mi preme sottolineare che non si tratta di fare passi indietro dopo due anni, bensì se vi fossero troppi insuccessi, a migliorare l’accompagnamento degli allievi”.

‘È mai stata fatta davvero una valutazione?’

Cosa che non sembra sia successa. Anzi. Per questo motivo, Ay e Ferrari dopo aver chiesto al Consiglio di Stato su quali basi abbia preso questa decisione e perché non sia stata sentita prima la commissione parlamentare competente, formulano altri quesiti all’Esecutivo. A partire dall’esito “della valutazione (se mai c’è stata) dei risultati ottenuti dagli iscritti al Corso Passerella richiesta dal rapporto approvato dal Gran Consiglio”, e al governo viene chiesto se “prima di ogni decisione non sarebbe stato più serio e rispettoso del ruolo del parlamento fornire allo stesso una panoramica statistica della percentuale di successi, insuccessi, richieste e ammissioni negli ultimi anni (2022 compreso)”.

Visto che di sostegno agli allievi si parlava, il Pc domanda “quali misure sono state valutate e/o adottate per sostenere in modo più efficace i candidati al corso passerella” e, pure, “in che modo è stato effettivamente potenziata l’informazione relativa al percorso del corso passerella (cfr. rapporto approvato dal Gran Consiglio e dibattito in aula) prima di reintrodurre il numero chiuso che il Gran Consiglio aveva deciso invece di abolire”.

L’Mps: ‘Il Decs prevarica il Legislativo?’

Sul tema, ma con un’interpellanza, si è attivato anche il Movimento per il socialismo. “Il Decs prevarica il Gran Consiglio?”, chiede infatti il deputato Matteo Pronzini il quale si concentra dal canto suo sulla “formulazione impersonale del testo” del rapporto commissionale, che “non permette di capire se tale riflessione e valutazione debbano essere di competenza del governo o dello stesso parlamento, visto che è il Legislativo cantonale ad essersi fatto promotore della cancellazione del numero chiuso. In ogni caso – rileva Pronzini – il testo non fa riferimento a un eventuale ritorno a una situazione di numero chiuso; indica invece la necessità di verificare il rapporto tra cancellazione del numero chiuso e aumento della percentuale di insuccessi”. Però c’è un però. Nel senso che “tale valutazione doveva intervenire ‘dopo due anni’, cioè al termine dell’anno scolastico in corso 2022/2023”.

Per questo, l’Mps chiede se il governo “non ritenga che tali scelte, anche di fronte a un eventuale aumento degli insuccessi, siano contrarie a quanto deciso dal parlamento e che quindi una decisione su questo tema sia di competenza del Legislativo” e se, soprattutto, “non ritiene che un corretto modo di procedere sarebbe stato di affrontare le iscrizioni e l’organizzazione dell’anno scolastico 2023/2024 nello stesso modo dei due anni precedenti e approfittare di questo anno per valutare i risultati e, soprattutto, per riflettere sugli eventuali correttivi”. Il Movimento per il socialismo, infine, chiede anche conto “della decisione del Decs di sopprimere il corso facoltativo di Economia e diritto”.

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