Progetto legge sulla trasparenza delle persone giuridiche, la Ftaf: siamo già sensibili e attenti al problema del riciclaggio
L’istituzione di un registro federale degli aventi economicamente diritto degli enti non s’ha da fare. A mettere nero su bianco la sua contrarietà è la Federazione ticinese delle associazioni di fiduciari (Ftaf), rispondendo alla consultazione promossa dal Consiglio federale sull’avamprogetto della Legge sulla trasparenza delle persone giuridiche. Insomma, quello dei fiduciari è un secco no all’iscrizione in un registro di chi in una società di investimento a capitale variabile detiene il 25% del segmento patrimoniale o è membro superiore dell’organo direttivo; chi in un’associazione è il membro superiore dell’organo direttivo; chi in una fondazione è anche qui membro superiore e, nel caso delle persone giuridiche, chi controlla il fondatore, il beneficiario o un terzo che ha potere di designazione o nomina di una maggioranza di rappresentanti. In un trust, infine, sono considerati aventi economicamente diritto il disponente, il trustee, il protettore, il beneficiario, qualsiasi altra persona che esercita controllo del trust. Ebbene, tutte queste figure per la Ftaf non devono comparire in un registro apposito, dal momento che, si legge nella loro presa di posizione, “è già prevista presso le società la tenuta di un Registro azionisti e di un Registro beneficiari economici; gli intermediari finanziari svizzeri già richiedono i dati completi dei beneficiari economici per ogni tipo di relazione; per le società estere anche i corrispondenti esteri richiedono già i dati completi dei beneficiari economici”. In più, sottolinea la Ftaf, “gli intermediari finanziari sono diventati molto sensibili e molto accorti alle problematiche antiriciclaggio”. E anche se fosse, “gli Stati che hanno adottato il registro pubblico non hanno per nulla risolto il problema del riciclaggio e dell’infiltrazione della criminalità organizzata nelle persone giuridiche. Basta pensare – scrive ancora la Ftaf – al fenomeno degli azionisti fiduciari o, meglio, prestanome che si intestano azioni e beni e si fanno iscrivere nei registri. Questo dimostra che il registro non è la soluzione”. L’adozione di un registro centrale, annota ancora la Federazione ticinese delle associazioni di fiduciari motivando ulteriormente la sua contrarietà, “potrebbe rendere più facile per gli Stati richiedere informazioni sugli aventi economicamente diritto a fini politici o persecutori”, mentre “oggi la Svizzera è vista come un porto sicuro per persone perseguitate da vari regimi e che in Svizzera trovano rifugio”. Finito? No. Perché c’è anche il capitolo sull’accesso a questo registro. E la Ftaf scende in trincea: “L’accesso a tali dati sarebbe indiscriminato e facilissimo da parte di chiunque, è impossibile disciplinare la facoltà di accesso e controllare chi accede: il rischio è che l’accesso diventi generalizzato”. Con buona pace della privacy. Di conseguenza, “nella (non auspicata) ipotesi in cui venga introdotto un registro centrale dei beneficiari attivi (e comincia il grassetto, ndr), il suo accesso dovrebbe essere limitato alle autorità penali civili e svizzere”.
È la stessa presidente della Ftaf, Cristina Maderni, a spiegare a ‘laRegione’ il senso della loro posizione: «C’è una contraddizione tra registro pubblico e legge sulla privacy, abbiamo un accumulo di leggi in cui è difficile districarsi. Da una parte la trasparenza, dall’altra la protezione dei dati e noi in mezzo: è difficile rispettarle entrambe allo stesso momento». Maderni, ad ogni modo, ribadisce che «come fiduciari ci sentiamo già di dire che noi al nostro interno come modus operandi abbiamo la seria valutazione del rischio di riciclaggio, il cliente lo dobbiamo conoscere così come il suo portafoglio e le sue intenzioni. Con questo registro si andrebbe a caricare di burocrazia inutile la maggior parte della clientela, che è onesta, per scovare i disonesti quando invece noi, nelle nostre analisi, facciamo già questo importante lavoro. Che è anche nei nostri interessi».
Sul progetto di legge si è espresso in questi giorni anche il governo ticinese nell’ambito della procedura di consultazione avviata da Berna. Governo che valuta anzitutto positivamente “la volontà d’introdurre delle normative a favore della trasparenza delle persone giuridiche, nell’ottica di rafforzare l’integrità della piazza finanziaria ed economica svizzera, attraverso l’introduzione di un registro federale degli aventi economicamente diritto, che, unitamente ad altre misure accompagnatorie, contribuiscono a migliorare l’efficacia del dispositivo di lotta contro il riciclaggio di denaro, la criminalità economica e il finanziamento del terrorismo“, come pure ”ad adeguare l’impianto legislativo all’evoluzione delle raccomandazioni pertinenti del Gruppo di azione finanziaria (Gafi) e del Forum globale”.
Nella lettera alla ministra Karin Keller-Sutter, titolare del Dipartimento federale delle finanze, il Consiglio di Stato scrive di condividere quindi “il primo obiettivo dell’avamprogetto”, che si prefigge di “aumentare la trasparenza delle persone giuridiche per permettere alle autorità di identificare con maggiore efficienza e in modo più affidabile chi sta dietro una struttura giuridica”. Poter accedere a queste informazioni con rapidità ed efficacia, sottolinea l’Esecutivo cantonale, “è fondamentale sia nella lotta contro il riciclaggio di denaro e la criminalità finanziaria, sia nell’applicazione delle sanzioni internazionali e del diritto fiscale”. Per Bellinzona è inoltre “condivisibile” pure il fatto che l’avamprogetto “riunisce le norme vigenti” in materia di trasparenza delle persone giuridiche e di identificazione dei loro aventi economicamente diritto contenute oggi in più leggi – come il Codice penale, quello delle obbligazioni, la Legge federale sugli investimenti collettivi, la Legge federale sulle banche e le casse di risparmio e la Legge federale sull’assistenza amministrativa fiscale – al fine di “unificarle e rafforzarle”.
Ciò premesso, il Consiglio di Stato, avverte nella presa di posizione, “non può sottacere che, dal profilo storico, con l’adozione di questa estensione delle norme sulla trasparenza delle persone giuridiche, la tradizionale politica di riservatezza (‘privacy’) e autodisciplina elvetica si riduce ulteriormente”. Per quanto riguarda poi le autorità cantonali, “sia i responsabili dell’ufficio del registro di commercio sia le autorità fiscali cantonali (Divisione delle contribuzioni) hanno evidenziato delle criticità nel progetto di legge (...), nonché gli oneri supplementari a livello di risorse”. Non solo: “Le Commissioni cantonali di disciplina sugli avvocati e sui notai, che fanno parte del potere giudiziario cantonale, paventano un aumento del loro carico di lavoro a dipendenza dell’apertura di procedure disciplinari in seguito alla violazione degli obblighi previsti nelle nuove disposizioni sulla trasparenza delle persone giuridiche valide per queste due categorie professionali”. Le disposizioni dell’avamprogetto posto in consultazione interesseranno infatti anche gli avvocati, ricorda il governo, “quando eserciteranno delle attività ritenute dal Legislatore particolarmente a rischio di riciclaggio di denaro, enumerate in maniera esaustiva dalla legge, segnatamente nelle attività legate alla creazione o alla strutturazione di persone giuridiche e nella negoziazione immobiliare”. E interesseranno pure i notai, essendo dei professionisti che “si occupano in special modo della costituzione e/o strutturazione di persone giuridiche e che redigono solitamente gli atti necessari per le transazioni immobiliari”.