Luce verde dalla Camera dei deputati fino al 31 dicembre. Occorre ancora il via libera del Senato, considerato ‘scontato’
Passo in avanti per il ripristino dell’Accordo italo-svizzero sulla fiscalità del telelavoro dei frontalieri occupati in Svizzera. È quello fatto dopo che ieri, lunedì 31 luglio, la Camera dei deputati ha approvato la proroga fino al 31 dicembre 2023 della disposizione di legge che, in base all'Accordo sottoscritto nel periodo del Covid-19, aveva introdotto lo smart working sino al 40% dell’orario di lavoro. Disposizione scaduta lo scorso 1° febbraio a cui ha fatto seguito un’intesa transitoria con termine ultimo il 30 giugno per trovare un nuovo accordo: senza successo.
Ora, affinché possa avvenire il ripristino, occorre ancora il via libera del Senato. Un passaggio parlamentare comunque scontato. “L’approvazione da parte nostra è prevista nella seduta di giovedì o al massimo di venerdì” assicura il senatore varesino dem Alessandro Alfieri, da anni impegnato sui problemi transfrontalieri, cominciando dalla nuova fiscalità dei frontalieri che, in vigore da metà luglio, sarà applicata dal 1° gennaio 2024.
“La proroga, molto attesa dal mondo imprenditoriale ticinese e dai frontalieri, non è comunque risolutiva di tutte le problematiche legate al telelavoro, che potranno essere rimosse solo dopo aver trovato un accordo definivo con il governo svizzero – continua Alfieri –. A questo proposito le trattative con le autorità elvetiche sono a buon punto. E il modello sul quale si sta lavorando è quello che la Confederazione nel giugno scorso ha sottoscritto con la Francia, che come è noto si basa sul fatto che i frontalieri francesi possano continuare a svolgere sino al 40% del loro tempo di lavoro annuale a domicilio continuando a pagare le tasse in Svizzera. Chiarire l’aspetto fiscale relativo al telelavoro è molto importante considerati i problemi sorti con l’Agenzia delle Entrate”.
Il tema dello smart working dei frontalieri italiani occupati in Svizzera tiene banco dall’inizio dell’anno. Se con la Francia tutto è filato liscio come l’olio, con l’Italia a più riprese sono giunti problemi. Lo scorso aprile Berna e Roma, come accennato, avevano sottoscritto un accordo amichevole per prolungare sino al 30 giugno di quest’anno le disposizioni simili a quelle applicate in via transitoria con la Francia. Disposizioni che ora sembrano aver fatto scuola. Entro la fine dello scorso giugno si sarebbe dovuto raggiungere l’accordo definitivo con la Svizzera, anche in considerazione del fatto che nella discussione sul nuovo accordo fiscale dei frontalieri approvato in via definitiva il 31 maggio aveva fatto breccia un ordine del giorno approvato all’unanimità che impegnava il governo a trovare una intesa definitiva con la Svizzera. Intesa che solo ora è a portata di mano.
Della questione telelavoro si è discusso ancora di recente in Senato durante il dibattito sulla ratifica della Convenzione generale di sicurezza sociale con il Principato di Monaco che garantisce ai frontalieri italiani occupati nel piccolo Stato la possibilità di avere due terzi dell’orario in telelavoro senza implicazioni fiscali. Anche questa ratifica ha contribuito a spianare la strada verso la proroga sino alla fine dell’anno delle norme transitorie. C’è anche da aggiungere che, per quanto è dato sapere, a spianare la strada a un accordo definitivo sul telelavoro vi sarebbe la notizia che la Svizzera è definitivamente fuori dalla black list. Questo dopo che lunedì il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti ha firmato un decreto che dà attuazione a quanto previsto dal disegno di legge relativo alla nuova fiscalità dei frontalieri. Ora si attendono i decreti attuativi per chiudere definitivamente una vicenda che si trascina da anni: un punto finale molto atteso dalla Svizzera che nella black list era stata inserita a seguito di un decreto ministeriale del 4 maggio 1999. Fra le persone fisiche, a beneficiarne ci sono anche i frontalieri. Insomma, il cielo sopra Italia e Svizzera volge decisamente verso il sereno.