La Corte dei reclami penali accoglie il ricorso contro il decreto d'abbandono e rinvia l'incarto al Ministero pubblico per nuovi accertamenti
Dovranno essere fatti nuovi accertamenti per la vicenda dello sgombero degli spazi dell’ex Macello di Lugano occupati dal Csoa Il Molino e della successiva demolizione di una parte dello stabile, avvenuta a fine maggio 2021. È lo stesso Ministero Pubblico a comunicare che la Corte dei reclami penali ha accolto il ricorso del rappresentante dell'accusatrice privata, l’avvocato Costantino Castelli contro il decreto di abbandono intimato alle parti deciso dal Procuratore generale Andrea Pagani, in relazione alle ipotesi di reato di abuso di autorità, di violazione intenzionale, subordinatamente colposa, delle regole dell’arte edilizia, di infrazione alla Legge federale sulla protezione dell’ambiente e di danneggiamento.
Il dispositivo della sentenza della Corte dei reclami penali è molto dettagliato e nelle oltre novanta pagine elenca una serie di incongruenze e mancanze nell'accertamento dei fatti che portarono, nella notte tra il 29 e il 30 maggio del 2021, allo sgombero e alla demolizione di uno degli stabili dell'ex Macello di Lugano. Gli atti sono dunque stati rinviati al Ministero pubblico, affinché chiarisca ulteriormente quanto capitato. Gli approfondimenti probatori dovranno essere eseguiti secondo le indicazioni dell'istanza superiore, che impongono l’allestimento di un piano istruttorio da definire per garantire il diritto al contraddittorio delle parti. Questo significa che, formalmente, restano aperte le indagini nei confronti della municipale di Lugano Karin Valenzano Rossi dell'allora vicecomandante della Polizia cantonale.