La loro presenza è stata confermata anche nel pozzo Prà Tiro a Chiasso ed è riconducibile alla realizzazione della galleria ferroviaria del Ceneri
Presenza di sostanze chimiche in due campioni di acqua potabile ticinese. Questo quanto rilevato nei Comuni di Capriasca e Sant’Antonino da un’analisi condotta dall’Associazione dei chimici cantonali svizzeri (Accs), i cui risultati sono stati pubblicati oggi. Confermata dalla Sezione protezione aria, acqua e suolo (Spaas) del Dipartimento del territorio (Dt) e dal Laboratorio cantonale del Dipartimento della sanità e della socialità (Dss) l’esistenza delle stesse sostanze anche nella falda che alimenta il pozzo Prà Tiro a Chiasso, dove la qualità dell’acqua distribuita è stata garantita da specifici filtri.
Le per- e polifluoroalchiliche (Pfas) sono una famiglia di sostanze chimiche difficilmente degradabili prodotte e impiegate da decenni nell’industria. La loro presenza nelle acque ticinesi sarebbe riconducibile a materiali utilizzati nella realizzazione della Galleria di base ferroviaria del Ceneri. Tali sostanze, a causa della loro persistenza, si possono accumulare nell’ambiente, nelle derrate alimentari e anche nell’essere umano. Per limitare il più possibile la loro assunzione, sono state dunque promosse su scala nazionale diverse campagne di rilevamento delle Pfas, fra cui quelle nel suolo e nelle acque potabili.
In Ticino i primi ritrovamenti delle Pfas erano già emersi a seguito di alcune campagne analitiche promosse dalla Spaas. La contaminazione della falda che alimenta il pozzo Prà Tiro a Chiasso è infatti nota dal 2020 e tuttora oggetto di indagine da parte del Ministero pubblico. Queste sostanze sono però “abbattute attraverso appositi filtri a carbone, garantendo così – informano congiuntamente il Dt e il Dss in una nota – la qualità dell’acqua potabile distribuita in rete”.
La campagna dell’Accs evidenzia invece la presenza di Pfas nell’acqua potabile estratta dal pozzo Pezza e dal pozzo Boschetti di proprietà dei Comuni di Capriasca e Sant’Antonino. “I rilievi effettuati dapprima presso il deposito ex AlpTransit di Sigirino e in seguito al portale nord (in zona Vigana) della Galleria di base del Ceneri, unitamente ad altre indagini, hanno permesso di stabilire – prosegue il comunicato – che almeno una tipologia di materiale da costruzione utilizzata nella realizzazione dell’opera è all’origine della presenza di Pfas nell’acqua che fuoriesce dai due versanti del tunnel”.
L’Ufficio federale di sicurezza alimentare e veterinaria e il Laboratorio cantonale confermano che i valori rilevati in Ticino dalle analisi condotte nell’ambito della campagna nazionale svolta dall’Accs “non presuppongono a oggi restrizioni sulla potabilità dell’acqua nei due Comuni”. Il Dt emanerà inoltre una decisione mirata a convogliare gli scarichi di acque contenenti Pfas nei punti critici e ripristinare la situazione – analogamente a quanto fatto per il pozzo Prà Tiro – attraverso una serie di provvedimenti specifici in corso di valutazione.