I sistemi di traduzione automatica sempre più usati pure da aziende e uffici governativi. ‘Temiamo per la nostra professione e l’affidabilità dei testi’
Una risata che, una volta esaurita, lascia con un senso di incredulità. È questa la più comune reazione che provoca la clamorosa serie di strafalcioni contenuti nella campagna promozionale ‘Italia, open to meraviglia’ lanciata nel mondo in aprile dal Ministero del turismo italiano, dove – per dirne una – la città di Brindisi nella versione tedesca diventa ‘Toast’, ovvero l’atto di alzare il bicchiere e bere alla salute di qualcuno. Il problema sta nella traduzione letterale scaturita dall’utilizzo dei sistemi di intelligenza artificiale.
A evidenziare i rischi di tali strumenti è Flavia Molinari, traduttrice con 30 anni di esperienza – di cui 10 presso la Confederazione e 20 come indipendente – che si dice seriamente preoccupata per la sopravvivenza della propria professione: «I sistemi di traduzione automatica sono sempre più utilizzati non solo da comuni cittadini, ma anche da aziende, associazioni e uffici governativi, tra cui, ahimè, anche i servizi linguistici della Confederazione svizzera». Proprio per questi servizi linguistici Molinari ha lavorato prima di mettersi in proprio e aprire un ufficio. Ora la sua attività consiste nel tradurre scritti divulgativi soprattutto dal tedesco e dal francese verso l’italiano: «Mi occupo di testi di vario genere, che spaziano dal campo della salute a quello dell’economia, dalle pari opportunità alla disabilità».
Una traduzione professionale, spiega Molinari, implica un approfondito lavoro di ricerca: «Bisogna documentarsi, verificare le fonti, attenersi alla terminologia in uso nel particolare ambito, essere sistematici e coerenti». Compiti che negli anni sono stati facilitati dall’evolversi della tecnologia: «Quando ho cominciato a lavorare, agli inizi degli anni Novanta, internet non era ancora diffuso. All’epoca le ricerche venivano fatte in forma cartacea per cui spesso i traduttori si specializzavano su un argomento. Questo perché la raccolta di informazioni era laboriosa ed era preferibile diventare esperti in un settore. Poi con la diffusione di internet questa attività di documentazione è diventata meno complessa grazie alla grande disponibilità di testi e materiali consultabili in rete».
Il discorso è però diverso pensando a un altro grande cambiamento tecnologico, quello dei sistemi online di traduzione automatica che si avvalgono di reti neurali artificiali: «Con l’avvento e lo sviluppo di queste nuove tecnologie ho l’impressione che ci sia stato un cambiamento di paradigma, in seguito al quale tutti si improvvisano traduttori. Per ottenere un testo in un’altra lingua, anche completamente sconosciuta, si ritiene sufficiente inserirlo in uno di questi sistemi, ad esempio Deepl, per risolvere la questione». Ora, valuta la nostra interlocutrice, «se lo si fa per una comunicazione veloce e informale a titolo privato, questa possibilità può essere un valido aiuto. Il problema è che questi sistemi vengono utilizzati anche da organizzazioni e istituzioni». Da qui il rischio «molto reale che la nostra professione vada pian piano scomparendo e che ci si trasformi da traduttori in revisori. Senza contare che il tipo di revisione dipende molto dal committente che può richiedere una revisione professionale approfondita, ma anche limitarsi a far rileggere velocemente il testo a una persona che conosce un po’ la lingua».
Oltre al rischio che la professione scompaia, a Molinari preoccupa molto anche la scarsa qualità dei testi tradotti con sistemi di traduzione automatica: «Questo aspetto però sembra importare sempre meno. Nella logica della ‘good enough quality’, ovvero della qualità accettabile, se il livello dei testi ne risente: pazienza. L’importante è risparmiare tempo e denaro, poi nel migliore dei casi si ricorre a una rilettura, tanto per evitare gli errori più grossolani». Il difetto della traduzione automatica, osserva Molinari, «è la sua scarsa affidabilità. Per quanto abbiano fatto enormi progressi, questi sistemi non sono davvero capaci di interpretare un testo. Non è detto infatti che la macchina sia in grado di individuare un’espressione ironica, un termine settoriale, un regionalismo, un riferimento culturale e via discorrendo. E così il testo viene tradotto alla lettera».
Molinari è cosciente di non poter competere con i tempi di traduzione garantiti dalla tecnologia, ma ritiene che «per il momento l’essere umano prevale ancora per capacità interpretativa e percettiva e ha inoltre dalla sua la forza della qualità, dell’esperienza e del mestiere. Purtroppo il successo riscosso dai sistemi di traduzione automatica mi fa temere che la nostra professione sia destinata a scomparire inesorabilmente e che la nostra formazione, la nostra dedizione e la nostra esperienza siano sostituite senza tanti riguardi da una macchina che costa poco ed è veloce».