Crescono gli atti esecutivi a carico di chi non riesce a far fronte ai propri obblighi finanziari. Premi di casse malati e imposte: l’80% delle procedure
Domande di esecuzione, precetti esecutivi, pignoramenti: anche in Ticino si è registrato un aumento delle situazioni di indebitamento in relazione al carovita. Benché non in modo marcato come in altre regioni della Svizzera, pure a Sud delle Alpi l’emissione di tali atti ha conosciuto un incremento nei primi sei mesi di quest’anno. Secondo un’indagine condotta dal domenicale ‘SonntagsBlick’, nel primo semestre del 2023 i casi di esecuzione contro privati rispetto al medesimo periodo del 2022 hanno visto una progressione del 20% a Lucerna, del 17% a Coira, del 12,4% a San Gallo (per citare solo alcuni esempi). In Ticino, sempre su tale base temporale, l’incremento di atti esecutivi è stato di circa il 5%. A indicare la cifra a ‘laRegione’ è Fernando Piccirilli, capo Sezione esecuzione e fallimento del Cantone. «Questo aumento può sicuramente essere ricondotto all’andamento dell’inflazione che ha caratterizzato l’ultimo anno – valuta Piccirilli –. Altri fattori sono difficili da determinare, anche se la crisi economica presente a livello globale gioca anch’essa un ruolo nell’accrescere il numero di persone che non riesce più a far fronte ai propri obblighi finanziari».
Per quanto riguarda le fasce di popolazione principalmente toccate dal problema, «la procedura esecutiva non fa distinzioni e dunque non c’è una statistica a tal riguardo», rileva Piccirilli, che però, lavorando nel settore da numerosi anni, dal proprio osservatorio considera che «si è sempre trattato di un fenomeno piuttosto trasversale. Sono toccate diverse fasce della popolazione, dai single ai pensionati, dalle persone di mezza età che perdono il lavoro alle famiglie monoparentali».
La maggior parte dei crediti «riguarda le imposte e i premi della cassa malati – rileva il caposezione – che sommati raggiungono circa l’80% delle procedure esecutive». Non si tratta però di una novità: «Il debitore tende nei momenti di difficoltà a lasciare indietro le fatture che, se rimangono scoperte, non comportano in modo tangibile una diminuzione del tenore di vita. Se ad esempio non si pagano i premi di cassa malati non c’è il rischio di rimanere senza cure mediche in caso di necessità. Anche il mancato pagamento delle imposte non comporta la preclusione di determinate prestazioni. È invece differente se non si pagano l’abbonamento di telefonia mobile o le bollette dell’energia elettrica: in tali casi il servizio di chiamate e messaggi viene interrotto e si rimane senza corrente».
Guardando all’immediato futuro la situazione non appare rosea: «Non è possibile delineare una tendenza anche se gli aumenti dei tassi ipotecari e i previsti nuovi rialzi dei premi di cassa malati fanno presagire un aumento delle procedure – commenta Piccirilli –. L’entità di tale aumento non è però prevedibile».
Anche Dante Balbo, responsabile dei servizi sociali di Caritas Ticino, attesta un aumento dei casi di indebitamento delle persone che si rivolgono all’associazione no profit attiva sul fronte della povertà, ma specifica: «La sensazione che abbiamo come operatori non è tanto che ci sia un forte aumento del numero di indebitati come conseguenza immediata della situazione contingente, piuttosto che questa situazione fragilizzi e aggravi delle condizioni precarie in cui già versava una certa fascia della popolazione».
Una fascia che pure secondo Balbo è trasversale e non nettamente categorizzabile: «Il problema principale – sottolinea – è proprio il precariato. Ci sono lavoratori assunti con contratti assurdi che magari sono impiegati per qualche ora al mese. In queste condizioni è chiaro che i problemi si accentuino con l’aumento dei prezzi». Balbo mette anche in luce il fatto che «diverse persone tentano l’esperienza del lavoro indipendente mettendosi in proprio in modo piuttosto ‘avventuroso’ e le cose spesso non vanno come sperato. Anche in questi casi si tratta soprattutto di coloro che non trovano un’occupazione o ne possiedono una che non garantisce alcuna stabilità».
Oltre ai principali tipi di debiti elencati da Piccirilli, il responsabile di Caritas rileva che un altro tipo di fatture per cui arrivano spesso ingiunzioni di pagamento sono quelle dei dentisti: «Questo perché sono molto care, anche per la ragione che non rientrano nelle prestazioni coperte dalla Lamal. Il rischio correlato è che chi ha dei problemi ai denti posticipi le cure per non indebitarsi e poi si trovi a dover affrontare situazioni ben più gravi e onerose». Balbo rende noto che non di rado l’indebitamento può derivare da una gestione temeraria di certe situazioni, ovvero «persone che hanno investito in spese ingenti senza considerare che in futuro potesse capitare loro qualcosa».
In questi casi il servizio sociale di Caritas, che opera soprattutto in rete, «tenta sia di attingere a tutte le risorse possibili sul territorio, sia di fare un discorso di educazione finanziaria perché queste persone purtroppo perdono il contatto con la realtà economica – illustra l’operatore dell’associazione –: si vedono travolte dai richiami e dai precetti e hanno soprattutto bisogno di fare ordine per capire come muoversi».
Per il futuro da parte di Caritas c’è una certa preoccupazione, «soprattutto a causa della complessità delle situazioni – dichiara Balbo –. Non esiste solo qualche parametro che influenza la capacità di far fronte alle spese su cui intervenire. C’è l’aumento dei premi di casse malati, quello degli affitti, quello dei trasporti, che si sommano all’incremento di molte altre spese quotidiane. Tutto ciò compone un mosaico che desta non poche inquietudini per i tempi a venire. Tuttavia questa complessità non ci deve far sentire sopraffatti. Riguarda una condizione in cui sempre più ci troveremo tutti a muovere ed è dunque qualcosa con cui dobbiamo fare i conti. Ma se la si affronta assieme può diventare meno difficile».