Il portavoce della Lega commenta l'intervista del direttore del Dfe al Mattino in cui definisce la situazione attuale ‘estremamente insoddisfacente’
«Finalmente Vitta si è espresso su questo tema in maniera chiara, forse ci si è davvero accorti che c’è un problema. E già il fatto di accorgersene è un passo avanti». È questa la reazione che il portavoce della Lega Daniele Caverzasio consegna a ‘laRegione’ dopo aver letto l’intervista a Christian Vitta, pubblicata da ‘Il Mattino della domenica’ di oggi, nella quale il direttore del Dipartimento finanze ed economia prende parola sulla perequazione finanziaria intercantonale definendola “estremamente insoddisfacente” e ribadendo un concetto già espresso annualmente o quasi quando partono, direzione Berna, delle richieste per migliorare la situazione: “Non possiamo accettare di essere finanziariamente penalizzati come lo siamo oggi. Si tratta, in fondo, di far vivere il federalismo e la necessaria solidarietà”.
Per perequazione intercantonale, lo ricordiamo, si intende quel principio secondo il quale i Cantoni più ricchi e la Confederazione aiutano finanziariamente i Cantoni più deboli (con la perequazione delle risorse), e, allo stesso tempo, i Cantoni che devono far fronte a maggiori oneri dovuti a particolarità del territorio o sociali ricevono ulteriori versamenti (compensazione degli oneri). Un tema su cui la Lega ha inoltrato diversi atti parlamentari negli ultimi anni.
Un sistema che si mostra debole, e Caverzasio rincara: «Adesso, dopo le dichiarazioni bisogna cercare di passare ai fatti, e rimettere in sesto una fase un po’ distorta della situazione finanziaria a livello di perequazione». Nessun mistero, «lo diciamo da tempo con atti parlamentari e comunicati, occorre fare qualcosa. Principalmente nel conteggio del salario dei frontalieri per calcolare il procapite, visto che difficilmente i frontalieri spendono qui in Ticino il loro salario...», afferma il portavoce e deputato leghista. Quindi, adesso, «bisogna correggere le storture in un contesto, oltretutto, dove tutta la popolazione ticinese soffre a causa di salari più bassi e finanze cantonali che non stanno bene». Aspetto, questo, che Caverzasio sottolinea anche in qualità di capodicastero finanze di Mendrisio: «Le difficoltà cantonali si ribaltano sulla perequazione comunale soprattutto, come ricorda spesso il sindaco di Lugano Michele Foletti di cui sposo appieno la battaglia, perché i Comuni forti pagano sempre di più e questo ha conseguenze nel settore anziani e negli spitex ad esempio: ed è una situazione fuori controllo, dove a causa di questo sistema di calcolo fortemente perequativo rischiamo di pagare inefficienze in altri contesti».
Ad ogni modo, si diceva, per il direttore del Dfe questo sistema “è decisamente insoddisfacente”. E cita alcuni esempi che penalizzano il Ticino. Uno su tutti: “Per quanto concerne la perequazione delle risorse, il problema principale consiste nell’inclusione dei redditi dei frontalieri nel potenziale delle risorse senza considerare il numero dei frontalieri che generano questi redditi nella popolazione utilizzata per il calcolo fiscale procapite”. Va da sé, “questo crea un’importante distorsione che sfavorisce il nostro cantone”.
Le conseguenze di criteri e storture si manifestano ovviamente quando si arriva al totale: “L’importo che il Ticino riceverà, 86,8 milioni di franchi, pur in aumento rispetto agli anni scorsi, stride in modo evidente con quello che riceveranno altri Cantoni come il Grigioni (235 milioni), il Vallese (884 milioni), Friborgo (617 milioni), senza parlare di Berna con 1,3 miliardi”.
Numeri importanti, ma che non rappresentano una novità assoluta, dal momento che è lo stesso Vitta – come Caverzasio da noi intervistato – a ricordare che è da tempo che se ne parla. In questi anni, il Ticino ha rivendicato infatti più volte dei cambiamenti. A partire “dalla definizione della popolazione considerata per il calcolo del potenziale fiscale procapite”, tornando alla questione dei frontalieri. Infatti, “il governo ritiene estremamente penalizzante e non giustificato che il numero di frontalieri non sia considerato nella popolazione del definire il potenziale procapite e rivendica pertanto la loro inclusione”. La seconda rivendicazione, rammenta Vitta nell’intervista, riguarda “la quota di redditi dei frontalieri considerati nel potenziale, che si chiede di limitare al 50%”. Una terza richiesta effettuata a Berna, è “l’introduzione di un’indennità per la particolare situazione dei Cantoni di frontiera nell’ambito della compensazione degli oneri”.
Richieste che il Cantone muove ogni anno, ma finora non si è mosso niente. E interpellato su possibili ulteriori passi, Vitta riconosce che “costruire un consenso è complesso, ogni modifica incide su tutti i ventisei Cantoni”. Comunque sia, “la strategia condotta in comune con la Deputazione ticinese alle Camere federali deve essere decisa e convincente affinché la Confederazione riconosca le nostre specificità nell’ambito della perequazione finanziaria, o, se ciò risultasse troppo complesso, in altri ambiti dove la situazione del nostro cantone non è adeguatamente considerata”.