Al via il dibattimento contro Ousman Sonko al Tribunale penale federale di Bellinzona
In nome della giurisdizione universale, si è aperto lunedì presso il Tribunale penale federale di Bellinzona il processo all'ex ministro dell'Interno del Gambia Ousman Sonko. Il Ministero pubblico della Confederazione gli addebita diversi crimini contro l'umanità.
L'atto d'accusa contempla in particolare i delitti di omicidio intenzionale, lesione grave, esposizione a pericolo della vita altrui e violenza carnale, commessi tra il gennaio del 2000 e il settembre del 2016, quando Sonko è stato destituito dal suo incarico di ministro dell'Interno. L'ex uomo di Stato, che compie 55 anni martedì ed è in carcere (dapprima preventivo, poi di sicurezza) nella Confederazione da sette anni, respinge le accuse.
Il Ministero pubblico della Confederazione ha considerato ciascuno dei presunti reati come "ordinari", ma in alternativa sempre come crimini contro l'umanità. La Corte penale del Tribunale penale federale, come tribunale di prima istanza, dovrà stabilire se i crimini siano stati commessi come parte di un attacco esteso e sistematico contro la popolazione civile e quindi qualificabili come crimini contro l'umanità.
Sonko è "il più alto responsabile politico mai processato in Europa per crimini internazionali in nome della giurisdizione universale", spiega all'agenzia di stampa France-Presse (Afp) Leslie Haskell, presidente di Trial International, l'organizzazione non governativa (Ong) che si occupa di lottare contro l'impunità per crimini internazionali e che è all'origine del procedimento contro Sonko.
La Procura federale accusa il gambiano di aver commesso la maggior parte di questi crimini in complicità con Yahya Jammeh, allora presidente del Paese dell'Africa occidentale, e con dirigenti delle forze di sicurezza e dei servizi carcerari.
È dal 2011 che la Svizzera, in nome della giurisdizione universale, ha la competenza di giudicare i crimini più gravi (come il genocidio o crimini contro l'umanità) commessi all'estero a condizione che l'autore si trovi sul suo suolo.
Durante i 16 anni in cui sono stati presumibilmente commessi i crimini, gli incarichi di Sonko nello Stato sono mutati: dapprima con ruoli dirigenti nell'esercito e nella Guardia nazionale, è diventato ispettore generale della polizia nel febbraio 2005 e ministro dell'Interno nel novembre dell'anno successivo.
Secondo l'avvocato di Sonko, Philippe Currat, i fatti descritti nell'atto d'accusa non sono responsabilità del suo cliente, ma dei servizi segreti (NIA), e "questa agenzia non è mai stata sotto l'autorità o il controllo, né di fatto né di diritto, di Ousman Sonko", dichiara all'Afp.
In totale sono undici le vittime dirette e i discendenti di vittime che si sono costituiti accusatori privati. La Procura federale comunicherà la richiesta di pena durante il dibattimento. Secondo l'atto d'accusa, i costi del procedimento preliminare ammontano a 2,8 milioni di franchi.
"Questo processo è una speranza per le vittime di decenni di repressione in Gambia di ottenere risposte sui crimini commessi contro la popolazione gambiana", dichiara all'Afp Benoît Meystre, consulente legale di Trial International.
Interrogato dalla radio pubblica romanda Rts, Alain Werner, fondatore e direttore dell'Ong Civitas maxima, attiva nella promozione del perseguimento di crimini contro l'umanità in particolare in Africa occidentale, fa notare che "la Corte penale internazionale, per questioni tecniche, non si occuperà probabilmente mai della Gambia. I processi davanti a giurisdizioni nazionali sono la sola occasione per le vittime di ottenere giustizia".
Sonko è in carcere dal suo arresto il 26 gennaio del 2017, all'indomani di una denuncia penale inoltrata da Trial International. Fino ad allora viveva indisturbato nel centro per richiedenti asilo di Kappelen-Lyss (Berna). L'Ong era stata informata del fatto che Sonko aveva chiesto asilo in Svizzera dopo essere stato privato del suo incarico ministeriale.
La Corte dei reclami penali del Tribunale penale federale ha confermato la sua carcerazione di sicurezza fino al giudicato della sentenza di primo grado. Per i giudici sussiste un rischio di fuga e una forte presunzione di colpevolezza.
Il processo durerà fino alla fine di gennaio. La Corte penale del Tribunale penale federale ha previsto giorni di riserva in marzo. "Non bisogna nasconderlo, il processo è complicato", afferma Werner alla Rts. "La Gambia è a 12'000 chilometri dalla Svizzera e le differenze culturali sono enormi, ma la giustizia elvetica è perfettamente in grado" di cogliere la sfida.