Il vescovo emerito spiega perché non intende rispondere alle nostre domande sugli abusi sessuali emersi dal rapporto dell'Università di Zurigo
“Non intendo rispondere sul giornale e discutere sulla stampa le domande che mi ha inviato”. Inizia così la lettera – "Con preghiera di pubblicazione" – inviataci dal vescovo emerito di Lugano Pier Giacomo Grampa, in reazione ai nostri quesiti sui casi di abusi sessuali avvenuti all’interno della Chiesa cattolica svizzera. Abusi messi in evidenza dal rapporto sul progetto pilota dell’Università di Zurigo pubblicato la scorsa settimana. Un silenzio, quello del vescovo emerito, che fa rumore.
Di seguito le domande, che Grampa aveva chiesto per iscritto, rimaste senza risposta e le sue motivazioni.
Innanzitutto, le chiederei una riflessione sul tema della fiducia da parte dei fedeli. Già nel 2004 lei parlava di sfiducia della popolazione nei confronti dell'autorità religiosa. Alla luce di quanto emerso nel rapporto dell'Università di Zurigo, com'è la situazione attuale? Ha avuto l’occasione di parlare con dei fedeli?
In secondo luogo, come legge quanto successo nel 2004 in termini di trasparenza? Dopo l'arresto di don Italo Casiraghi (all'epoca parroco di Gordola, ndr), lei disse una frase che fece molto discutere (sul fatto di informare e chiedere l'intervento del vescovo prima di rivolgersi ad altri). Oggi rifarebbe lo stesso tipo di discorso?
Inoltre, le chiederei una riflessione per quanto concerne i trasferimenti. Questi trasferimenti di persone condannate sono stati una buona idea?
Rispetto alla gestione degli archivi, c’è attualmente un’iniziativa parlamentare che chiede che non vi siano più archivi segreti nella Diocesi ticinese. Cosa ne pensa?
Sulla questione del celibato, rimuoverlo come pratica potrebbe portare dei benefici?
Infine, la scelta di affidare a un vescovo, Joseph Bonnemain, l’indagine sull’occultamento dei casi di abusi è stata fortemente criticata. Cosa ne pensa?
Gentile Signora,
La ringrazio per la Sua considerazione, ma non intendo rispondere sul giornale e discutere sulla stampa le domande che mi ha inviato.
La Chiesa per iniziativa di Papa Francesco sta vivendo un momento di Sinodo (2021-2024). Il documento di lavoro per una Chiesa Sinodale suggerisce 3 atteggiamenti prioritari: partecipazione, comunione, missione, per costruire insieme.
È in quel contesto che debbono venire discussi e chiariti i problemi legati ai comportamenti da tenere in conseguenza agli abusi che vengono messi in luce e richiederanno ancora 3 anni di ricerche e di inchieste.
Non è importante quello che pensa Tizio o Sempronio! È la Comunità viva della Chiesa che deve approfondire, chiarire, discutere quanto è emerso dal rapporto dell’Università di Zurigo.
Lei mi sottopone nelle Sue domande diverse questioni: trasparenza, trasferimenti, gestione degli archivi, celibato, incarico affidato a Monsignor Joseph Bonnemain. Mi guida in questa scelta di tacere la nota che troviamo nei Vangeli (Mt 26, 62-68) circa il comportamento di Gesù nei giorni del suo processo: “Jesus autem tacebat” “ma Gesù taceva”, fino a farsi prendere a schiaffi dai soldati.
Io non sono frastornato dal silenzio, ma disturbato da tante chiacchiere prive di fondamento.
La mia responsabilità di Vescovo, benché Emerito, mi impedisce di nutrire il chiacchiericcio inopportuno di questi giorni.
Con distinti saluti
┼ Mons. Pier Giacomo Grampa, Vescovo Emerito di Lugano
P.S.: Con preghiera di pubblicazione.