Dipendenti pubblici, Quaresmini: ‘I due giorni e mezzo di vacanza in più sono un contentino. Che non risolve il problema: il calo del potere d'acquisto’
«I due giorni e mezzo di vacanza in più? Il classico contentino. Che non risolve assolutamente il problema e cioè la perdita del potere d'acquisto dei salari. Ed è per questo che noi continuiamo a chiedere il riconoscimento del carovita». Ed è per questo che ErreDiPi, la Rete per la difesa delle pensioni, di cui Enrico Quaresmini è membro e portavoce, mantiene la propria adesione allo sciopero dei dipendenti pubblici indetto per giovedì 29 febbraio da Vpod e Ocst (“quale ultima ratio”). Un‘azione di protesta annunciata nelle scorse settimane. Nel frattempo, per l’esattezza ieri, sul tema del rincaro si sono ritrovati intorno al tavolo Consiglio di Stato e organizzazioni sindacali. Nel nuovo round di trattative, svoltosi all’indomani dell’approvazione del controverso Preventivo 2024 del Cantone da parte della maggioranza del Gran Consiglio, il governo ha ribadito la non concessione del carovita e ha rilanciato quindi la proposta dell’indennità una tantum di 400 franchi. Ma ne ha formulata una seconda. Una proposta aggiuntiva, anche per scongiurare lo sciopero: due giorni e mezzo di vacanza in più per gli impiegati. È quanto il Consiglio di Stato ha prospettato per l’anno in corso per i dipendenti cantonali. A breve si pronunceranno gli affiliati ai sindacati Vpod, Ocst e Sit.
L’associazione ErreDiPi tira dritto. E lo scrive in una recentissima lettera al Consiglio di Stato, in cui afferma che “aderisce con convinzione” alla giornata di sciopero e che pertanto “inviteremo tutte e tutti i dipendenti cantonali e i docenti comunali a scioperare almeno dalle 15”. Aggiunge la Rete per la difesa delle pensioni: “Da quasi due anni ErreDiPi si fa carico di rappresentare gli interessi delle e dei dipendenti del settore pubblico e parapubblico: chiediamo quindi formalmente di partecipare alle trattative sul carovita, al pari dei sindacati Ocst, Sit e Vpod”. Dice Quaresmini alla ‘Regione’: «Chiediamo semplicemente che gli stipendi permettano di fare fronte al crescente costo della vita. Invocare la normalità non deve essere un tabù: si chiede al principale datore di lavoro in Ticino, ossia il Cantone, di salvaguardare il potere d’acquisto dei salari dei propri dipendenti. Il Cantone dia così l’esempio agli altri datori di lavoro».
In una nota stampa la Rete per la difesa delle pensioni afferma che “negli scorsi giorni abbiamo dimostrato, dati alla mano, che il Cantone Ticino non è l'unico che prevede per il 2024 un esercizio negativo (è in compagnia di altri 16 cantoni); è però l'unico che si rifiuta di riconoscere il rincaro. Ricordiamo che il rincaro è una misura strutturale: si tratta di un adeguamento del salario di tutta la carriera all’aumento dei prezzi. Perché si sa, una volta che i prezzi aumentano, non scendono...”. Secondo ErreDiPi, “rifiutare di riconoscere il carovita, nel cantone con i salari (pubblici e privati) più bassi della Confederazione, significa, nei fatti, accettare che lo stipendio reale si riduca di molto, per il 2024 e per gli anni restanti della carriera di ogni lavoratore/lavoratrice. E lo Stato, non ci stanchiamo di ricordarlo, è il datore di lavoro per eccellenza: quel che fa lui, gli altri copiano”.
Ma per Quaresmini lo sciopero si giustificherebbe anche per un altro motivo: «Nel Preventivo uscito dal parlamento è stata mantenuta la non sostituzione, nella misura del venti per cento, del personale partente, cosa che inciderà pesantemente sulla quantità e sulla qualità dei servizi offerti alla cittadinanza, un provvedimento contro il quale ci batteremo».