L'ex ministro degli Interni del Gambia, 55 anni, è in carcere nella Confederazione da sette anni e respinge le accuse
Ricomincia lunedì al Tribunale penale federale di Bellinzona il processo all'ex ministro degli Interni del Gambia Ousman Sonko. L'imputato è accusato di diversi crimini contro l'umanità.
Il processo è iniziato l'8 gennaio e sarebbe dovuto proseguire per tutto il mese, ma al 24 la Corte ha accolto una richiesta di rinvio in marzo perché non c'era abbastanza tempo per le arringhe, eventuali altri interventi e la dichiarazione finale dell'imputato.
L'atto d'accusa contempla in particolare i delitti di omicidio intenzionale, lesione grave, esposizione a pericolo della vita altrui e violenza carnale, commessi tra il gennaio del 2000 e il settembre del 2016, quando Sonko è stato destituito dal suo incarico di ministro dell'Interno. L'ex uomo di Stato, 55 anni, è in carcere (dapprima preventivo, poi di sicurezza) nella Confederazione da sette anni e respinge le accuse.
All'apertura del processo l'avvocato di Sonko, Philippe Currat, aveva dichiarato che i fatti descritti nell'atto d'accusa non sono responsabilità del suo cliente, ma dei servizi segreti, e "questa agenzia non è mai stata sotto l'autorità o il controllo, né di fatto né di diritto, di Ousman Sonko".
In totale sono undici le vittime dirette e i discendenti di vittime che si sono costituiti accusatori privati.
È dal 2011 che la Svizzera, in nome della giurisdizione universale, ha la competenza di giudicare i crimini più gravi (come il genocidio o crimini contro l'umanità) commessi all'estero a condizione che l'autore si trovi sul suo suolo.