Ticino

‘Misure di compensazione, passo avanti. Ci sono però fragilità’

Pensioni Ipct, la Rete (ErreDiPi) spiega i motivi della (quinta) manifestazione indetta per lunedì 16 in piazza Governo

Enrico Quaresmini
(Ti-Press)
9 ottobre 2023
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La Rete per la difesa delle pensioni non molla. Neppure nell’imminenza dell’ok del Gran Consiglio – data la maggioranza commissionale e a meno di un ribaltone in plenum – alle proposte del governo per compensare la progressiva diminuzione del tasso di conversione (dal 6,17 al 5,25 per cento nell’arco di otto anni, a partire dal 2024) decisa dai vertici dell’Istituto di previdenza del Cantone Ticino, l’Ipct, che conta diciassettemila assicurati attivi tra dipendenti del Cantone, di Comuni e di altri enti. Certo, il via libera parlamentare, atteso per settimana prossima, «sarebbe un passo avanti, un passo positivo che eviterebbe un taglio del venti per cento delle rendite pensionistiche», afferma Enrico Quaresmini di ErreDiPi. Ma «la partita non è affatto chiusa», puntualizza un altro esponente della Rete, Alessandro Frigeri. Da un lato perché «ci sono ancora delle fragilità», sostiene. Dall’altro perché, fragilità a parte, il (probabile) sì del legislativo ai provvedimenti prospettati dal Consiglio di Stato, e derivanti dalle trattative con i sindacati, difficilmente scriverà la parola fine. Un sì che potrebbe traballare se già in aula dovesse passare il referendum finanziario obbligatorio. «In ogni caso qualche partito minaccia da tempo il lancio di un referendum e quindi il ricorso al voto popolare, pertanto – aggiunge Quaresmini – dobbiamo e dovremo ancora mobilitarci per mantenere alta l’attenzione sul dossier».

Ed è per questo che la Rete per la difesa delle pensioni ha indetto una manifestazione – la quinta da quando ErreDiPi si è costituita per battersi contro il peggioramento della previdenza professionale dopo l’annunciata riduzione del tasso di conversione – per lunedì prossimo, 16 ottobre, a Bellinzona in Piazza Governo (inizio alle 17), davanti dunque al Palazzo della politica e nello stesso giorno in cui il Gran Consiglio si pronuncerà, salvo cambiamenti nel programma della seduta, sulle misure di compensazione.

‘In gioco anche la dignità di chi lavora per l'Amministrazione e la qualità delle prestazioni dello Stato’

«Il 16 – riprende Frigeri – ricorderemo che in gioco sono anche la dignità di chi lavora nella pubblica amministrazione e di riflesso la qualità delle prestazioni che lo Stato eroga all’intera società». Del resto l’attrattività della funzione pubblica passa pure da un adeguato trattamento pensionistico. «Vogliamo persone che si accontentano di lavorare per lo Stato o persone che lavorano volentieri per lo Stato?», rilancia Quaresmini.

’Pagano soprattutto i dipendenti’

Ma in occasione della manifestazione ErreDiPi evidenzierà pure, in relazione alle misure di compensazione, quelle che considera delle criticità. I provvedimenti per contenere il più possibile l’impatto dell’abbassamento del tasso di conversione «permetteranno sì di scongiurare lo scenario peggiore e preoccupante, cioè il taglio secco del venti per cento delle rendite pensionistiche, tuttavia dal nostro punto di vista – rileva Frigeri – il messaggio del Consiglio di Stato sulle misure di compensazione presenta anche delle fragilità. Ne menziono solo una: coloro che passeranno alla cassa saranno soprattutto, e di nuovo, i dipendenti, gli affiliati all’Ipct. Che si ritroveranno con un salario comunque ridotto. Secondo il calcolo dello stesso Istituto di previdenza, si perderanno in media cinquecento franchi all’anno». Aumenta il contributo versato dal dipendente, cala di conseguenza il suo salario reale. Non solo. Continua Frigeri: «Ci sarà anche una riduzione, ancorché lieve, della rendita pensionistica. Del due per cento. Che si assommerà al taglio del venti per cento avvenuto dieci anni fa”, quando governo e parlamento hanno decretato il passaggio dal primato delle prestazioni a quello dei contributi.

«Dal 2012 – osserva a sua volta Quaresmini – siamo in primato dei contributi: quindi in teoria ciò che noi paghiamo come contributi dovrebbe finire, tanto o poco che sia, sul nostro avere di vecchiaia, ma questo in pratica non succede. Lo scarto tra quello che si paga e quello che si riceve al momento della pensione è enorme. Le rendite sono appena nella media di casse pensioni analoghe». Rincara Gabriele Colombo, anch’egli di ErreDiPi: «Il dipendente assicurato all’Ipct sta dedicando parte dei contributi che versa al risanamento della cassa pensioni e questo, secondo noi, è totalmente in contraddizione con il principio del primato dei contributi». Il risanamento dell’Istituto appunto (e il cosiddetto lodo Pamini). «La questione rimane aperta», evidenzia Quaresmini: «La politica dice che prima o poi il mercato finanziario tornerà a girare. Sì, ma quando?».