Pianezzi (Hotelleriesuisse Ticino) a tutto campo su eventi culturali attrattori che mancano, peculiarità, apertura dei negozi. ‘E smettiamo di litigare’
«Nel 2021 abbiamo raggiunto 2,9 milioni di pernottamenti, una cifra simile a quelle che registravamo negli anni Ottanta prima che l’introduzione dei voli low cost ci penalizzasse. È un dato che ci soddisfa molto, ma che va consolidato». Il presidente di Hotelleriesuisse Ticino Lorenzo Pianezzi, a colloquio con ‘laRegione’ il giorno dell’assemblea annuale dell’albergheria ticinese, non ci gira attorno: «Se guardiamo indietro dobbiamo sicuramente sottolineare il successo che ha avuto il Ticino negli ultimi due anni, nonostante la pandemia».
Insomma, la clientela interna ha risposto bene.
Eccome. La pandemia ha fatto sì che il turista confederato fosse impossibilitato ad andare all’estero e ha scoperto, o riscoperto, il Ticino. Abbiamo avuto una forte presenza di nuove generazioni, giovani che non erano mai stati da noi, ci hanno scoperto, gli siamo piaciuti e quest’anno stanno tornando. La pandemia alla fine ci ha permesso di offrire una nuova visibilità turistica, e se siamo stati bravi ad accoglierli torneranno. Perché se l’anno scorso i nostri clienti erano praticamente obbligati a fare le vacanze in Svizzera e in Ticino, quest’anno non sarà così, i confini sono già stati riaperti. Quindi non passeranno più una settimana da noi, ma magari un weekend sì, una gita fuori porta la faranno. Non raggiungeremo forse i 2,9 milioni di pernottamenti, ma se anche ci fermassimo a 2,6 o 2,7 sarebbe comunque un buon successo se paragonato ai 2,4 milioni degli anni prepandemici. Adesso possiamo contare, dopo il Covid, su clienti molto più attenti, esigenti: il cliente svizzero ama la qualità ed è disposto a pagare. Siamo riusciti a portare anche una generazione nuova, rinnovando la clientela, non vedevo da diversi anni così tanti ventenni ad esempio. Per quanto riguarda l’estero, invece, non c’è ancora un vero movimento che possa far registrare dei cambiamenti. Si è visto qualche americano, qualche italiano, qualche tedesco ma i numeri sono ancora bassi.
L’interrogativo però è come mantenere questi pernottamenti; dove vedete ancora dei margini di miglioramento?
Sicuramente nel periodo autunno/inverno, che il Ticino non sfrutta abbastanza. Siamo bravi a darci delle pacche sulle spalle quando da giugno a settembre aumentiamo del 10/15%, ma dovremmo darcele se li aumentassimo del 40% nel periodo invernale, questo sì che sarebbe un successo che andrebbe premiato. Un’oscillazione del 10% in una stagione estiva dove comunque il turista sceglie il Ticino a prescindere dall’organizzazione di eventi o manifestazioni può essere considerata normale laddove le nostre strutture sono occupate tra l’80 e il 90%. In inverno, dove l’occupazione delle camere è tra il 25 e il 35%, un aumento sensibile vorrebbe dire che come Ticino turistico abbiamo fatto un ottimo lavoro in una stagione non sfruttata a dovere: un primo segnale nella giusta direzione è stato l’apertura invernale del San Salvatore, speriamo arrivino altre novità. Alcuni colleghi sono abituati a chiudere, non è una colpa, è una scelta aziendale. Ma per chi vuole restare aperto tutto l’anno si potrebbe, anzi, si dovrebbe fare di più. Come organizzare eventi e mostre culturali per attrarre.
La cultura quindi ha un ruolo fondamentale.
Di più, il mondo degli eventi culturali è imprescindibile. Se vogliamo attirare gente, senza eventi o mostre non ci riusciremo mai. Lo shopping è importante, ma non come un mondo culturale capace di muovere le masse. Le domeniche aperte attraggono gente, sono sicuramente utili, farebbero bene ma hanno un’importanza relativa rispetto alle vere attrazioni. Trovare i negozi aperti non è per forza un atout, si integra a un’offerta che già si trova sul territorio. È chiaro che se non abbiamo mostre, concerti, attività culturali e abbiamo pure i negozi chiusi è un deserto. Ma il Ticino economico sembra andare un po’ a rilento, sembra non avere bisogno di altri giorni di apertura, o clienti in più. Sembra accontentarsi di una forte occupazione tra maggio e settembre, per fare lì il grosso della cifra d’affari, senza pensare che l’inverno ha un potenziale enorme e potrebbe far quadrare tanti bilanci.
Su quali peculiarità può spingere il Ticino? E cosa, invece, lo limita?
La qualità delle nostre strutture e la qualità del servizio sono assolutamente dei nostri atout, poi il turista apprezza molto il mondo enogastronomico ticinese quindi si muove anche solo per gustare qualche piatto tipico o bere i nostri vini: i grotti sono ancora ben frequentati. La qualità degli alloggi deve essere indiscussa, e se vogliamo aggiungere delle vere perle dobbiamo, lo ripeto, organizzare manifestazioni che attraggano diversi tipi di turisti. Ho parlato molto della cultura, ma anche una ‘mangialonga’ organizzata per bene e proposta in Svizzera interna avrebbe sicuramente successo. A St. Moritz ci sono una decina di eventi lungo una stagione, e la gente arriva appositamente: noi a parte Moon&Stars e il Festival del film di Locarno non abbiamo attrattori veri. E venendo alla seconda parte della sua domanda, quello che fa male è vedere progetti che potrebbero realizzarsi ma finiscono dimenticati in qualche cassetto perché non ci riusciamo a mettere d’accordo tra noi ticinesi. Un esempio su tutti: la passerella tra Brissago e Ascona. Un ‘must’ architettonico che avrebbe attratto moltissima gente, ma non se ne sente più parlare. Ogni volta che c’è qualcosa di bello da realizzare litighiamo o su dove farlo, o su come farlo e rimaniamo indietro di trent’anni.