Ticino

‘È mancata la consapevolezza sulle reali chance dei candidati’

Farinelli (Plr): ‘La sinistra si è concentrata su sé stessa e ora si ritrova con eletti due rappresentanti di destra’. Gianella: ‘Non abbiamo mobilitato’

‘Ora si torna al lavoro. Domani mattina alle 6 ho il treno per Berna’
(Ti-Press)
19 novembre 2023
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“Anche a Chiasso siamo dietro”. Sono da poco passate le 13 ma al ritrovo del Partito liberale radicale a Gentilino la situazione è chiara ai pochi presenti, a cominciare dal presidente Alessandro Speziali e dalla capogruppo in Gran Consiglio Alessandra Gianella: la distanza tra Alex Farinelli e il candidato del Centro Fabio Regazzi non si riuscirà a colmare (a fine giornata saranno 2’406 i voti di scarto tra i due). Che quella di Farinelli sarebbe stata una gara all’inseguimento, dopo un primo turno dove si era piazzato terzo a 1’517 preferenze dal candidato del Centro, lo si era capito subito. «I primi dati arrivano da comuni dove storicamente il mio partito non fa grandi risultati, vediamo come va nei centri», commenta poco dopo la chiusura delle urne dalla sua casa di Comano Farinelli, prima di sedersi a tavola con la famiglia. Un occhio rivolto al piatto, l’altro al tablet che man mano mostrava la cartina dei comuni scrutinati riempirsi sempre di più. «Vediamo se si conferma la tendenza del ticket Chiesa-Regazzi già vista al primo turno e che nelle ultime settimane è stata un tema della campagna di Centro e Udc», ci dice il sindaco di Comano mentre suo papà offre un bicchiere di vino a parenti e giornalisti presenti e la mamma distribuisce i pizzoccheri.


Come detto, la partita non è mai stata in discussione e sul banchetto del ristorante Bora da Besa si sono visti solo succhi di frutto e tè freddi. “Avrei preferito veder aprire bottiglie di champagne”, commenta malinconico qualcuno poco prima dell’arrivo di Farinelli, comunque applaudito a gran voce dai ‘suoi’. «Sono un po’ deluso. Quando si fa una corsa la si fa per vincere. Da parte mia e del partito ritengo che quello che si poteva fare lo si è fatto. Mi sembra abbastanza chiaro che c’è stata un’area che ha saputo unirsi e andare a sommare i voti. Per lo meno parzialmente», commenta Farinelli. È quindi mancato, come dimostrano anche i numeri, un sostegno rossoverde alla sua candidatura? «La sinistra si è concentrata piuttosto su sé stessa, sottovalutando forse il fatto che la candidatura di Greta Gysin, per quanto valida, difficilmente sarebbe passata». Rilanciamo, si doveva quindi puntare su un ticket con la sinistra? Dopo tutto, le ultime tornate elettorali (dalle Cantonali di aprile passando per il primo turno delle Federali) hanno dimostrato che chi si allea vince… «Non si possono fare alleanze in questi casi secondo me. Sarebbe stata abbastanza strana – risponde convinto il consigliere nazionale –. Ci sarebbe però dovuta essere più consapevolezza di quali erano le reali chance dei vari candidati. A me sono mancati 2’400 voti per essere eletto e alla sinistra oltre 5mila. Era evidente che se qualcuno poteva farcela sarei stato io, mentre la candidatura della sinistra i numeri hanno detto che non avrebbe avuto molte possibilità. È questo l’elemento che probabilmente poteva cambiare gli equilibri: decidere se usare la seconda crocetta. Cosa che probabilmente non è successa».

Una sconfitta arrivata anche in quei paesi riconosciuti come “feudi” liberali radicali. «Il risultato di Locarno non mi ha stupito. Fabio è di quella zona e può essere subentrata una logica ‘regionalista’. Chiasso impone invece qualche interrogativo. In questo momento è chiaro che ci sono problemi che spingono più verso una destra conservatrice e chi interpreta queste tematiche ha un vantaggio. Però non mi sento di dire che la politica non è più fatta per i moderati, altrimenti non mi spiegherei il mio risultato al Nazionale». Interrogativi in sospeso, appunto. Cosa deve fare il Plr ora? «Serve sicuramente una riflessione, che non dimentichi però una cosa: restiamo il primo partito cantonale. Bisogna assumere quel ruolo di leadership che ultimamente è venuto a mancare. Finché a segnare il ritmo della politica sono altri, e noi arriviamo in reazione, non si riuscirà a guadagnare consensi. Questo deve essere il modo di profilarsi, non dire solo ‘no’ ma cercare di essere quelli che danno un po’ il ritmo. Va fatto a prescindere da questioni elettorali, è nell’interesse della politica e del paese». E sul piano personale? «Domani mattina alle 6 ho il treno per Berna. Sicuramente non andrò a cambiare il mio profilo, perché faccio politica nel modo in cui è giusto farlo e non intendo snaturarlo per cercare eventualmente di ottenere qualche consenso in più. Non sono sicuro che un profilo più marcato sia forzatamente la scelta giusta».


I granconsiglieri (da sinistra) Ortelli, Maderni, Gianella e Genini

Treno per Berna sul quale non salirà Alessandra Gianella, definitivamente esclusa dalla corsa per il Nazionale, che resterà quindi capogruppo in Gran Consiglio. «Il Centro è riuscito a mobilitare di più rispetto a noi, i dati lo dicono chiaramente», ammette la capogruppo, impegnata in queste settimane, come Giorgio Fonio, a sostenere il proprio candidato agli Stati nella speranza di veder ‘liberarsi’ un posto alla Camera del popolo. «Io e Giorgio abbiamo profili parecchio diversi. Lui, uomo e sindacalista. Io, donna più vicina al centrodestra. Penso però che il nostro ruolo sia comunque stato solo un secondo fattore nella scelta degli elettori. Al primo posto c’erano i candidati, visto che agli Stati si elegge con il sistema maggioritario e la differenza viene fatta dalla persona».

Ma come spiegare questo risultato e quali passi deve fare il Plr per tornare, come ribadito da più parti durante il (breve) pomeriggio, a “dettare l'agenda”? «Il Centro è più profilato su dei temi ‘di società’ rispetto a noi, che abbiamo il focus molto rivolto all'economia e al lavoro. Ci sono delle problematiche che oggi toccano i cittadini sulle quali al momento non siamo ancora abbastanza presenti. Si deve lavorare in questa direzione e farci capire meglio all'esterno». Un percorsa da fare da soli? «Quello delle alleanze è un tema, indipendentemente dal risultato di oggi. Abbiamo un’area di destra, Lega e Udc, che da anni lavora insieme con ottimi risultati. Anche Ps e Verdi insieme hanno fatto un buon risultato. Diciamo che noi al centro probabilmente soffriamo un po’ la presenza di questi due poli abbastanza forti. Abbiamo però visto quattro anni fa, quando ci siamo alleati con il Centro, com’è andata». Aggiunge Gianella: «Bisogna capire quindi come muoversi e se è opportuno lavorare prima su alcuni temi, a cominciare dal livello cantonale».

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