Ticino

L'interrogazione: ‘Sconcerto e spavento non possono bastare’

Abusi sessuali nella Chiesa, il deputato del Plr Matteo Quadranti preannuncia un atto parlamentare per rivedere leggi e regolamenti e imporre misure

Il deputato liberale radicale
(Ti-Press)
19 settembre 2023
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«Va bene, e ci mancherebbe altro, manifestare la più grande e umana solidarietà verso le persone vittime degli abusi sessuali, vittime anche dell’omertà e di coloro che hanno deciso di distruggere archivi sensibili, ma l’operazione di outing della Chiesa, le ricerche commissionate, i mea culpa e le dichiarazioni di sconcerto e spavento non possono bastare». No, non possono bastare, sottolinea il deputato liberare radicale Matteo Quadranti. Il quale, come abbiamo appreso e come ci conferma, si accinge a presentare un’interrogazione al Consiglio di Stato. Per chiedergli, fra l’altro, «se condivide la necessità di porre mano alle leggi e/o ai regolamenti, in particolare, ma non solo, per obbligare le Chiese, cattolica ed evangelica, a segnalare immediatamente all’autorità giudiziaria i casi di abusi di cui vengono a conoscenza: questo anche per evitare favoreggiamenti, complicità e inquinamento di prove», spiega il granconsigliere interpellato dalla ‘Regione’.

Dopo l'iniziativa parlamentare con cui la democentrista Lara Filippini propone di intervenire sulla Legge cantonale sulla Chiesa cattolica per vietare l'istituzione di archivi segreti nella diocesi ticinese, un altro politico scende dunque in campo dopo quanto emerso dallo studio dell'Università di Zurigo commissionato da organi cattolici, fra cui la Conferenza dei vescovi. Un migliaio gli abusi sessuali, quelli censiti dai ricercatori, commessi nella Chiesa cattolica svizzera negli ultimi settant’anni.

Ed è sul capitolo del rapporto riguardante la diocesi ticinese e sulle possibili misure per prevenire determinate situazioni che verte l’atto parlamentare di Quadranti. «Evidentemente – riprende il granconsigliere del Plr – il quadro giuridico vigente, tra leggi cantonali e statuti interni, non ha permesso di evitare gli abusi sessuali. Come però si sollecitano interventi e misure per scongiurare determinati fatti nell’Amministrazione pubblica, nella scuola, nelle associazioni sportive e nelle famiglie, anche nel mondo delle Chiese, cattolica ed evangelica riformata – entrambe, ricordo, corporazioni di diritto pubblico –, deve essere legittimo formulare delle raccomandazioni. Se non addirittura imporre delle vere e proprie misure. Aggiungo che il fenomeno degli abusi sessuali è noto da decenni a livello internazionale nel mondo religioso, per cui i campanelli d’allarme avrebbero potuto e dovuto suonare ben prima del mandato conferito all’Università di Zurigo».

Al Consiglio di Stato, preannuncia Quadranti, «chiederò anche se intende prendere contatto con i rappresentanti delle Chiese per intavolare un dialogo e stabilire una roadmap sul da farsi e se condivide l’idea che l’autonomia delle Chiese vada su questi temi supervisionata». Non solo: «Vorrei anche sapere se il governo intende promuovere l’istituzione di commissioni etiche e/o di controllo indipendenti, di call center esterni alle Chiese per le vittime, nonché l’obbligo per sacerdoti, diaconi e superiori gerarchici, di seguire corsi di formazione, sensibilizzazione e sulla gestione dei casi».

Torniamo allo studio dell'Università di Zurigo. “Una situazione archivistica più difficile rispetto ad altre Diocesi”, così il rapporto, a pagina 35, definisce lo scenario ticinese. Documenti spesso frammentari a causa della prassi archivistica. A questo si aggiunge – scrivono i ricercatori – la distruzione di documenti, da situare tra la metà e la fine degli anni Novanta. Distruzione la cui entità “non è ancora stata chiarita”. Due gli esempi citati dalla ricerca: nel 1995 stando a una lettera del vicario generale al nunzio apostolico, un sacerdote ricevette dall’allora vescovo Eugenio Corecco l’ordine di bruciare quanto era nei cassetti (del vescovo) riguardante i sacerdoti. Nel 1999 un altro sacerdote scrisse alla Diocesi di aver concluso il lavoro che prevedeva di “togliere tutti quei documenti che gettassero anche un’ombra sugli interessati”. Eventuali reati penali – soppressione di documento e favoreggiamento – sono già caduti in prescrizione.