Dopo nove anni si chiude l'era Pianezzi, ma le priorità continuano sul sentiero tracciato: formazione, destagionalizzazione e sostenibilità
«Formazione del personale, lavorare duramente per migliorare il concetto di ‘destinazione Ticino’ e continuare nel solco della sostenibilità». Sono queste le priorità di Sonja Frey, neoeletta presidente di Hotelleriesuisse Ticino dall'assemblea degli albergatori riunitasi nel pomeriggio a Locarno. Alla testa di due alberghi nel Locarnese, nata in Canton Argovia ma in Ticino da tempo, Frey ha cominciato la sua carriera nel ramo dell'albergheria a 19 anni a Pontresina, senza più staccarsi dalla professione.
Nel succedere dopo 9 anni a Lorenzo Pianezzi, la nuova presidente spiega alla stampa quali sono i suoi obiettivi. Partendo da quella formazione «che è sempre stata nelle mie corde, con gli adulti e con i più giovani, perché manca il personale, lo sappiamo tutti, e quindi dobbiamo partire già dalle scuole informando i giovani e i loro genitori spiegando davvero cosa si possa fare in questo settore: è sbagliato ridurre il tutto al fatto che si lavora il sabato, la domenica e la sera. L'albergheria offre un sacco di possibilità, da approfondire». Frey riprende anche, va da sé, un tema carissimo al presidente uscente Pianezzi: la destagionalizzazione come risorsa e via maestra per migliorare i pernottamenti sia nel numero, sia nella qualità. «La stagione deve prolungarsi, cominciando prima e finendo più tardi, sfruttando meglio l'autunno e l'inverno», afferma.
La neopresidente
Chiaro, «non possiamo fare tutto da soli». Perché «c’è bisogno di attrazione, e mi riferisco ai battelli operanti nei laghi, alle funicolari attive». È così che la ‘Destinazione Ticino’ per Frey «potrà crescere e attirare nuovi mercati. Penso soprattutto all'Asia, destinazioni come Lucerna o Zermatt sono conosciute in tutto il mondo e perché non può diventarlo anche il Ticino con tutto il potenziale che ha ancora da esprimere?», si chiede retoricamente. Anche gli albergatori dovranno portare il loro mattone, Frey ne è consapevole: «Noi come categoria sappiamo che c'è molto da fare, soprattutto per quanto riguarda il tenere aperti tutto l'anno. Anche se dobbiamo ricordare che una struttura grande, in inverno, deve riscaldare e le strutture wellness a maggior ragione: se la fattura dell'elettricità triplica, diventa un problema». Però il punto di partenza è uno: «Non possiamo rimanere fermi, ma crederci, investire e portare avanti il dialogo con le istituzioni».
Un dialogo con le istituzioni che è stato al centro della presidenza di Lorenzo Pianezzi che, soddisfatto e a tratti emozionato, prende congedo ricordando che «ognuno di questi nove anni è stato caratterizzato da qualche evento importante: dalla necessità di ammodernare le strutture all'abbandono della soglia fissa tra euro e franco, dalla legge anti-burqa che ha messo a rischio un mercato da 22 milioni di franchi annui di indotto come quello arabo alla votazione sul raddoppio del Gottardo, dall'aumento della tassa di soggiorno dedicato all'istituzione del Ticino Ticket alla collaborazione col Centro di competenze agroalimentari... fino alla pandemia». Pandemia che Pianezzi ricorda ancora «con i brividi», perché «nel 2020 a febbraio in tre giorni abbiamo visto cancellate tutte le prenotazioni e il lavoro previsto per quell'anno». Sia come sia, tra lavoro ridotto e «grande abnegazione» da parte degli albergatori il colpo è stato gestito, e si può guardare al futuro.
Con l'obiettivo di stabilizzare i pernottamenti: «Nei dieci anni prima della pandemia abbiamo oscillato tra i 2,3 e i 2,4 milioni di pernottamenti. Nel 2021, anno record dovuto alla pandemia, siamo arrivati a 2,9 milioni. L'anno scorso il totale è stato 2,55 milioni». Ecco, «sarà interessante capire se riusciremo a stabilizzarci attorno ai 2,6 milioni o se arretreremo. La speranza è di migliorare». Semplice finché si vuole, ma è così. E come? «Con la destagionalizzazione, e in questo Ticino Turismo ha già fatto molto ma dovrà essere più incisiva: per me – riprende Pianezzi – bisogna andare davanti al Gran Consiglio e chiedere un credito straordinario di 3 milioni, e con un milione l'anno investire a livello comunicativo e a livello di offerta sull'autunno e sull'inverno perché il Ticino ha tantissimo ancora da esprimere, e da migliorare».