La copresidente del Ps Laura Riget: ‘Sui sussidi una piccola e purtroppo insufficiente vittoria, la vera battaglia sarà combattere gli sgravi ai ricchi’
«Tagli e sgravi fiscali sono le due facce di una medaglia che vuole smantellare lo Stato sociale. Noi ci siamo opposti, ci opponiamo, e ci opporremo». Il Partito socialista, incassata la «prima e purtroppo ancora insufficiente» vittoria con lo stralcio dei tagli ai sussidi di cassa malati dalla manovra di rientro allegata al Preventivo 2024 che arriverà in Gran Consiglio lunedì prossimo, non ammaina le bandiere. E con la copresidente Laura Riget, a colloquio con ‘laRegione’, rilancia: «Il voto sulla riforma fiscale sarà estremamente decisivo per le politiche che si sceglierà di portare avanti nei prossimi anni».
Con ordine. Avete contestato in ogni modo questa manovra di rientro, non avete sottoscritto il rapporto di maggioranza in Gestione rimanendo sulle vostre posizioni ma, almeno sui sussidi di cassa malati, qualcosa avete strappato. Come avete accolto e come interpretate l’influenza che le manifestazioni hanno in parte avuto?
Da una parte con grande soddisfazione, perché con questo impressionante movimento di piazza siamo riusciti a far fare dietrofront ai partiti di centrodestra portandoli a rinunciare, almeno temporaneamente, al taglio dei sussidi di cassa malati e quindi far sì che 6’400 famiglie non perdano un sostegno così importante. Dall’altra, ovviamente si tratta solo di una prima e purtroppo ancora insufficiente vittoria. Il Preventivo 2024 resta inaccettabile, rimangono ancora importanti tagli al settore sociosanitario, alla qualità del servizio pubblico, e il prossimo anno i danni potrebbero essere ancora peggiori. Sì, è una prima vittoria e siamo soddisfatti, ma dobbiamo continuare ricordandoci sempre che la mobilitazione paga, e se si scende in piazza i risultati si ottengono.
Da destra venite spesso accusati di dire sempre e solo di no. Che, insomma, vi opponete sempre a tutto. Però il ‘Decreto Morisoli’, anche se fino al 2025, e il meccanismo del freno ai disavanzi, ci sono. E qualcosa per rientrare dal deficit prima o poi andrà fatto.
Il voto sulla riforma fiscale sarà estremamente decisivo. Se il popolo dirà di no a questa riforma, darà un segnale importantissimo alla politica, al Consiglio di Stato e al centrodestra dicendo che le finanze non vanno risanate agendo solo con tagli sulle uscite, ma difendendo anche le entrate. Gli sgravi fiscali irresponsabili degli ultimi anni ci hanno portato in questa situazione. Infine, anche perché si è già in ritardo, il Consiglio di Stato dovrebbe presentare la riforma sulle stime immobiliari per alzarle a chi possiede molti appartamenti, ma difendendo la casa primaria. Non diciamo solo di no, abbiamo proposte diverse e che non privilegiano sempre e solo i più abbienti.
Parlando di riforma fiscale c’è chi maligna sul fatto che una manovra di rientro depotenziata, per ora, quindi senza taglio ai sussidi di cassa malati, vi renderà più difficile vincere il referendum contro lo sgravio per i più abbienti. Come replica?
Penso sia un’analisi cinica e anche sbagliata. Per il momento si è rinunciato a questi tagli, ma non si è rinunciato a quelli per le case anziani, per i minori in difficoltà, agli 11 milioni in meno per il settore delle persone con disabilità, sui dipendenti pubblici.
Come affronterete quindi questi mesi che separano dal referendum contro la riforma fiscale? In un recente comitato cantonale avete detto che il vostro obiettivo sarebbe stato essere più concreti e parlare più dell’impatto di certe misure nella vita quotidiana delle persone.
È così, cerchiamo di spiegare l’impatto del Preventivo e della riforma fiscale appellandoci a esempi concreti. La riforma fiscale porterà un piccolo guadagno a chi ha un reddito netto di 30mila franchi al mese, ma a beneficiarne in maniera importante sarà chi arriva a superare il milione l’anno. Dall’altra parte, denunciando per esempio il taglio di 11 milioni al settore delle disabilità, cerchiamo di dare voce alle persone direttamente toccate. La prossima grande battaglia sul breve termine sarà settimana prossima in Gran Consiglio, dove non è detta l’ultima parola sia sul contributo di solidarietà dei dipendenti pubblici sia su un rincaro almeno parziale. In più, ci coordineremo col comitato ‘Stop ai tagli’ per vedere in che modo continuare la mobilitazione senza escludere referendum, scioperi e altro ancora per mantenere alta la pressione, in vista della riforma fiscale e della manovra per il 2025.
Però i favorevoli alla riforma fiscale ricordano che se vince il no la cosa sicura sono i 45 milioni di franchi in più sulle spalle del ceto medio per il ritorno, non compensato, al 100% del coefficiente cantonale d’imposta.
Innanzitutto questi 45 milioni non vengono pagati da tutti. Il 30% di persone esenti da imposte perché guadagnano troppo poco non dovranno pagare di più. Inoltre, avendo un sistema fiscale progressivo, saranno soprattutto i più benestanti a contribuire maggiormente. Per il ceto medio potrebbero aumentare di 100 franchi le imposte, ma non ci sarebbero centinaia e centinaia di franchi in meno di sussidi, l’indebolimento del servizio pubblico e molti altri servizi in meno.
Veramente gli sgravi fiscali sono la causa di tutti i mali, come non mancate di ricordare molto spesso?
Questi sgravi hanno agito in maniera estremamente forte, non è solo uno slogan. Negli ultimi anni, riforma dopo riforma, sono sempre diminuite le imposte per le fasce benestanti della popolazione e le grandi aziende, eliminando 200 milioni di franchi di entrate. Ma gli sgravi non sono gli unici colpevoli, perché siamo anche confrontati con una politica economica, o meglio, la sua assenza, che porta il Ticino ad avere un salario mediano di mille franchi più basso, interi Comuni ad avere moltiplicatori bassi ma che sono pieni di capannoni che producono solo traffico e dumping. Gli sgravi favoriscono chi non ne ha bisogno, e allo stesso tempo si colpisce chi è in difficoltà. È ora di dire basta.