Ticino

‘Misure di compensazione, ecco la soluzione cui si lavora’

Pensioni statali, Bosco (Sindacati indipendenti ticinesi) sulle trattative con il governo: ‘Sono fiducioso, da parte del Consiglio di Stato c'è apertura’

(Ti-Press)
10 maggio 2023
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E ora? Ora non resta che attendere il messaggio governativo sulle misure di compensazione per neutralizzare il più possibile l’impatto della riduzione del tasso di conversione, decisa dall’Istituto di previdenza del Cantone Ticino, sulle rendite pensionistiche dei dipendenti pubblici affiliati allo stesso Ipct. Misure per garantire dunque le rendite attuali, come si augurano gli assicurati. Le trattative tra sindacati e Consiglio di Stato sono in corso. Il 30 di questo mese si terrà l’ultimo incontro in agenda: un paio d’ore, da mezzogiorno alle 14. Il governo per il momento non si sbilancia e in una nota stringatissima scrive che “non prende posizione sulle negoziazioni in corso”, aggiungendo che “per fine maggio-inizio giugno è probabile che si possa arrivare a un’ipotesi di soluzione”. Parla invece Mattia Bosco, segretario dei Sit, Sindacati indipendenti ticinesi, nonché membro dal gennaio 2023 del Consiglio di amministrazione dell’Ipct in rappresentanza degli assicurati attivi, per dire che «stiamo arrivando secondo me a un buon accordo, sindacalmente accettabile».

‘Massimo una perdita del tre per cento, e non del venti’

Interpellato dalla ‘Regione’, Bosco si dichiara fiducioso. «Si sta convergendo verso una soluzione, sulla quale vi è apertura da parte della delegazione governativa che partecipa alle trattative». Concretamente? «Si lavora a una compensazione sui contributi che consentirebbe al dipendente giunto a fine carriera di perdere al massimo il 3 per cento di rendita. E non il 20, come accadrebbe con la riduzione progressiva, dal 6,17 al 5 per cento, del tasso di conversione, decisa lo scorso anno dall’Ipct, senza misure di compensazione». Altro per ora non aggiunge Bosco, che con Raoul Ghisletta della Vpod e Giorgio Fonio dell’Ocst è nella delegazione sindacale che prende parte ai negoziati con il Consiglio di Stato.

Il 30 maggio se ne saprà di più. «Nelle trattative – riprende Bosco – abbiamo chiesto il massimo che come sindacati potevamo chiedere. Come la richiesta di accollare unicamente al datore di lavoro l’aumento del 4 per cento dei contributi, la percentuale necessaria per neutralizzare del tutto l’impatto della diminuzione del tasso di conversione sulle rendite. È comunque difficile escludere del tutto gli assicurati dal finanziamento delle misure di compensazione».

Ghisletta (Vpod): il vero scoglio sarà il Gran Consiglio

Oggi intanto la mobilitazione indetta da ErreDiPi, la rete a difesa delle pensioni degli statali. Per Raoul Ghisletta, segretario cantonale della Vpod, l’esito dello sciopero costituisce «un brutto segnale per la destra liberista del Paese perché il popolo si sta risvegliando». Ma non ci si deve fermare perché proprio in quell’area politica Ghisletta individua il vero scoglio all’orizzonte: «Stiamo elaborando una soluzione col Consiglio di Stato ma poi è necessario che sia messa nella legge. Quindi il discorso dovrà essere rifatto col parlamento. E l’Udc e i leghisti hanno già detto che saboteranno tutto, anche con un referendum, ed è questo il vero problema». Quindi «la mobilitazione dovrà continuare affinché la soluzione che uscirà a breve venga accolta». Intanto, nel poco tempo che resta, le trattative col governo «vanno avanti. E il nostro obiettivo rimane quello di arrivare alla compensazione completa», afferma Ghisletta.

Fonio (Ocst): dodici milioni non bastano

«La mobilitazione è stata abbastanza estesa e non ha coinvolto solo i docenti ma anche l'Amministrazione cantonale», considera dal canto suo il segretario regionale dell’Ocst Giorgio Fonio, secondo cui «questa è la conferma che i dipendenti si aspettano con urgenza delle soluzioni soddisfacenti per quanto concerne l’annosa problematica della cassa pensione dello Stato». In merito al tavolo delle trattative, «le discussioni stanno avvenendo in modo costruttivo e prima dell’estate dovrebbe uscire il messaggio del governo – dice Fonio –. Per noi è un termine inderogabile». E nel merito delle misure, «ognuno ha le sue posizioni ma per noi l’obiettivo è quello di portare a casa un risultato che sia il migliore possibile per gli assicurati». A livello economico il governo aveva riservato per la questione, a titolo indicativo, 12 milioni di franchi a piano finanziario a partire dal 2024, ma per Fonio non bastano: «Ogni giorno che passa la situazione è più complicata e come abbiamo fatto presente nelle discussioni per noi quei 12 milioni non sono sicuramente sufficienti».