A confermare la tendenza, in atto da settimane, il numero di ricette presentate nelle farmacie d'oltreconfine firmate da medici della Svizzera italiana
Dal Ticino a Como per acquistare farmaci. Il perché, riguardo alla Farmacia Sant’Agata di via Bellinzona a Ponte Chiasso, appare scontato trovandosi questa a ridosso dalla dogana stradale dalla quale dista una cinquantina di metri, tanto da detenere un primato nazionale: quello di essere la prima farmacia italiana per chi arriva dalla Svizzera. Una vicinanza che, da quando anche in Svizzera sono cominciati a scarseggiare alcuni farmaci, significa affluenza di pazienti ticinesi. La conferma dalla direttrice della Farmacia Sant’Agata: «In queste ultime settimane dal Canton Ticino, e soprattutto dal Mendrisiotto, riceviamo numerose telefonate di gente che si informa sulla disponibilità di alcuni medicinali che non riescono a trovare nelle loro farmacie». Quali farmaci? «Quelli, ad esempio, indicati per nausea e vertigini. Ma anche medicinali per il sistema nervoso e per il trattamento dell’insonnia. A confermare che da qualche settimana registriamo un aumento di pazienti provenienti dal cantone è il numero di ricette firmate da medici ticinesi. Questo perché da noi la vendita è possibile solo previa prescrizione medica. Cosa che facciamo notare a tutti coloro che chiamano dal Ticino, per evitare loro viaggi a vuoto».
C’è un particolare non trascurabile, anche se di fronte alla necessità di farmaci introvabili può essere considerato l’aspetto meno significativo: al di qua e al di là della frontiera il prezzo dei medicinali è notevolmente differente. E la bilancia oscilla verso Como, dove i farmaci costano un terzo rispetto a quanto pagato in Ticino. «Una differenza che quando i medicinali mancavano in Italia non ha comunque frenato i pazienti comaschi dal varcare il confine per acquistare i medicinali in Svizzera – sottolineano alla farmacia di Ponte Chiasso –. Quando c’è di mezzo la salute, il prezzo dei medicinali passa in secondo piano».
Anche dalle farmacie di Monteolimpino e di Sagnino, la prima a un chilometro e la seconda a un paio di chilometri dalla dogana di Ponte Chiasso, la conferma che sono in continuo aumento le ricette svizzere per l’acquisto di farmaci da parte di pazienti ticinesi. I medicinali richiesti sono gli stessi segnalati dalla direttrice della Sant’Agata di Ponte Chiasso. È possibile quantificare quanto sta accadendo a cavallo della frontiera? All’interrogativo risponde il dottor Giuseppe De Filippis, titolare dell’omonima farmacia di corso Vittorio Emanuele a Como, nonché presidente dell’Ordine dei Farmaci della provincia lariana: «Il forte aumento di turisti stranieri, in questi mesi presenti nella nostra provincia ha contribuito a far crescere la richiesta di farmaci. Una crescita certamente dovuta anche a pazienti ticinesi e svizzeri, ma per ora difficile da quantificare. Comunque, anche in Italia scarseggiano farmaci di uso corrente e comune. Questo perché le difficoltà di approvvigionamento, denunciate da Pharmasuisse, sono avvertite anche dalle nostre aziende farmaceutiche».
La scarsità di tutti i medicinali in Svizzera, come affermato nei giorni scorsi da Martine Ruggli-Ducrot, presidente della Società svizzera dei farmaci, è da ricondurre alla catena di approvvigionamento di materie prime, come i principi attivi (provenienti per lo più dall’Asia), le confezioni dei medicinali (prodotti principalmente in Ucraina) e non ultima l’inflazione che si riflette sui costi di produzione. Sulla carenza di farmaci in Italia, e quindi anche a ridosso della Svizzera, alle stesse conclusioni del presidente dei farmacisti comaschi giungono le recenti valutazioni dell’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) che in un report quantifica in oltre 3’500 i medicinali di difficile reperimento. Una difficile situazione che stando alle previsioni dell’Aifa è destinata a continuare anche nel 2024. Ma ovviamente non sono solo Svizzera e Italia a dover fare i conti con la carenza di farmaci. Si tratta di una scarsità avvertita in tutta Europa. Cercare di uscirne è impegno che interpella tutti i Paesi, compresi quelli che non fanno parte dell’Unione europea, incominciando dalla Svizzera, essendo la Confederazione la patria delle industrie farmaceutiche.
Federico Tamò, portavoce dell’Ordine dei farmacisti del Canton Ticino commenta: «Il mercato italiano è un mercato nettamente più grande di quello svizzero, quindi le scorte presenti per alcuni farmaci potrebbero durare un po’ di più rispetto ai volumi nella Confederazione». La situazione in Italia, Francia, Germania, ribadisce però a sua volta Tamò, non è migliore della nostra: «In Italia ci sono oltre tremila farmaci mancanti. Si tratta di una situazione globale, non è solo il nostro territorio a essere colpito, ma proprio tutto l’Occidente a causa delle politiche di delocalizzazione della produzione che ora si ritrovano fragilizzate».
Quanto alla raccomandazione formulata alcuni mesi fa dalla Task force svizzera per gli agenti terapeutici a farmacie e studi medici invitati a vendere e prescrivere farmaci sfusi e non confezioni intere allo scopo di sopperire alla penuria di medicamenti, Tamò spiega che «questa vendita sfusa viene applicata da marzo per gli antibiotici di cui c’è veramente il rischio di esaurimento». Si tratta dei principi attivi elencati dall’Ufficio federale della salute pubblica: «Questi vengono sempre venduti sfusi con le dosi contate in modo da ottimizzare al massimo l’utilizzo delle scorte a disposizione».
Guardando al prossimo futuro, le previsioni sono tutt’altro che rosee: «La situazione non migliorerà con l’arrivo delle patologie invernali. I consumi delle stesse tipologie di farmaci aumentano come ogni inverno e l’approvvigionamento già ora fragile sarà messo a dura prova questo inverno, quindi sarà importante usare farmaci quando servono, non fare le scorte a casa per permettere a chi ha bisogno di averli sul momento».